2022-01-16
Gogna dem sulla senatrice che inguaia Biden
L’ultimo scoglio sul quale si è schiantato il presidente è la modifica dei sistemi elettorali. A mettersi di traverso è Kyrsten Sinema, prima bisessuale dichiarata eletta, decisiva al Senato. Che ora vive il contrappasso liberal: da paladina dei diritti a reproba traditrice.Sono giorni complicati, questi, per Joe Biden. Non solo la Corte Suprema ha sospeso il suo obbligo vaccinale per i lavoratori delle grandi imprese, ma rischia anche l’ennesima débâcle al Congresso. Che cosa sta succedendo? Il 2021 si era chiuso in salita per l’inquilino della Casa Bianca. A dicembre, aveva infatti visto naufragare in Senato il mega pacchetto di misure sociali e ambientali da quasi 2.000 miliardi di dollari: un provvedimento con cui sperava di placare i costanti malumori della sinistra dem. Poi, come se non bastasse, è arrivato un sondaggio Cnbc che ha registrato un ulteriore crollo del gradimento presidenziale. È quindi per rilanciare la sua azione politica che, all’inizio di gennaio, Biden ha deciso di puntare tutto sull’approvazione delle due riforme elettorali che sono spinte specialmente dall’ala più a sinistra del suo partito. Due riforme che tuttavia hanno trovato la ferrea opposizione del Partito repubblicano. I dem accusano gli avversari di essersi messi di traverso per creare ostacoli al voto degli afroamericani. In realtà, la posizione dei repubblicani nasce da alcune considerazioni tutt’altro che velleitarie o - peggio ancora - segregazioniste. Se approvate, le due riforme dem conferirebbero infatti un enorme potere al Dipartimento di Giustizia in materia elettorale, con conseguente rischio di politicizzazione. Inoltre, per gli Stati diverrebbe molto più difficile chiedere agli elettori di mostrare documenti identificativi muniti di foto: una situazione che favorirebbe il rischio di brogli. Eppure, anziché entrare nel merito delle critiche, Biden è andato avanti pur di provare a lasciarsi alle spalle il pantano in cui è ormai da tempo piombato. Ma, sulla sua strada, si è ritrovato un «piccolo» problema: il filibuster. Parliamo, cioè, di quello strumento parlamentare con cui il partito di opposizione in Senato può pretendere che un disegno di legge, anziché a maggioranza semplice, venga approvato con un quorum di 60 voti su 100. Va da sé che una simile prospettiva sia oltremodo problematica per l’Asinello, visto che attualmente la camera alta è spaccata a metà con 50 seggi ai dem e 50 ai repubblicani. Quei repubblicani che hanno fatto quindi ricorso al filibuster per bloccare le riforme elettorali degli avversari. In questo quadro, anziché proporre provvedimenti meno divisivi per tentare di coinvolgere almeno una decina di senatori repubblicani a sostenerli, i dem hanno optato per cercare di abolire il filibuster: strumento che tuttavia loro stessi - quando erano all’opposizione in Senato - avevano abbondantemente usato (328 volte soltanto tra gennaio 2019 e gennaio 2021). Il punto è che, purtroppo per Biden, non tutti i senatori dem sono favorevoli a sbarazzarsi del filibuster. È il caso dei centristi Joe Manchin e Kyrsten Sinema che, giovedì, hanno ribadito il loro no a una simile prospettiva, in quanto foriera di politicizzazione delle regole parlamentari. Un no che ha di fatto portato al blocco delle riforme elettorali auspicate dal presidente. Tanto che il capogruppo dem del Senato, Chuck Schumer, si è di fatto visto costretto a rimandare la votazione su tali provvedimenti a martedì prossimo, sconfessando così la deadline da lui stesso in precedenza fissata per lunedì 17 gennaio (data in cui si celebrerà il Martin Luther King Day). In tutto questo, la Sinema si è ritrovata oggetto di insulti da parte di vari esponenti e intellettuali della sinistra americana. Il deputato Jamaal Bowman l’ha definita una «traditrice», mentre il giornalista liberal Keith Olbermann l’ha esortata a dimettersi, bollandola come una «minaccia» per la democrazia. «Manchin e la Sinema hanno pugnalato Biden alle spalle», ha tuonato lo scrittore Stephen King (che è storicamente vicino al Partito democratico). «La Sinema ha scelto di stare dalla parte della supremazia bianca», ha invece twittato il consulente politico Tom Watson. Non è del resto la prima volta che Manchin e la Sinema vengono coperti di insulti dalla sinistra del loro stesso schieramento. E pazienza se i dem rivendicano ripetutamente di essere il partito dell’inclusione: ricordiamo infatti che Kyrsten Sinema è la prima senatrice apertamente bisessuale della storia americana. Tuttavia, siccome non si piega ai diktat di chi vorrebbe strumentalizzare le istituzioni a fini politici, è costretta a prendersi gli improperi dei benpensanti. Eppure bisognerebbe rammentare che, nel recente passato, il filibuster è stato difeso da importanti esponenti del Partito democratico, come Kamala Harris nel 2017 e lo stesso Schumer nel 2005. «Se la maggioranza sceglie di porre fine al filibuster, se sceglie di cambiare le regole e porre fine al dibattito democratico, allora la lotta, l’asprezza e lo stallo peggioreranno». Sapete chi pronunciò queste parole? L’allora senatore dell’Illinois Barack Obama nel 2005: quello stesso Obama che invece adesso definisce il filibuster una pratica razzista. La coerenza evidentemente non è la principale qualità dei dem. E intanto questo ennesimo stallo paralizza nuovamente Biden. Un Biden che, invece di riuscire a rilanciarsi, rischia di impantanarsi sempre di più.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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