2020-07-21
Gli euroentusiasti che avevano già festeggiato la pioggia di soldi gratis
Alla fine di maggio, di fronte alla prima ipotesi del piano targato Ue, grillini e dem, con i giornaloni, si abbandonarono a un trionfalismo che oggi genera un po' di imbarazzo.Senza successo La Verità ha tentato per due lunghissimi mesi di suggerire prudenza, di predicare razionalità e spirito critico. Niente da fare: il devastante mix di slancio eurolirico e frenesia di attribuire a Giuseppe Conte doti negoziali alla Cavour ha portato mainstream media e ampi settori della politica ad adottare la modalità-grancassa.Volete un esempio? Basta rileggersi i giornali del 28 maggio, il giorno successivo al lancio da parte di Ursula von der Leyen e della Commissione Ue della proposta di Recovery fund. Avete letto bene: proposta. Già solo questo avrebbe dovuto suggerire ai più saggi un sovrappiù di cautela. E invece la mattina del 28 maggio sembrava che avessimo già vinto gli Europei di calcio, con Conte sulla metaforica scaletta di un aereo, proprio come il capitano della nazionale che torna vincitore e alza la coppa sulle note di We are the champions. Ecco Il Fatto Quotidiano, con una prima pagina psichedelica che mostrava Conte e la von der Leyen sotto una pioggia di denaro, con fruscianti banconote danzanti sulle loro teste. «Il Mes nell'angolo. L'Italia ora respira», garantiva il titolo. E il sommarione non lasciava spazio ad alcuna incertezza, dichiarando vincitori e vinti, e vedendo addirittura gli Eurobond: «Il Recovery fund c'è. La Commissione Ue vara gli Eurobond per green, sanità e digitale: a noi 82 miliardi (60 da ridare in tempi lunghi). Conte esulta, Olanda furiosa». Dopo questa medaglia d'oro, ecco gli altri quotidiani sul podio dei festeggiamenti. Questo il titolo di prima pagina del Corriere della Sera: «Maxi piano Ue, Italia in testa». Anche qui, un sommario categorico sui fantastiliardi in arrivo: «A Roma 172,7 miliardi di fondi sui 750 previsti dall'Europa. Conte: ottimo segnale». E poi l'esultanza del bomber Paolo Gentiloni: «È una svolta storica, la politica economica europea avrà delle risorse comuni». All'interno, un retroscena pirotecnico sul Conte triumphans: «Conte soddisfatto: ottimo segnale. L'obiettivo è il taglio delle tasse». Rileggere fa impressione: «Giuseppe Conte riceve i complimenti per averci sempre creduto da alcuni leader europei, ed è anche il primo a reagire: parla di “ottimo segnale" da Bruxelles, che va esattamente nella direzione indicata dall'Italia. Siamo stati descritti come visionari perché ci abbiamo puntato dall'inizio, 500 miliardi a fondo perduto e 250 miliardi di prestiti sono una cifra adeguata». Nel tripudio, già si dava per acquisito un imminente taglio di tasse: «Un'ipotesi che Luigi Di Maio mette nero su bianco, e che viene accarezzata, anche se in modo non ufficiale, dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri».Indimenticabile anche l'editoriale di Mario Monti, con il senatore a vita che, preso dall'entusiasmo, reclamava più condizionalità: «Non si respinga con rabbia l'esistenza di forme di condizionalità […]. Si cerchi di prendere in contropiede i Paesi “frugali", come l'Olanda e l'Austria. Invece di dir loro: “Al diavolo le condizionalità che voi auspicate", si potrebbe dir loro: “Non cercate di ridurre gli importi, e sappiate che l'Italia non ha nessuna paura delle condizionalità, anzi vogliamo che si estendano equamente a tutti i campi"». Lacrime di commozione anche su La Stampa. Titolo di prima: «Scossa Ue, per l'Italia 172 miliardi». Il pezzo forte del giornale di Torino era una specie di dopopartita a caldo con il capitano Conte, stravolto dalla felicità: «Ci abbiamo creduto quando in pochi ci avrebbero scommesso». E, chiosavano gli intervistatori: «Per Giuseppe Conte godersi il momento vuol dire riavvolgere il nastro e riguardarsi l'intero film. Fare i conti con gli ostacoli, gli scoraggiamenti, le speranze, i sussurri di chi gli diceva di lasciar perdere». Macché, Conte è uno che sa solo vincere: «In molti mi invitavano ad essere cauto e a non espormi dicendo che avrei rimediato una cocente sconfitta politica». Al clima di esultanza si univa il commento di Stefano Stefanini («Fumata bianca a Bruxelles») e un pezzo di Emma Bonino per inneggiare alle quote rosa e al ruolo del trio Merkel-von der Leyen-Lagarde: «Christine, Angela e Ursula. L'Europa è donna, l'Italia ancora no». Non si sottrasse ai festeggiamenti nemmeno Repubblica: «All'Italia 172 euromiliardi» si urlava in prima, mentre a pagina 2 si ricorreva a un evergreen dei giornaloni italiani: «Arriva il bazooka dell'Europa, prestiti e aiuti per 750 miliardi». Editoriale in modalità-fanfara affidato a Carlo Cottarelli: «Un passo importante». Gran festa anche al Foglio. Titolone in caratteri rossi: «Un brutto momento per odiare l'Europa». E poi, nel sommario, altri abbracci per «un'emissione di debito storica», «il gran guadagno per l'Italia», e una ideale mazzo di rose rosse recapitato alla Merkel: «Ha domato i populismi imponendo la solidarietà in Europa. Merkel e il miracolo della Germania buona». Premio speciale, infine, per il sottosegretario Manlio Di Stefano. Ecco il suo tweet celebrativo di allora: «Chiamate un esorcista per Meloni e Salvini e fate una statua a Conte e al M5S che hanno tracciato questa strada dal principio con convinzione». Più di recente, l'immagine delle banconote che piovono è in qualche modo ritornata nel titolo della rubrica Dataroom di Milena Gabanelli sempre sul Corrierone: «Pioggia di miliardi in arrivo dall'Ue: come ottenerli e a quali condizioni». E adesso, a questa assortita curva di tifosissimi, chi glielo dice che le cose sono (un bel po') cambiate?
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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