Finti manager chiedono via mail ai dipendenti di versare soldi all'estero. L'esperta di Kroll: «Per difendersi servono prassi digitali».«Una grande azienda americana, degli hacker che organizzano una truffa finalizzata a rubare milioni di dollari (tre, alla fine), la reazione della società raggirata per dare la caccia ai ladri digitali e riprendere, infine, i soldi finiti in una banca cinese. Ma questa storia è realtà, e la sfortunata protagonista è la Mattel, colosso americano tra le maggiori case produttrici di giocattoli al mondo. Quella della Barbie e di Big Jim, per intendersi». Era questo l'attacco di un articolo del Corriere della Sera datato 2015. Poco dopo finisce su altri quotidiani la storia della tentata truffa alla Lamborghini. In quel caso gli hacker si erano finti l'amministratore delegato Stefano Domenicali. Peccato siano praticamente le uniche vicende finite bene. Le altre truffe che in gergo si chiamano Fake ceo (falso amministratore delegato) hanno un esito ben diverso e non finiscono sui giornali. Ma sono molto più numerose di quanto si possa immaginare. Chi mai cascherà in una richiesta di un maxi bonifico tramite mail? In realtà, c'era cascato anche un funzionario della Confindustria di stanza a Bruxelles che fece uscire dalle casse dell'associazione 500.000 euro diretti a Hong Kong su semplice invito da parte dei superiori di Roma. La mail era ovviamente falsa, l'indirizzo clonato e i soldi verissimi. Soldi mai recuperati. «Se le stime relative al 2017 si aggiravano su somme complessive sottratte alle aziende italiane di circa 9 milioni di euro», spiega alla Verità Marianna Vintiadis, numero uno di Kroll in Italia, società di consulenza specializzata in sicurezza e protezione, «soltanto negli ultimi due mesi il danno è già più vicino ai 10 milioni. E questo per quanto riguarda le nostre informazioni. Significa che il trend è in grande crescita e la Penisola è molto più colpita di altre nazioni». Lo schema è abbastanza lineare. Il dipendente a rischio lavora per la filiale italiana di una multinazionale estera o per una filiale estera di un gruppo tricolore. Gli hacker di solito prima si infiltrano nei social e nelle mail del dipendente. Ne studiano le abitudini e pure i perimetri amicali o familiari. In modo da preparare un testo che contenga qualche riferimento all'interessato e cerchi di distrarlo. A volte infatti l'indirizzo email di provenienza che contiene la firma dell'amministratore delegato contiene una lettera o una virgola in più rispetto all'originale. «Nei casi più delicati», prosegue l'ad della società, «dove le somme richieste sono superiori al milione - c'è stato pure lo scorso mese un furto da 2 milioni - la mail è preceduta addirittura da una telefonata. Il dipendente conosce il nome dell'ad ma non la voce. Tanto più se non c'è alcun particolare accento inglese. A quel punto viene anticipato l'invio della mail e il dipendente ci casca con tutti e due i piedi». Il problema in molte aziende italiane è che nonostante la prassi e il rispetto della legge 231 (che investe la spa di responsabilità diretta) c'è un'eccessiva verticalizzazione. Per cui pur di accelerare una richiesta del grande capo non si seguono i check necessari. «In molti casi non esistono prassi automatizzate e digitali che impongono un iter definito in caso di bonifico», prosegue Vintiadis, «in modo che qualunque richiesta sia processata tramite software. Non servirebbe nemmeno un investimento economico aggiuntivo. Gli istituti bancari già dispongono di schemi idonei». In pratica, sarebbe il caso di applicare qualche paletto in più. Perché se Mattel è riuscita a recuperare il denaro sottratto, tracciare i bonifici successivi non è tanto difficile ma è soprattutto costoso. Le somme truffate si aggirano di solito tra i 20.000 e i 50.000 euro. Il primo bonifico finisce in genere a Hong Kong e da lì viene spezzettato in decine di tranche a loro volta bonificate in altri Paesi dell'Asia e in realtà offshore. «Seguire il filo di Arianna», conclude Vintiadis, «è costoso. Possono servire somme superiori ai 100.000 euro senza certezza del risultato. Il gioco non vale la candela».
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





