2025-02-04
Il governo stana le opposizioni su Almasri
Giorgia Meloni e Carlo Nordio (Imagoeconomica)
Prevista un’informativa in Aula del Guardasigilli e del titolare del Viminale: finisce così l’Aventino delle minoranze. Che fanno pure le barricate sulla proposta della Fondazione Einaudi di tornare all’immunità parlamentare pre Tangentopoli. Il centrodestra apre.Le opposizioni bloccano l’attività del Parlamento per chiedere che Giorgia Meloni riferisca in aula sul caso-Almasri, mentre fonti di governo riferiscono che è prevista per i prossimi giorni un’informativa, sempre in Parlamento, sulla vicenda da parte del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e di quello dell’Interno, Matteo Piantedosi.A quanto apprende La Verità, la tempistica sarà decisa oggi in conferenza dei capigruppo, quando dovrebbe essere ufficializzata la disponibilità dei due ministri. Ieri è salita a Palazzo Chigi Giulia Bongiorno, senatrice della Lega e legale della premier Giorgia Meloni, del sottosegretario Alfredo Mantovano e dei due ministri, indagati per la vicenda del libico. Sempre ieri il leader del M5s, Giuseppe Conte, e gli esponenti di punta di Avs (Nicola Fratoianni), Pd (Chiara Braga), Iv (Roberto Giachetti), +Europa (Benedetto Della Vedova) e Azione (Valentina Grippo) in apertura dei lavori di Montecitorio hanno chiesto per l’appunto che la Meloni riferisca subito sul caso Almasri. Più che una richiesta, un diktat: «Non siamo disponibili a riprendere i lavori dell’Aula», ha detto la Braga, capogruppo dem, «se non ci sarà domani (oggi, ndr) dalla conferenza dei capigruppo una risposta alla richiesta che facciamo».La vicenda del ricercato libico è stata la miccia che ha fatto riesplodere il conflitto tra il centrodestra e la magistratura politicizzata e orientata a sinistra: una specie di guerra dei 30 anni esplosa con il famoso invito a comparire consegnato a Silvio Berlusconi il 22 novembre 1994. Sono, invece ,31 gli anni trascorsi da un altro momento di svolta nella storia dei rapporti tra politica e magistratura in Italia: la modifica dell’articolo 68 della Costituzione sull’immunità parlamentare che nell’autunno 1993, in piena Tangentopoli, eliminò l’obbligo dell’autorizzazione a procedere da parte della Camera di appartenenza anche per il solo avvio delle indagini nei confronti di un deputato o senatore.Sia dalla politica sia dal mondo della cultura arrivano riflessioni sulla necessità di tornare alla immunità originaria. Si muove in questa direzione la Fondazione Luigi Einaudi, presieduta da Giuseppe Benedetto: «Come è noto», recita una nota, «la Fondazione Luigi Einaudi è da sempre in prima linea sul tema della centralità del Parlamento e della conseguente prerogativa dell’immunità parlamentare, improvvidamente modificata dalla sciagurata riforma del 1993. Riteniamo che sia oggi indispensabile passare dalla fase di approfondimento scientifico a quella operativa dell’avvio di un percorso parlamentare. In tal senso», aggiunge il comunicato, «la Fondazione si appresta a proporre il testo del disegno di legge di riforma dell’attuale articolo 68 della Costituzione».Il dibattito politico è aperto: «Ancora non ne abbiamo parlato», commenta il vicepremier Antonio Tajani, leader di Forza Italia, «però io personalmente non sono contrario». «Se la Fondazione Einaudi», commenta il senatore della Lega Claudio Borghi, «fa una proposta di ripristino dell’articolo 68 Costituzione, non posso che essere interessato». «Seguo con attenzione», argomenta il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari della Lega, «la proposta della Fondazione Luigi Einaudi. Sia il Parlamento a valutare il percorso migliore per riequilibrare i poteri».Sulle barricate le opposizioni: «Messa così si configura come un nuovo capitolo della guerra della politica contro la magistratura», commenta all’Adnkronos il senatore del Pd Walter Verini; «E dopo il ripristino dei vitalizi al Senato», attacca sui social Giuseppe Conte, «l’abolizione del reato per i politici che abusano del loro potere, l’aumento degli stipendi dei ministri e l’imbarazzante difesa del ministro Daniela Santanchè tenuta incollata alla poltrona, ecco che ci provano con l’immunità e il ritorno di uno scudo che renda intoccabili esponenti del governo ed eletti».Intanto le rivelazioni della Verità su alcune vicende che riguardano il procuratore Francesco Lo Voi contribuiscono a infiammare il dibattito politico. Il deputato di Fi, Enrico Costa, propone di istituire una Commissione d’inchiesta monocamerale sulla magistratura e sugli errori giudiziari. «Il Parlamento», argomenta Costa, «ha il dovere di approfondire le dinamiche relative al rispetto delle norme sull’ordinamento giudiziario». «Sta emergendo un profilo secondo me, di incompatibilità ambientale del procuratore della Repubblica Lo Voi», sottolinea il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, «che pare, da quello che abbiamo letto, abbia contestato Mantovano e Piantedosi per la vicenda dell’aereo, facendo un ricorso addirittura al presidente della Repubblica. Lo Voi sta in contenzioso con persone, per ragioni sue che potrebbero essere fondate o meno, non sta a me giudicarlo, per i quali poi manda queste comunicazioni senza avvisarli. Insomma», aggiunge Gasparri, «credo che Lo Voi dovrebbe fare una riflessione, anche alla luce di una pratica che alcuni membri del Csm hanno proposto di aprire». Il riferimento di Gasparri è alla richiesta dei consiglieri laici di centrodestra del Csm, Isabella Bertolini, Claudia Eccher, Daniela Bianchini, Enrico Aimi e Felice Giuffrè, di aprire una pratica che potrebbe portare a un procedimento disciplinare per Lo Voi.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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