2018-04-19
Londra blocca l'inchiesta francese sul riciclaggio. Prima dell'Ue vengono gli interessi della famiglia reale e del Commonwealth
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Gran Bretagna e Francia ai ferri corti per un compagnia telefonica. Secondo Parigi il gigante delle telecomunicazioni, Lycamobile, risulterebbe implicato in vari reati fiscali. Le motivazioni dell'Agenzia delle entrate inglese sono: le prove non hanno basi solide e l'azienda è la prima sostenitrice del partito Conservatore. Inoltre ha donato al principe Carlo oltre un milione. Dietro si nasconde anche la strategia post Brexit: difendere gli imprenditori delle ex colonie dall'Europa. Un'accusa non di poco contro, soprattutto alla luce del fatto che il colosso in questione risulti uno dei principali finanziatori del Partito Conservatore britannico, oltre che di un trust fondato nientemeno che dallo stesso principe Carlo. A riportarlo è il sito BuzzFeed, secondo cui gli inquirenti d'Oltralpe avrebbero arrestato diciannove persone, accusandole di riciclaggio di denaro proveniente da alcuni gruppi criminali: l'inchiesta sarebbe d'altronde nata proprio a seguito di uno scoop riportato dallo stesso Buzzfeed, che sollevò la questione di alcune attività finanziarie sospette del colosso nel Regno Unito. In particolare, i francesi avrebbero richiesto la possibilità di perquisire gli uffici londinesi della compagnia, ricevendo un secco rifiuto dal governo di Sua Maestà. La motivazione addotta dalla Her Majesty's Revenue and Customs è stata che l'inchiesta non si baserebbe su informazioni abbastanza solide: informazioni tali, in sostanza, da poter giustificare un atto così grave. Eppure la questione rischia di andare ben oltre le dichiarazioni formali. La faccenda si sta difatti già trasformando in un caso politico. Come si diceva, Lycamobile è stata una generosa finanziatrice del Partito Conservatore britannico, attualmente al governo con la premier Theresa May. In totale, il colosso avrebbe sborsato nel tempo una cifra pari a circa 2,2 milioni di sterline. Un flusso di denaro che si sarebbe interrotto alcuni mesi fa, con il crescere dei sospetti intorno al colosso. Ciononostante i dubbi di conflitto di interessi iniziano ad aleggiare. Anche perché effettivamente non si capisce come mai Theresa May – di solito molto dura verso i sospetti di riciclaggio – abbia assunto questa volta una posizione così morbida. D'altronde, i legami dell'azienda con l'universo conservatore non si fermano certo qui: Subaskaran Allirajah, fondatore singalese di Lycamobile, risulta particolarmente vicino alle alte sfere del partito, soprattutto al ministro degli Esteri, Boris Johnson. Senza poi dimenticare le connessioni con la Royal Family. Lycamobile figura infatti tra i principali finanziatori del British Asian Trust: un'iniziativa filantropica del principe Carlo, volta al contrasto della povertà nelle regioni asiatiche. Legami in definitiva un po' imbarazzanti, visto – al di là delle accuse di riciclaggio – il colosso evita di pagare le tasse grazie a una fitta rete di società offshore. Anche per questo, svariati membri dell'opposizione stanno chiedendo spiegazioni al governo di Theresa May. Anche perché, nonostante abbia ultimamente reciso i legami con la compagnia, non è che il Partito Conservatore abbia fatto granché per prendere provvedimenti contro Lycamobile. Eppure, al di là delle questioni di politica interna, la linea mostrata dalla premier britannica su questa faccenda potrebbe inserirsi anche all'interno di un discorso più generale (e più complesso): quello, cioè, della politica commerciale. Non è infatti escludibile che, con questa mossa, Theresa May voglia accentuare la difesa delle aziende nazionali nel periodo di transizione che sta attualmente caratterizzando il Regno Unito verso la Brexit. In una simile ottica, il rispedire al mittente le richieste degli inquirenti francesi può essere letto come un tentativo di difesa dell'economia britannica da attacchi e insidie provenienti dall'esterno. Un modo, cioè, per incarnare, anche agli occhi dell'opinione pubblica, il ruolo di una leader pronta a mettere l'interesse nazionale avanti a tutto, continuando di fatto a cavalcare il messaggio tendenzialmente protezionista tipico della Brexit. Un elemento ancora più importante, se considerato alla luce dell'attuale summit del Commonwealth – l'ultimo probabilmente presieduto dalla Regina Elisabetta – in cui Londra dovrà delineare la strategia da seguire dopo il divorzio con l'Europa. Una questione delicata, che la premier dovrà affrontare con la massima fermezza possibile.
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