
Spremuta, cruda e cotta, può essere la protagonista di dolci golosi o regalare un tocco originale ai secondi. Ecco tutti i segreti di un frutto molto versatile.Si chiama melagrana - anche se c'è chi la chiama mela granata o granata - perché sembra una mela che contiene «grani» ossia semi (dentro ne ha tantissimi, non i cinque o sei di una mela vera e propria ma circa 600). Infatti, l'etimologia della parola melagrana ci conduce al latino malum, cioè «mela», e granatum, cioè «con molti grani». Melograno, al maschile, che sovente viene utilizzato per indicare il frutto, è invece il nome dell'albero, il cui nome latino è Punica granatum. Questa pianta appartiene al genere Punica, della famiglia delle Punicaceae (Lythraceae per la classificazione Apg), il quale presenta la caratteristica di essere composto da due soli arbusti. Il primo è la Punica protopunica, che è un albero di tre, al massimo cinque metri, con fiori (e poi frutti) rosso scuro, a rischio estinzione e pressoché sconosciuta, ne sopravvive qualche esemplare solo nell'isola yemenita di Socotra nell'Oceano indiano. L'altro arbusto del genere è, appunto, il nostro Punica granatum, originario della zona compresa tra l'Iran e la parte himalayana dell'India del nord, fin dall'antichità diffuso anche nel Caucaso e nell'area mediterranea, dove giunse grazie alle rotte marine dei Fenici. Alto fino a due, massimo quattro metri, fiorisce da giugno ad agosto: bei fiori (di colore rosso, rosa, bianchi o screziati) che poi diventeranno le melagrane. Il nome botanico della melagrana è balausta - ma anche balaustio o balaustra - e viene dal latino balaustium, a sua volta derivante da un termine grecoβαλαύστιον che vuol dire «fiore del melograno». Fa un poco sorridere che un frutto venga chiamato fiore, ma d'altronde anche Sergio Endrigo in Ci vuole un fiore cantava il testo di Gianni Rodari secondo il quale «per fare il frutto ci vuole il fiore»: il fiore, in un certo senso, è il frutto. La balausta è, poi, un frutto particolare, cioè una bacca modificata, divisa in più sezioni che contengono tutte semi legnosi dal tegumento ingrossato e gelificato, rosso rosso e assai succoso: la parte edibile del frutto che chiamiamo arillo. Ci sono due modi, difatti, di mangiare la melagrana. Nella forma degli arilli interi, gettando poi via il seme dopo aver masticato, oppure facendone succo. Avrete notato che il succo confezionato di melagrana si trova tutto l'anno. Il frutto fresco, invece, si trova soltanto da ottobre a dicembre. L'autunno è la stagione della melagrana e questo, dunque, è il periodo perfetto per avere in mano melagrane di recente raccolta, magari a chilometro zero o quasi zero (ciò che conta è che siano melagrane italiane), onde poter preparare il nostro profumato e squisito succo di melagrana con le nostre mani. Sono davvero necessari l'estrattore, la centrifuga o il frullatore? Ebbene no. Precisiamo: è lapalissiano che con l'estrattore o la centrifuga o il frullatore, che sono elettrici, si faccia prima. Basta elaborare i chicchi e raccogliere il succo (se si usa il frullatore bisogna poi filtrare con un colino per eliminare i residui dei semi). Si può però «spremere» il succo dagli arilli anche in maniera - diciamo così - antica, utilizzando lo schiacciapatate, il passaverdure o lo spremiagrumi manuale, sia a rotazione, sia a pressa. Oppure si può usare l'apposito attrezzo chiamato spremimelagrana, di recente nascita, che poi, nella sostanza, è uno spremiagrumi. Con schiacciapatate e passaverdure basta schiacciare o passare i chicchi, mentre con lo spremiagrumi si taglia in due la melagrana esattamente come se fosse un agrume e la si preme, ruotando sull'attrezzo se si tratta dello spremiagrumi a rotazione. Esiste pure lo sgranamelagrana, che somiglia a uno spremiagrumi manuale ma serve soltanto a separare i grani dal resto del frutto. Si taglia in due la melagrana, si poggia sullo sgranatore e si picchietta sulla buccia in modo che i semi cadano all'interno del contenitore. A nostro avviso, se ne può può fare a meno. Anche perché «pulire» il frutto a mani nude è facilissimo. Tale frutto presenta una scorza rugosa, che va gettata via (è ricca di tannino, si utilizza nel settore farmaceutico e anche in quello tintorio perché dà luogo a una tonalità particolare di giallo particolarmente utilizzata negli arazzi arabi). Poi c'è la membrana bianca, detta cica: è da quella che bisogna staccare gli arilli per liberarli e mangiarli o frullarli. La differenza tra un succo appena realizzato con le nostre mani e che beviamo immediatamente e uno imbottigliato è che il primo non contiene conservanti, non è pastorizzato, non contiene zuccheri aggiunti e non proviene da succo concentrato. Non si deve però pensare che la melagrana fresca si possa mangiare soltanto ridotta in forma liquida. Esistono altri frutti pieni di semi che mangiamo tranquillamente - gettando via il seme legnoso dopo la masticazione - come, per esempio, il fico d'India. Quest'ultimo non lo consumiamo di certo solo in forma di succo, anzi la produzione di fico d'India da bere è davvero minima. Tuttavia, la forma liquida della melagrana è assolutamente comoda e ci permette di usufruire dei vantaggi di questa buffa, profumata e grande bacca in uno shot di tutta salute, che ne fa un'alternativa alla spremuta d'arancia. 100 grammi di polpa di melagrana presentano tra 52 e 60 chilocalorie. Certo, ci sono zuccheri (13 grammi, quindi chi è a dieta ferrea o chi deve evitare gli zuccheri per altre ragioni deve tenerlo presente), grassi (0,5 grammi), fibra (da 3 a 3,5 grammi), acqua (tra il 79 e l'80%) e proteine (1 grammo). La prima caratteristica importante del corredo chimico della melagrana è l'alto contenuto di polifenoli che ne fanno un potente antiossidante. I suoi principali componenti polifenolici sono la punicalagina, l'acido gallico e l'acido ellagico. Non si trovano soltanto nella polpa, ma anche nella scorza e nella membrana bianca. Per questa ragione gli integratori a base di estratto di melagrana e alcuni succhi acquistabili in farmacia ed estremamente concentrati sono ottenuti macinando il frutto intero della melagrana. Non vi consigliamo però di mangiare il frutto intero con la spremuta fai da te, anzi lo sconsigliamo espressamente. Gli arilli sono già sufficienti a farci beneficiare delle proprietà del frutto e bisogna sempre fare attenzione a non trasformare determinate valenze benefiche degli alimenti in panacee miracolose, col rischio di malnutrirsi nell'intento di farne scorpacciate. Se volete assumere integratori, chiedete prima al medico. Meglio evitare di far danni nel tentativo di prepararci da soli chissà quali rimedi miracolosi. Anche in questo caso, è consigliabile fare esercizio di buon senso: le scorze è preferibile relagarle… al bidone e non al nostro stomaco. Altro pregio della melagrana è il suo contenuto di vitamina C. L'abbiamo già paragonata all'arancia, e non a caso. La melagrana contiene ben 20 mg di vitamina C ogni 100 grammi di peso. E non è affatto poco, considerato che il fabbisogno quotidiano medio è di 60 mg per le donne e 90 mg per gli uomini. Le restanti vitamine sono altrettanto importanti. Seppure in quantità assai minori rispetto alla C (vitamina B1 30 microgrammi, vitamina B2 20 microgrammi, B3/PP/Niacina 20 microgrammi, vitamina B5 50 microgrammi, vitamina B6 10 microgrammi, vitamina A 30 microgrammi), nel complesso dell'alimentazione quotidiana - che ovviamente prevede anche altro per raggiungere la completa soddisfazione della razione minima giornaliera di ogni elemento - ne fanno un ottimo frutto da inserire in dieta. Lo è anche dal punto di vista dell'apporto minerale, in particolare modo per quanto riguarda il potassio. Ben 250 mg ogni 100 grammi che insieme a 100 mg di calcio e 22 mg di fosforo (oltre a 5 mg di magnesio, 5 mg di sodio, 1 mg di ferro, 200 microgrammi di zinco, 100 microgrammi di rame, 100 microgrammi di manganese) ne fanno un frutto rimineralizzante. Perfetto per accompagnarci dall'estate all'inverno passando attraverso l'autunno. I cambi di stagione, infatti, chiedono al nostro organismo uno sforzo maggiore per compiere l'acclimatazione alle nuove temperature e i sali minerali lo aiutano. Ricordiamocelo in queste settimane, visto che le vedremo assiduamente nei mercati rionali e nei supermercati.Le melagrane, oltre a idratarci rimineralizzandoci, presentano un buon effetto vasoprotettore, gastroprotettore e sono di aiuto come antinfiammatorio anche nel caso del morbo di Alzheimer, che è una neuro infiammazione, o dell'artrite (nel caso di quest'ultima le melagrane aiutano a contrastare la degenerazione della cartilagine), grazie agli antiossidanti e alla vitamina C di cui sono straricche. Riteniamo doveroso un approfondimento riguardo alla campagna commerciale che racconta la melagrana come miracoloso frutto antitumorale, un po' come accade con l'aloe. La tendenza a rintracciare superfood, alimenti-farmaci, miracoli, soprattutto all'interno del paniere di alimenti pressoché sconosciuti o scomparsi, ha più a che fare con il commercio che con la riscoperta di rimedi naturali. La comunità scientifica, del resto, riconosce alla melagrana le caratteristiche di un frutto, non quelle di un medicinale.Emblematico è il caso del succo di melagrane e degli integratori a base di melagrane della statunitense Pom Wonderful. Questi ultimi venivano pubblicizzati come in grado di trattare, prevenire e ridurre il rischio di malattie cardiache, cancro alla prostata o disfunzione erettile. Ma la Federal trade commission e la Corte suprema stabilirono che quella pubblicità fosse ingannevole, vietandola.
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






