2025-10-31
        Le sbandate a sinistra dei giudici contabili
    
 
Marcello Degni ha rinverdito i suoi post social contro l’esecutivo, difendendo la bocciatura del progetto del Ponte sullo Stretto e invitando a votare «no» al referendum sulla riforma Nordio. La collega Franchi è stata consulente di Bellanova e Patuanelli.Marcello Degni è un magistrato contabile che si definisce «di sinistra» ma «disilluso dai partiti italiani», che apprezza il Capitale, gli studi di «filosofia» e che afferma di aver «scoperto Spinoza». Su X, l’ex Twitter, si presenta così.La passione per i social non la confessa nella sua bio, ma la dimostra sul campo. E non è una passione qualsiasi quella che porta a scorrere il feed a colpi di post e di «minchiate», virgolettato d’autore, sulla politica e sulle grandi opere del Paese. Perché per lui il Ponte sullo Stretto è proprio questo: «Scusate, ma che minchiata (letterale, ndr) è questa storia del Ponte sullo Stretto?». Lo scriveva il 30 settembre 2015. Da allora la sua idea non sembra essere cambiata. Anzi, si è rafforzata al punto da diventare la chiave di lettura di una sorta di guerra santa tra toghe e governo. «La reazione alla decisione della Corte dei Conti sul Ponte è coerente con l’attacco alla magistratura che domani (ieri per chi legge, ndr) sarà sancito dall’approvazione della legge sulla separazione delle carriere», ha scritto mercoledì scorso. Per lui il Ponte di Messina non è solo un’infrastruttura ma diventa un simbolo, un pretesto per difendere la toga da un presunto «attacco». E allora, sempre secondo il magistrato, bisogna «difendere la Costituzione» e «votare No al referendum per proteggere la democrazia». Il suo attivismo digitale, però, non sconvolge solo l’algoritmo. Il 30 dicembre scorso, in piena bagarre sulla legge di bilancio, Degni decise di ricordare a tutti che anche i contabili sanno fare ostruzionismo, almeno virtuale: «Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti», scrisse taggando la segretaria del Pd Elly Schlein.Un appello militante, più da circolo Pd che da sezione della Corte dei Conti. Il riferimento a Marinetti era per il capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti, che aveva appena citato in aula il Manifesto del Futurismo. Degni lo trasforma nel simbolo di una «manovra blindata» che, a suo dire, l’opposizione avrebbe dovuto sabotare. La Corte dei Conti, con una certa sobrietà istituzionale, annunciò un’indagine interna. L’ufficio stampa comunicò che «il consiglio di presidenza» aveva «disposto l’invio immediato degli atti al procuratore generale, cui esclusivamente sono rimesse le funzioni inerenti alla promozione dell’azione disciplinare». Lui non si scompose. E al telefono con l’Ansa replicò: «La mia imparzialità non viene messa in discussione dal mio post, che oltretutto era una critica all’opposizione». Non deve aver pensato troppo all’immagine di un magistrato contabile che spera nell’esercizio provvisorio. E infatti Giorgia Meloni si era detta «preoccupata».La ramanzina del premier, però, non ha fatto riflettere Degni che, per niente intimorito, ha rilanciato: «Più ci penso e più sento di aver fatto la cosa giusta», ha affermato in un’intervista, aggiungendo: «Se si è scatenato un simile polverone su delle affermazioni che da anni sono discusse in ambito accademico, forse vuol dire che queste affermazioni hanno colpito nel segno». Una logica impeccabile: se arrivano critiche vuol dire che hai ragione. Tra qualche giorno si saprà se anche i colleghi che hanno curato il suo disciplinare gli daranno ragione. Al termine dell’istruttoria c’è stata una camera di consiglio e, stando a quanto risulta alla Verità, la decisione dovrebbe essere depositata a breve.Ma se la toga è finita sotto accusa disciplinare per il post del dicembre 2024, su X c’è un’intera miscellanea a disposizione dei curiosi. Le più simboliche: «Espongano un cartellino perché io le mani addosso da un medico no vax non me le faccio mettere», affermava il 30 ottobre 2022. «Scuole occupate. Ottimo», proclamava il 5 dicembre 2023. E tra un «Resistere, resistere, resistere», un «Il comunismo è una passione collettiva gioiosa (citazione di Toni Negri, il cattivo maestro che teorizzò la lotta armata, ndr), e un «Viva Marx», ha trovato il tempo per un endorsement al quotidiano il Manifesto: «Compratelo! Il più bel giornale del mondo che io leggo dal numero uno (28 aprile 1971)». Infine, la sua personalissima visione dell’accoglienza: «L’immigrazione è un’opportunità non un problema».Intanto, la Corte dei Conti continua a far parlare di sé. Dopo le osservazioni ufficiali dell’Ufficio di controllo sugli atti del Mef, sei pagine fitte che più che un controllo di legittimità sembravano una mozione dei No Ponte (pedaggi, piani di traffico, perfino il «disallineamento» di 27 milioni su 10 miliardi di spesa totale), si è scoperto che uno dei giudici, Valeria Franchi, aveva un passato da consulente nei gabinetti ministeriali dei governi di centrosinistra (prima con Teresa Bellanova in un esecutivo giallorosso, poi con Stefano Patuanelli allo Sviluppo economico). È lei che ha messo nero su bianco frasi da codicillese barocco, del tipo: «Sospensivamente condizionato» per dire atto sospeso e «simultaneus procedimento di controllo» per il controllo parallelo, o, anche, «si appalesa più come una ricognizione […] che come una ponderazione» al posto di un semplice «più una ricognizione che una valutazione». Virtuosismi del lessico contabile che fanno rimpiangere perfino la semplicità di un «che minchiata» alla Degni.
        
    (Ansa)
    
«Alla magistratura contabile voglio dire che sono rimasta francamente un po’ incuriosita di fronte ad alcuni rilievi, come quello nel quale ci si chiedeva per quale ragione avessimo condiviso una parte della documentazione via link, perché verrebbe voglia di rispondere “perché c’è internet”. Dopodiché il governo aspetta i rilievi, risponderà ai rilievi, sia chiaro che l’obiettivo è fare il ponte sullo Stretto di Messina, che è un’opera strategica, sarà un’opera ingegneristica unica al mondo». «Noi siamo eredi di una civiltà che con i suoi ponti ha meravigliato il mondo per millenni – ha aggiunto Meloni – e io non mi rassegno all’idea che non si possa più fare oggi perché siamo soffocati dalla burocrazia e dai cavilli».
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        (Ansa)
    
«È bene che la magistratura, come io auspico, esponga tutte le sue ragioni tecniche e razionali che possono meditare contro questa riforma. Ma per l’amor del cielo non si aggreghi – come effettivamente ha già detto, ammesso, e io lo ringrazio, il presidente Parodi – a forze politiche per farne una specie di referendum pro o contro il governo. Questo sarebbe catastrofico per la politica, ma soprattutto per la stessa magistratura». «Mi auguro che il referendum sulla separazione delle carriere venga mantenuto in termini giudiziari, pacati e razionali e che non venga politicizzato nell’interesse della politica ma soprattutto della magistratura. Non si tratta di una legge punitiva nei confronti della magistratura, visto che già prospettata da Giuliano Vassalli quando era nella Resistenza e ha rischiato la vita per liberare Pertini e Saragat».
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