
Mr Invitalia ha disertato il consueto appuntamento coi giornalisti sullo stato della campagna vaccinale. L'arrivo di Mario Draghi lo costringerà a rivedere tempi e organizzazione del piano di inoculazione di massa.Che fine ha fatto Domenico Arcuri? La consueta conferenza stampa settimanale sull'aggiornamento della campagna di somministrazione ieri non si è tenuta. L'appuntamento, che inizialmente si teneva il giovedì pomeriggio e poi era stato spostato alle 11.30 del venerdì, è saltato. Nessun collegamento con la diretta streaming trasmessa sul canale youtube dell'Agenzia per lo sviluppo presieduta dallo stesso commissario straordinario, e nessun comunicato di spiegazioni. Anzi. Giovedì nelle notizie a disposizione della stampa è apparso il solito invito ad accreditarsi ma poi ieri mattina, cliccando sul link della comunicazione, ecco spuntare un avviso di errore: «Sembra che al momento la risorsa a cui stavi tentando di accedere non sia disponibile; potrebbe essere stata temporaneamente rimossa o spostata». Puff, invito sparito. Senza preavviso. E infatti all'ora prefissata di Arcuri nemmeno l'ombra. Cosa è successo? Ai giornalisti che hanno chiesto informazioni sono state date risposte vaghe: è in agenda per settimana prossima ma non è possibile ancora confermare la data. Ad altri è stato riferito che si tratta di garbo istituzionale in vista della imminente presentazione della nuova squadra di governo (anche se ieri alle 15 il consiglio dei ministri sui colori delle regioni, l'ultimo del team Conte, si è comunque svolto).Al netto del temporaneo stop agli aggiornamenti stampa, è chiaro che con l'arrivo di Mario Draghi l'agenda della struttura commissariale e anche quella di Invitalia potrebbero essere riviste. Così come alcune poltrone. Ma Arcuri è facilmente removibile? Il cda di Invitalia, e il suo amministratore delegato ormai da quattordici anni, è stato rinnovato a dicembre del 2019. Scadrà, quindi, a fine 2022.Quanto all'incarico come commissario straordinario, è compatibile con altri incarichi pubblici o privati, è svolto a titolo gratuito e si conclude «al termine dell'emergenza» (prorogato fino al 30 aprile). Il suo è un ruolo di prima linea nell'emergenza quindi sostituirlo implicherebbe un rallentamento dei lavori. Anche perché l'intera squadra della struttura commissariale fa riferimento a lui e la pandemia non concede abbastanza tempo per formare un nuovo staff. Il commissario riferisce però al presidente del Consiglio dei ministri che tra poco non sarà più Giuseppe Conte ma Draghi. Il quale ha già lasciato intendere di voler rimettere mano al piano vaccinale (o meglio a quelle che sembrano fin qui più delle linee guida che un piano vero e proprio) auspicando un cambio di passo con più vaccinatori e una logistica più efficace. Proprio i temi che Arcuri ha sempre cercato di evitare concentrando la sua narrazione sulla mancanza di vaccini e sulle responsabilità delle case farmaceutiche. Uno schema che alla fine gli si è però ritorto contro perché se tutte le Regioni seguiranno la strada annunciata governatore del Veneto Luca Zaia di provare ad acquistare autonomamente le dosi sul mercato, si incrina la posizione di Arcuri come garante e gerente del piano vaccinale trattato da Bruxelles con i singoli stati. Al track record arcuriano già appartenevano le polemiche sulle mascherine acquistate in Cina e il bando per le «primule» ideate dall'archistar Stefano Boeri che ha ricevuto solo quattro proposte che tengono insieme 31 imprese. I padiglioni saranno tra un minimo di 21 e un massimo di 1.200 in tutta Italia e serviranno solo per sensibilizzare i cittadini. Già adesso si stanno cominciando a convertire in centri vaccinali anche fiere, palestre, palazzetti ma su iniziativa - e soprattutto a spese - delle singole regioni con un contributo statale ancora non quantificabile. «Si rimprovera qualcosa nella gestione dell'emergenza Covid?», gli è stato chiesto all'ultima conferenza stampa del 5 febbraio. «Io non giudico, non penso, io lavoro. Davvero non saprei cosa dire. Non ho elementi di rammarico né di rimprovero», ha risposto. Eppure nelle ultime settimane sono arrivate le prime prese di distanza come quella di Walter Ricciardi, docente all'Università Cattolica di Roma e consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza, che all'Adnkronos ha invocato per la campagna vaccinale di massa «una figura specifica, con competenze specifiche, che si occupi h24 della questione», spendendo il nome di Guido Bertolaso ora embedded come super consulente della Regione Lombardia. E in effetti che Arcuri abbia accumulato molti incarichi è cosa nota. Dopo essere stato nominato commissario straordinario per il contrasto dell'emergenza Covid, a luglio la ministra Azzolina lo ha voluto al suo fianco come commissario straordinario per la riapertura delle scuole. Insieme hanno gestito il bando per i 2,4 milioni di banchi a rotelle la cui consegna è stata terminata il 5 dicembre (quando le scuole erano già in Dad). È quindi seguita la nomina a responsabile del piano di distribuzione dei vaccini, a cui si è aggiunta di recente anche la distribuzione degli anticorpi monoclonali e la gestione del fondo da 400 milioni (soldi che dovrebbero arrivare con il Recovery plan) per finanziarne lo sviluppo. Senza dimenticare che da amministratore delegato di Invitalia, Arcuri si sta occupando anche del caso dell'ex Ilva come parte pubblica.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.






