
Il responsabile scuola della Lega, Mario Pittoni, attacca: «Meno di 20.000 insegnanti a fronte di 230.000 supplenze sono un'inezia». E propone di attingere alle graduatorie, stabilizzando i precari. Però il M5s fa ostruzionismo e punta all'ennesimo concorso.«Se davvero l'intenzione è quella di assumere meno di 20.000 insegnanti a fronte di oltre 230.000 supplenze, non possiamo essere d'accordo. Siamo contrari a provvedimenti tampone per rimandare ancora una volta la stabilizzazione dei docenti. Gli insegnanti titolari sono un diritto degli studenti»: il grido d'allarme lanciato da Mario Pittoni, senatore della Lega, responsabile del dipartimento scuola del Carroccio e vicepresidente della commissione Cultura di Palazzo Madama, dovrebbe scuotere l'intera maggioranza, spingere il governo a darsi da fare per garantire che l'avvio del prossimo anno scolastico, dopo le terribili stagioni del Covid, sia all'altezza delle aspettative degli italiani. Così, invece, non è: da un lato la tendenza al risparmio del ministero dell'Economia, guidato da Daniele Franco, e dall'altro l'attendismo del M5s, ancora sotto choc per la sostituzione di Lucia Azzolina con Patrizio Bianchi al ministero dell'Istruzione, rallentano la definizione degli interventi necessari ad arruolare un numero di docenti adeguato alle necessità della scuola italiana. L'idea di assumere meno di un decimo degli insegnanti necessari deriva, secondo Pittoni, da un calcolo sbagliato: «Chi spinge in tale direzione», precisa Pittoni, «si ispira principalmente all'indagine secondo cui da qui al 2036 avremo 1,1 milioni di studenti in meno per la denatalità, con conseguente minore fabbisogno di 64.000 insegnanti. Dimenticando che in Italia vanno in pensione più di 20.000 docenti l'anno». La battaglia che Pittoni sta conducendo è estremamente semplice: suggerisce di attingere alle graduatorie già esistenti, stabilizzando i precari per titoli e servizio con una prova conclusiva. Il M5s, invece, insiste per un nuovo concorso. «Abbiamo i docenti più selezionati d'Europa», sottolinea Pittoni alla Verità, «fra titoli di laurea, percorsi formativi abilitanti e periodo di prova. Eppure per qualcuno neanche in piena crisi pandemica, con l'urgenza di coprire stabilmente tutte le cattedre, tale merito sarebbe sufficiente per l'assunzione definitiva. Per garantire agli studenti gli insegnanti titolari ai quali hanno diritto serve un grande piano di stabilizzazione per titoli e servizio con periodo di prova ed esame finale. Una rivoluzione alla portata di questo governo. Eppure», aggiunge il parlamentare leghista, «c'è chi lancia appelli contro “sanatorie" inesistenti, per gettare discredito su qualsiasi norma mirata al superamento del precariato nella scuola, che tra l'altro comporta l'impegno di mesi delle strutture territoriali per trovare sostituti, facendo di fatto il gioco degli interessi che ruotano attorno a corsi e pubblicazioni preparatorie ai concorsi». A chi si riferisce in particolare? «Non vorrei che», risponde Pittoni, «per interesse di partito, qualcuno stesse puntando a un avvio del prossimo anno scolastico ancora più disastroso dell'ultimo. Il mio disegno di legge offre soluzioni di buonsenso per predisporre le liste cui fare riferimento per coprire in via definitiva, a conclusione di adeguati percorsi formativi e selettivi, gli oltre 110.000 posti vacanti e disponibili già finanziati: lo Stato ha già accantonato i fondi per la copertura. Altri 60.000 posti possiamo ottenerli, una volta individuato il canale di finanziamento più corretto per il miliardo di euro necessario, dalla conversione di altrettante cattedre attive in organico di fatto, andando a risolvere criticità storiche in primo luogo nel sostegno a ragazzi con difficoltà». Eppure, c'è chi mette i bastoni tra le ruote: «La linea dei grillini», precisa Pittoni, «quest'anno ha portato un'ulteriore riduzione degli insegnanti titolari, con conseguente aumento di supplenti e classi pollaio. Il mio progetto di semplificazione della formazione e del reclutamento dei docenti, con 16 categorie interessate, prevede una fase transitoria, con un piano personalizzato d'assunzione categoria per categoria, visto che ignorarne qualcuna innescherebbe l'ennesima guerra tra poveri, normando il percorso formativo per l'abilitazione e l'eventuale specializzazione sul sostegno». C'è chi definisce «furbetti» i precari iscritti nelle graduatorie che lei suggerisce di stabilizzare… «Tutti hanno conseguito la vecchia laurea quadriennale o un titolo di studio equivalente», replica Pittoni, «oppure una laurea quinquennale a ciclo unico o, ancora, la nuova triennale seguita dalla magistrale, raccogliendo complessivamente 300 crediti formativi universitari oltre a presentare e discutere, nel caso del cosiddetto 3+2, due tesi di laurea. Per di più occorrono tre anni di servizio nella scuola statale e quindi il merito, che giustamente si richiede per l'accesso al pubblico impiego, è stato già dimostrato e riconosciuto sul campo: tali docenti sono stati infatti per almeno tre anni educatori e formatori dei nostri ragazzi, li hanno valutati determinandone spesso l'avvenire scolastico, li hanno vagliati agli esami di Stato e, se talvolta magari non sono stati all'altezza del compito, sono stati sanzionati al pari dei colleghi di ruolo. Dovranno infine superare», ribadisce Pittoni, «anche il percorso formativo abilitante e il periodo di prova».
Guido Crosetto (Cristian Castelnuovo)
Il ministro della Difesa interviene all’evento organizzato dalla «Verità» dedicato al tema della sicurezza con i vertici del comparto. Roberto Cingolani (Leonardo) e Nunzia Ciardi (Acn): bisogna prevenire le minacce con l’Ia.
Mai, come nel periodo storico nel quale stiamo vivendo, il mondo è stato più insicuro. Attualmente ci sono 61 conflitti armati attivi, il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale, che coinvolgono oltre 92 Paesi. Ieri, a Roma, La Verità ha organizzato un evento dal titolo «Sicurezza, Difesa, Infrastrutture intelligenti», che ha analizzato punto per punto i temi caldi della questione con esponenti di spicco quali il ministro della Difesa Guido Crosetto intervistato dal direttore della Verità, Maurizio Belpietro.
Donald trump e Viktor Orbán (Ansa)
Il premier ungherese è stato ricevuto a pranzo dall’inquilino della Casa Bianca. In agenda anche petrolio russo e guerra in Ucraina. Mosca contro l’Ue sui visti.
Ieri Viktor Orbán è stato ricevuto alla Casa Bianca da Donald Trump, che ha definito il premier ungherese «un grande leader». Di più: tessendo le sue lodi, il tycoon ci ha tenuto a sottolineare che «sull’immigrazione l’Europa ha fatto errori enormi, mentre Orbán non li ha fatti». Durante la visita, in particolare, è stato firmato un nuovo accordo di cooperazione nucleare tra Stati Uniti e Ungheria, destinato a rafforzare i legami energetici e tecnologici fra i due Paesi. In proposito, il ministro degli Esteri magiaro, Péter Szijjártó, ha sottolineato che la partnership con Washington non preclude il diritto di Budapest a mantenere rapporti con Mosca sul piano energetico. «Considerata la nostra realtà geografica, mantenere la possibilità di acquistare energia dalla Russia senza sanzioni o restrizioni legali è essenziale per la sicurezza energetica dell’Ungheria», ha dichiarato il ministro.
Bivacco di immigrati in Francia. Nel riquadro, Jean Eudes Gannat (Getty Images)
Inquietante caso di censura: prelevato dalla polizia per un video TikTok il figlio di un collaboratore storico di Jean-Marie Le Pen, Gannat. Intanto i media invitano la Sweeney a chiedere perdono per lo spot dei jeans.
Sarà pure che, come sostengono in molti, il wokismo è morto e il politicamente corretto ha subito qualche battuta d’arresto. Ma sembra proprio che la nefasta influenza da essi esercitata per anni sulla cultura occidentale abbia prodotto conseguenze pesanti e durature. Lo testimoniano due recentissimi casi di diversa portata ma di analoga origine. Il primo e più inquietante è quello che coinvolge Jean Eudes Gannat, trentunenne attivista e giornalista destrorso francese, figlio di Pascal Gannat, storico collaboratore di Jean-Marie Le Pen. Giovedì sera, Gannat è stato preso in custodia dalla polizia e trattenuto fino a ieri mattina, il tutto a causa di un video pubblicato su TikTok.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il ministro fa cadere l’illusione dei «soldi a pioggia» da Bruxelles: «Questi prestiti non sono gratis». Il Mef avrebbe potuto fare meglio, ma abbiamo voluto legarci a un mostro burocratico che ci ha limitato.
«Questi prestiti non sono gratis, costano in questo momento […] poco sopra il 3%». Finalmente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti fa luce, seppure parzialmente, sul grande mistero del costo dei prestiti che la Commissione ha erogato alla Repubblica italiana per finanziare il Pnrr. Su un totale inizialmente accordato di 122,6 miliardi, ad oggi abbiamo incassato complessivamente 104,6 miliardi erogati in sette rate a partire dall’aprile 2022. L’ottava rata potrebbe essere incassata entro fine anno, portando così a 118 miliardi il totale del prestito. La parte residua è legata agli obiettivi ed ai traguardi della nona e decima rata e dovrà essere richiesta entro il 31 agosto 2026.






