
Alcuni rapaci per stanare le prede appiccano incendi con braci prelevate da altri roghi. Gli aironi attirano i pesci con le briciole.Quando si tratta di procurarsi il pranzo, ogni animale ha la sua strategia. E alcune sono davvero astute. Tra i cacciatori più furbi c'è il margay o gatto di Wied (Leopardus wiedii), un felino selvatico delle foreste del Sud America che ha imparato a riprodurre i guaiti dei cuccioli di tamarino calvo (Saguinus bicolor), un primate di cui va ghiotto. Gli adulti attratti dai versi si avvicinano e il felino li divora. Non è meno astuto l'airone verde (Butorides virescens) che vive nel Nord e Centro America. Questo uccello dal lungo becco attrae i pesci di cui si nutre facendo cadere in acqua piccole prelibatezze, per esempio briciole di pane. I pesci attirati dal «dono» salgono in superficie e finiscono nello stomaco del volatile. Anche l'airone nero (Egretta ardesiaca), diffuso nelle lagune e paludi africane, quando ha fame si fa furbo: dispone le ali ad ombrello per creare sotto di sé un cono d'ombra, eliminando il riverbero del sole sull'acqua. In questo modo vede meglio pesci e crostacei, ma soprattutto li attrae nei paraggi: le creature acquatiche, infatti, si dirigono verso l'ombra convinte che si tratti di una zona di vegetazione. Anche il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) è in grado di sfruttare la luce solare a proprio vantaggio. Nelle mattine assolate colpisce da Est, con il sole nascente alle spalle; nel pomeriggio, gli attacchi provengono da ovest. Secondo i ricercatori della Flinders University (Australia), così facendo evita di rimanere accecato e individua meglio le prede.Le megattere (Megaptera novaeangliae), invece, catturano banchi di piccoli pesci con una tecnica nota come «rete di bolle». Individuate le prede, i cetacei le circondano emettendo aria dallo sfiatatoio e creando un cerchio di bolle da cui i pesci non riescono a sfuggire. A questo punto non rimane che immergersi con le fauci spalancate. Un'altra regola per una caccia efficace? Conoscere le debolezze delle proprie prede. Lo sanno bene alcuni coccodrilli palustri indiani (Crocodylus palustris), e alligatori americani (Alligator mississippiensis) che hanno imparato ad aspettare per ore, immersi sotto la superficie dell'acqua, con dei bastoncini sulla testa. I rettili sanno che, durante la stagione degli amori, gli aironi di cui sono ghiotti cercano legnetti per la costruzione dei nidi. Nascondendosi sotto le materie prime, il pranzo è assicurato. C'è anche chi, per procurarsi un pasto, si finge morto. Un pesce africano della famiglia dei Ciclidi, il Parachromis friedrichsthalii, utilizza questo stratagemma per attrarre piccoli pesci interessati alle sue carni. L'animale d'acqua dolce si posiziona sui fondali bassi e rimane immobile come se fosse cadavere anche per un quarto d'ora. Quando le prede si avvicinano a sufficienza, le agguanta con uno scatto improvviso. In pratica è il suo stesso corpo a fare da esca. Così facendo, però, talvolta ci rimette brandelli di pinne. Anche il pesce rana, una creatura dall'aspetto bizzarro che vive nelle acque tropicali e subtropicali di quasi tutto il pianeta, attira la preda con una parte del proprio corpo che funge da esca: un'appendice simile a un piccolo gruppo di vermi penzolanti in grado di rigenerarsi se viene morsa. Quando il pesce rana adocchia una vittima, di solito un crostaceo o un pesciolino, inizia a dimenare l'esca che sembra così un gustoso pasto. La preda si avvicina ingolosita e non ha scampo: il pesce rana apre la sua bocca enorme e la inghiotte in pochi millisecondi. Tra i cacciatori più astuti ci sono pure i ragni. Le femmine di ragno dalla banda bianca (Misumenoides formosipes), ad esempio, mutano colore, virando dal bianco al giallo, per mimetizzarsi con il polline dei fiori sui quali aspettano pazientemente le prede. I ragni bolas, invece, producono sostanze chimiche che imitano i feromoni femminili delle falene di cui sono ghiotti. Le falene maschio ingannate dal profumo si avvicinano sperando in un amplesso e invece finiscono dritte nella bocca del predatore. Il ragno botola nuragico è ancora più furbo: scava una profonda tana e poi la chiude con una botola fatta di sughero e pezzetti di legno che si apre a spinta dall'interno: quando un piccolo invertebrato passa nei pressi della tana, il ragno spunta fulmineo dalla botola, lo cattura e lo trascina all'interno per mangiarlo. Tutto in una frazione di secondo.Certi rapaci poi, per procurarsi un pasto, sono arrivati ad appiccare incendi. Diverse specie di nibbi e di falchi australiani hanno imparato a propagarli trasportando bastoncini in fiamme da un luogo all'altro: lo fanno - sembra - per stanare i piccoli animali di cui si nutrono. La conferma di quelli che erano finora solo aneddoti tramandati dagli aborigeni della savana dell'Australia settentrionale è arrivata da uno studio condotto tra il 2011 e il 2017 e pubblicato sul Journal of Ethnobiology. I racconti narravano di almeno tre specie, il nibbio fischiatore (Haliastur sphenurus), il nibbio bruno (Milvus migrans) e il falco bruno (Falco berigora), che durante i frequenti incendi nell'arido territorio raccolgono bastoncini dai roghi e li trasportano altrove, alimentando nuovi focolai. La comunità scientifica aveva sempre respinto l'ipotesi che i rapaci appiccassero nuovi incendi deliberatamente, per facilitarsi la caccia. Ma Bob Gosford, ornitologo presso il Central Land Council di Alice Springs, raccogliendo venti testimonianze oculari ha scoperto che l'azione degli uccelli incendiari si concentra nei luoghi in cui qualche ostacolo (come una strada) rischia di arginare le fiamme, interrompendo così l'effetto positivo dell'incendio sulla caccia: uccelli, lucertole e insetti escono allo scoperto e per i rapaci il pranzo è servito.
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Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
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Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.