2023-09-03
Gli obiettivi dell’intervista bomba: minare le Europee e le alleanze Nato
Jens Stoltenberg e Joe Biden (Ansa)
Le accuse di Giuliano Amato celano intenti politici. Come il ribaltamento delle intese in Ue e l’allontanamento da Stati Uniti e Patto Atlantico. Essenziale però per far riottenere all’Italia un ruolo di peso in Africa.Più che una intervista, quella di Giuliano Amato rilasciata a Repubblica è un coacervo di messaggi e messaggini. Un esercizio di forza politica che travalica il contenuto, e quindi il merito di ciò che sia accaduto realmente a Ustica 43 anni fa. Contano il mittente e soprattutto gli indirizzi. Il primo, anche per via dell’eloquente silenzio del Colle, è chiaramente diretto a Sergio Mattarella che in Italia è il garante della Costituzione ma soprattutto dell’Europa e dei buoni rapporti con la Francia. Il dottor Sottile lo sa bene e nel tirare apertamente in ballo Emmanuel Macron (ovviamente senza alcuna prova che vada oltre le pagine di sentenze vergate fino a oggi) parla a nuora perché suocera intenda. Il che potrebbe lasciare intendere una serie complessa di desideri e di volontà, tutte celate dietro l’ingresso a gamba tesa con quasi nove lustri di ritardo. Ad esempio, l’avvio della campagna elettorale per le Europee 2024, le più importanti per l’equilibrio della commissione da 20 anni a questa parte. Il partito legato a Macron, Renew Europe, rischia di essere l’ago della bilancia nella disputa tra Ppe e i socialisti. Diatriba che, come abbiamo visto negli ultimi mesi, favorisce il riavvicinamento dei popolari alla destra di Ecr. Mettere i bastoni tra le ruote al Trattato del Quirinale (al di là delle critiche che abbiamo sempre palesato al testo) in questo momento però ha un doppio effetto negativo. E Amato non può non saperlo. Il primo è economico, e tocca il ruolo della Francia nella futura trattativa sul Patto di stabilità; l’altro, ben più importante, riguarda il coinvolgimento italo francese nel fianco Sud della Nato. E l’alleanza atlantica è cruciale nei messaggini che Amato ieri ha diffuso a mezzo stampa. In vari passaggi dell’intervista, l’ex politico socialista punta direttamente il dito contro i generali che negli anni Ottanta l’avrebbero depistato per nascondere segreti più grandi riguardanti la Nato. Così scrive. E se non bastasse, aggiunge che all’epoca i militari sapevano molte più cose dei politici e che quindi non potevano non essere informati di una presunta guerra in corso tra Francia, Nato e la Libia di Muhammar Gheddafi. Non vale nemmeno la pena entrare nel merito della veridicità delle affermazioni. Ciò che conta è, anche in questo caso, la missiva che Amato fa partire nei confronti della comunità internazionale e di ciò che va sotto il nome di opinione pubblica. Semplificando, la sintesi di Amato è che la Nato, che avrebbe dovuto difendere gli italiani, ha indirettamente causato la morte di più di 80 di loro, e ha poi nascosto le trame. Perché dirlo adesso? Il sentimento pro Nato in Italia è ai minimi. Il Partito democratico, che fino allo scorso anno seguiva la linea di base democratica, non solo ha sostenuto l’Ucraina, ma si è battuto per farsi sì che l’Italia accettasse di portare la propria spesa militare al 2% del Pil (entro il 2028). Lo si deve tanto all’ex ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che oggi appare in minoranza dentro il partito a guida Elly Schlein. Viene il dubbio che le parole di Amato possano spaccare ancora di più il Pd e allinearlo definitivamente ai grillini. Magari l’obiettivo è creare un blocco più ampio che contrasti l’attuale maggioranza e quindi riesca in qualche modo a remare contro le richieste degli Usa? Il tema del 2% di spesa non è solo un dossier bollente di questa Casa Bianca guidata da Joe Biden. Lo era anche ai tempi di Donald Trump e lo sarà ancora di durante la campagna elettorale e per il prossimo inquilino di Washington. Disallinearsi sul nostro ruolo economico dentro la Nato significherebbe perdere il sostegno alla vigilia del vero momento di turbolenza, ben più destabilizzante rispetto a quello che abbiamo vissuto con l’Ucraina. E qui torniamo al fianco Sud della Nato. La Francia di Macron ha perso in soli tre anni metà della propria storia coloniale. Senza i rapporti stretti con le giunta militari del Sahel, Parigi rischia di perdere la propria indipendenza energetica e il ruolo di superpotenza. In queste settimane più che mai l’Italia potrebbe approfittarne. Eppure ad approfittarne sono al momento altri player. La solita Turchia, la Cina e i russi. Per immaginare un ritorno di peso dell’Europa in quell’area servirà la Nato. E ciò dimostrerà un’altra volta che l’Europa è insufficiente e al tempo stesso incapace di proiettarsi militarmente. Vedremo che cosa accadrà in Niger nei prossimi giorni. Da lì si allineeranno gli altri pianeti. Insomma, l’uscita di Amato è ovviamente molto difficile da decifrare. L’attacco ai francesi è certo. Ma quello alla Nato potrebbe in realtà fare un lungo giro e non dispiacere agli Usa, che non si preoccupano troppo di una Francia debole dentro una Ue ancor più debole. Può invece essere un danno per il governo impegnato nel Piano Mattei e certo per Mattarella, che meno di 72 ore fa ha ricordato che solo Bruxelles può essere interlocutore unico della politica globale.
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)