2020-11-15
Gli azeri avanzano nel Nagorno Karabakh. A rischio le chiese cristiane
True
Dopo circa sei settimane di combattimenti, gran parte del Nagorno Karabakh è passato nelle mani dell'Azerbaigian, con il cessate il fuoco entrato in vigore negli scorsi giorni. Alla luce di tutto questo, una delle principali cause di tensione a livello locale è dettata dal destino che gli azeri riserveranno al retaggio religioso e culturale armeno nella regione. Alcuni antichi monasteri appartenenti alla Chiesa armena, come Dadivank, si trovano infatti in aree che sono passate sotto il controllo degli azeri. E proprio su Dadivank si sono accese delle aspre polemiche nei giorni scorsi, quando il ministro della Cultura dell'Azerbaigian, Anar Karimov, ha definito su Twitter il monastero come «una delle migliori testimonianze dell'antica civiltà albanese-caucasica»: affermazione che gli armeni hanno interpretato come un tentativo di cancellazione della propria cultura. Il ministro armeno dell'Istruzione, della cultura e dello sport, Arayik Harutyunyan, ha quindi esortato l'Unesco a proteggere i siti religiosi dell'Artsakh, che sono stati oggetto di pesanti attacchi azeri e che rischiano adesso di essere distrutti. Una posizione espressa di recente anche dal Consiglio ecumenico delle Chiese.La situazione si sta del resto facendo particolarmente urgente, visto che non è soltanto il complesso architettonico di Dadivank a correre grandi rischi. Secondo quanto riferito dal sito Asbarez e da Public Radio of Armenia, gli azeri avrebbero infatti vandalizzato la cattedrale di Ġazančec'oc' (già bombardata a ottobre), situata nella città di Şuşa. La Chiesa armena è intervenuta sul caso, con un duro comunicato. «Condanniamo fermamente l'accaduto, valutandolo come un atto palese di vandalismo e intolleranza. All'Azerbaigian non dovrebbe essere consentito di continuare la sua politica di genocidio culturale con il sostegno turco», ha dichiarato. È anche alla luce di questi episodi che la pagina Facebook della comunità armena italiana ha criticato un recente tweet dell'ambasciatore azero in Italia, Mammad Ahmadzada, che ha affermato: «L'Azerbaigian ha contribuito alla protezione dell'eredità cristiana non solo all'interno del paese, ma anche del mondo. Nei territori liberati l'eredità cristiana sarà preservata, restaurata e messa in funzione».Insomma, il patrimonio culturale armeno nell'area corre forti rischi. E la situazione potrebbe addirittura peggiorare nei prossimi mesi, quando l'attenzione mediatica sulla regione andrà probabilmente scemando. Tra l'altro, lo stesso fattore religioso potrebbe giocare un ruolo determinante: gli armeni sono infatti cristiani, laddove l'Azerbaigian ha una popolazione quasi interamente musulmana. Senza poi dimenticare che, nel conflitto del Nagorno Karabakh, gli azeri siano stati spalleggiati dalla Turchia: Paese che, con la presidenza di Recep Tayyip Erdogan, sta ormai da tempo notoriamente accarezzando un deciso sogno neo-ottomano. Un sogno, che si pone anche come richiamo per molte organizzazioni legate al fondamentalismo islamico. Un sogno che è talvolta già entrato in conflitto con il retaggio culturale cristiano (ricordiamo soltanto che cosa è accaduto con Santa Sofia la scorsa estate). L'espansionismo politico, religioso e culturale di Ankara nel Caucaso è ormai un dato di fatto. L'Unione europea batterà prima o poi un colpo?