2025-04-23
Il governo corregge le storture Irpef. Salvati i pensionati
Il viceministro dell'Economia Maurizio Leo (Ansa)
Il cdm modifica le norme sugli acconti che avrebbero costretto anche i dipendenti a pagare più del dovuto. Stanziati 245 milioni.Alla fine, il governo ha risolto il problema. Ieri, durante il Consiglio dei ministri, è stato approvato un decreto per correggere le regole sulla determinazione degli acconti Irpef 2025, in risposta alle polemiche emerse nelle scorse settimane riguardo a un possibile aumento del prelievo fiscale in fase di acconto o una riduzione dei crediti a favore dei lavoratori. «Il Consiglio dei ministri ha approvato un provvedimento per chiarire le regole sulla determinazione degli acconti Irpef 2025. La nuova disposizione conferma che i lavoratori dipendenti e i pensionati senza redditi aggiuntivi non dovranno versare alcun acconto Iperf per il 2025, evitando così qualsiasi aumento del carico fiscale», ha detto ieri Maurizio Leo, viceministro dell’Economia e delle finanze. Secondo il viceministro, «l’intervento si è reso necessario per correggere un difetto di coordinamento tra il decreto legislativo del 2023, attuativo della delega fiscale, che prevedeva per il solo 2024 la riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre e la legge di bilancio 2025 che ha reso strutturale la predetta riduzione di aliquote», ribadendo che l’obiettivo è sempre «tutelare i contribuenti e garantire una corretta applicazione della riforma fiscale. Abbiamo approvato il nuovo provvedimento in tempo utile per assicurare che non vi siano errori nei prossimi versamenti o nella compilazione delle dichiarazioni dei redditi», ed esprimendo infine «soddisfazione per la prontezza con la quale il governo ha risolto la questione». Il problema nasceva dal fatto che, in mancanza di un intervento legislativo, gli acconti Irpef per il 2025 sarebbero stati determinati secondo il vecchio sistema a quattro aliquote, nonostante la riforma fiscale avesse già previsto un modello a tre scaglioni con efficacia retroattiva dal 2024. Secondo i sindacati, questo disallineamento avrebbe creato un’ingiustizia nei confronti di molti contribuenti, costringendoli a versare importi superiori al dovuto e a recuperare l’eccedenza soltanto con la dichiarazione dei redditi successiva. La dimenticanza era stata portata alla luce dai Caf della Cgil e lo stesso ministero dell’Economia aveva già annunciato un intervento in una nota del 25 marzo. Ora, la correzione è diventata realtà. Il decreto appena approvato dal Consiglio dei ministri - che entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale - stanzia per il 2026 risorse aggiuntive per 245,5 milioni di euro. Per l’anno in corso, gli stessi oneri, pari a 245,5 milioni, saranno coperti con un’analoga riduzione del Fondo previsto dalla manovra 2024 e, in termini di fabbisogno e indebitamento, tramite una corrispondente contrazione del Fondo destinato a compensare gli effetti finanziari non previsti dalla normativa vigente, ivi inclusi quelli derivanti dall’attualizzazione di contributi pluriennali.«Attendiamo la pubblicazione del provvedimento approvato oggi (ieri per chi legge, ndr) in Consiglio dei ministri, ma se, come annunciato, risolverà la questione degli acconti Irpef e delle detrazioni, consentendo che siano calcolati sulla base della normativa attuale e non di quella abrogata, che avrebbe costretto lavoratori e pensionati a pagare somme non dovute, saremmo di fronte a una buona notizia per chi vive di salario o di pensione», hanno detto il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari e Monica Iviglia, presidente del Consorzio nazionale Caaf Cgil, che sottolineano: «Era questo l’obiettivo della denuncia della Cgil e del Caaf, e siamo soddisfatti di aver difeso i diritti delle persone che rappresentiamo».Per Ferrari e Iviglia «c’è però un altro impegno che si era assunto il governo, tuttora disatteso: rimediare alla clamorosa ingiustizia che stanno subendo i redditi tra 8.500 e 9.000 euro annui che, a causa del meccanismo scelto per fiscalizzare il cuneo contributivo, stanno perdendo, a partire da gennaio, circa 100 euro al mese. Si tratta», proseguono, «di lavoratrici e lavoratori che già faticano a far quadrare i bilanci familiari e che non possono essere penalizzati così pesantemente. Sollecitiamo nuovamente l’esecutivo a intervenire subito per risolvere questo problema», concludono i due sindacalisti.Ora non resta che attendere la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e molti lavoratori potranno tirare un sospiro di sollievo. Certo, molti centri di assistenza fiscale lamentano che, prima dell’arrivo del decreto deciso ieri, il loro lavoro è stato rallentato da un vuoto normativo a cui era difficile dare una risposta certa.