2021-08-10
Resa del governo sul green pass. «Impossibile fare i controlli»
Il ministro Luciana Lamorgese in tilt: «I titolari dei locali devono verificare ma non possono chiedere i documenti». Così è via libera ai falsi. Un'ulteriore prova di quanto sia pericolosa questa misura non giustificata dai numeri. Incredibile: al ministero dell'Interno si sono resi conto che i camerieri non sono carabinieri. Cose da non credere. Per appurare che il personale di una pizzeria non è un pubblico ufficiale, e dunque non può pretendere che un cliente esibisca la carta d'identità, ci hanno messo un paio di settimane, giusto il tempo di rendere inutile tutto il dibattito sul green pass. Umilmente, fin dall'inizio ci eravamo permessi di segnalare una serie di incongruenze del decreto che, per accedere a ristoranti, palestre e piscine, ha reso obbligatorio il certificato vaccinale. Ma quella che siamo costretti a raccontarvi oggi le supera tutte e dimostra l'improvvisazione con cui al Viminale hanno affrontato la questione dei controlli. Già, perché a noi, che pure non siamo esperti di scartoffie e di codice penale, era subito risultato evidente che per accertare se un avventore avesse ricevuto una o due dosi di vaccino, fosse indispensabile averne titolo. L'idea che un barista, prima di servire il caffè al tavolo, dovesse farsi mostrare la carta d'identità, non sappiamo da quale super esperto di diritto sia stata partorita, ma certo il luminare non è stato illuminato dal banale concetto che per chiedere i documenti bisogna averne l'autorità e non risulta che un cameriere ne sia provvisto. Così, a tre giorni dall'introduzione del green pass, il ministro Luciana Lamorgese è stata costretta a una clamorosa retromarcia. Niente più camerieri-vigilantes. O meglio, baristi e ristoratori dovranno continuare a vigilare e chiedere il passaporto vaccinale, ma non saranno chiamati a fare incroci tra carta d'identità e patente d'immunità. A quelli, forse, penseranno le forze dell'ordine, che potranno compiere verifiche a campione. Il problema è che già circolano certificati falsi, con codici copiati e con nomi contraffatti, ma ora che ai camerieri è stato restituito il compito di servire a tavola e non di fare servizio pubblico, gli imbrogli sono assicurati. Chiunque, infatti, potrà presentarsi con un semplice pezzo di carta con un Qr code valido, anche se non suo. Risultato, dopo due settimane di discussione sul lasciapassare per locali aperti al pubblico, si svela l'inutilità del provvedimento. Anzi, la sua pericolosità. Infatti, già avevamo dubbi su un passaporto che poteva contribuire a un «liberi tutti», spingendo i vaccinati a non rispettare alcune semplici norme precauzionali in quanto convinti di essere al riparo dal contagio. Ma ora c'è il rischio che, per non essere discriminato, qualcuno vada al ristorante senza vaccino, ma con il codice che certifica l'immunizzazione. Insomma, un caos, proprio come previsto. Si è fatto credere che il green pass risolvesse tutto e invece non risolve nulla, ma anzi, forse complica. Di sicuro, rende più difficile la vita di baristi, ristoratori e gestori di palestre, i quali non solo sono costretti a registrare un calo di fatturato, perché i clienti non vaccinati girano al largo, ma devono chiedere il green pass sapendo che non serve a nulla e magari rischiando pure che qualcuno li multi per la presenza nei locali di persone che non hanno ricevuto alcuna inoculazione. Tutto ciò, mentre in Italia si registrano i più alti picchi di vaccinazione d'Europa. Il nostro Paese infatti, per numero di persone che hanno ricevuto le dosi di farmaco, è dietro solo a Gran Bretagna, Spagna e Portogallo, più avanti di Germania, Francia, Austria e Finlandia. Per non parlare di nazioni extraeuropee, come gli Stati Uniti. Non solo: il numero di contagiati è di gran lunga inferiore a quello di altri Paesi. Tanto per fare un esempio, in Francia hanno numeri tripli rispetto ai nostri. Inoltre l'Italia ha uno dei tassi più bassi di ospedalizzazione, soprattutto in terapia intensiva. Dunque, perché introdurre una misura che quasi nessuno ha varato e per di più in Europa la si ritiene discriminatoria e non necessaria? Anche qui, come per la scoperta che i camerieri non sono carabinieri, bisognerà attendere che qualche luminare si illumini.
Foto @Elena Oricelli
Dal 6 dicembre il viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026 toccherà 60 città italiane tra concerti, sportivi e iniziative sociali, coinvolgendo le comunità in vista dei Giochi.
Coca-Cola, partner del viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026, ha presentato le iniziative che accompagneranno il percorso della torcia attraverso l’Italia, un itinerario di 63 giorni che partirà il 6 dicembre e toccherà 60 città. L’obiettivo dichiarato è trasformare l’attesa dei Giochi in un momento di partecipazione diffusa, con eventi e attività pensati per coinvolgere le comunità locali.
Le celebrazioni si apriranno il 5 dicembre a Roma, allo Stadio dei Marmi, con un concerto gratuito intitolato The Coca-Cola Music Fest – Il viaggio della Fiamma Olimpica. Sul palco si alterneranno Mahmood, Noemi, The Kolors, Tananai e Carl Brave. L’evento, secondo l’azienda, vuole rappresentare un omaggio collettivo all’avvio del percorso che porterà la Fiamma Olimpica in tutta Italia. «Il viaggio della Fiamma unisce storie, territori e persone, trasformando l’attesa dei Giochi in un’esperienza che appartiene a tutti», ha dichiarato Luca Santandrea, general manager olympic and paralympic Winter Games Milano Cortina 2026 di Coca-Cola.
Come in altre edizioni, Coca-Cola affiancherà il percorso selezionando alcuni tedofori. Tra i nomi annunciati compaiono artisti come Noemi, Mahmood e Stash dei The Kolors, volti dell’intrattenimento come Benedetta Parodi e The Jackal, e diversi atleti: Simone Barlaam, Myriam Sylla, Deborah Compagnoni, Ivan Zaytsev, Mara Navarria e Ciro Ferrara. La lista include anche associazioni attive nel sociale – dalla Croce Rossa al Banco Alimentare, passando per l’Unione italiana dei ciechi e ipovedenti – a cui viene attribuito il compito di rappresentare l’impegno civile legato allo spirito olimpico.
Elemento ricorrente di ogni tappa sarà il truck Coca-Cola, un mezzo ispirato alle auto italiane vintage e dotato di schermi led e installazioni luminose. Il convoglio, accompagnato da dj e animatori, aprirà l’arrivo della torcia nelle varie città. Accanto al truck verrà allestito il Coca-Cola Village, spazio dedicato a musica, cibo e attività sportive, compresi percorsi interattivi realizzati sotto il marchio Powerade. L’azienda sottolinea anche l’attenzione alla sostenibilità: durante il tour saranno distribuite mini-lattine in alluminio e, grazie alla collaborazione con CiAl, sarà organizzata la raccolta dei contenitori nelle aree di festa. Nelle City Celebration sarà inoltre possibile sostenere il Banco Alimentare attraverso donazioni.
Secondo un sondaggio SWG citato dall’azienda, due italiani su tre percepiscono il Viaggio della Fiamma Olimpica come un’occasione per rafforzare i legami tra le comunità locali. Coca-Cola richiama inoltre la propria lunga presenza nel Paese, risalente al 1927, quando la prima bottiglia fu imbottigliata a Roma. «Sarà un viaggio che attraverserà territori e tradizioni, un ponte tra sport e comunità», ha affermato Maria Laura Iascone, Ceremonies Director di Milano Cortina 2026.
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Nicola Fratoianni, Elly Schlein e Angelo Bonelli (Ansa)