2020-11-21
Giuseppi si accanisce sul Natale. Adesso vuole vietare anche i baci
Dopo aver invocato sobrietà e spiritualità, Giuseppe Conte pretende di governare pure gli affetti.Il bacio di Conte non è quello di Klimt e neppure quello di Hayez. È un soffio a distanza accompagnato dal gesto della mano, destinato a stamparsi sulla mascherina della mamma a due metri, vicino al presepe. E tanti auguri. L'avevamo capito da un paio di mesi, da quando il premier aveva sibilato: «Non faccio previsioni per il Natale, ma molto dipenderà dal comportamento di tutti». Nel segno di un paternalismo da orticaria aggravata, ieri non contento ha precisato che «baci, abbracci, cenoni a Natale. Non si può, serve buonsenso». Così l'avvocato degli italiani si trasforma nello zio ammonitore che svetta in parecchie famiglie: caramelloso, taccagno, onnisciente e quindi parolaio. Giuseppe Conte ci spiega ciò che ci aspetta: «Una settimana di socialità scatenata significherebbe pagare a gennaio un innalzamento brusco della curva in termine di decessi, stress delle terapie intensive e dell'area medica». Morale: state buoni se potete. È un consiglio personale, un piede infilato nello stipite della porta per controllare se saremo sufficientemente parchi e sobri. È un modo per ribadire qualcosa che avevamo già interiorizzato da soli: il trenino a fine serata con 40 parenti non ha senso e la bisnonna centenaria forse non dovrebbe essere sottoposta al rito dell'abbraccio collettivo. Le chiacchiere del premier sono tutto tranne che un atto politico. La regola del «bacio di Conte» non può essere un diktat istituzionale, non può sembrare il contenuto del dcpm Babbo Natale che lui si appresta a firmare. Un'uscita simile conferma la scarsa considerazione in cui Palazzo Chigi tiene gli italiani, trattandoli da bambini viziati e mettendo sulle loro spalle la responsabilità di una pandemia che lo Stato per primo non ha saputo prevedere (ormai è assodato che il virus girava al Nord da dicembre) e poi gestire seriamente. E che gli scienziati innalzati a pontefici laici dallo Stato non hanno saputo mitigare nei devastanti effetti sanitari.Niente baci, niente abbracci sennò torna il virus. Dietro i consigli dello zio Anacleto c'è il solito, insopportabile tentativo di colpevolizzare i cittadini. Lo fa dal primo giorno, quando disse che «i medici di Codogno hanno sbagliato ad applicare i protocolli». È sempre colpa di qualcun altro. Da lì non si è mai spostato di un millimetro, ha semplicemente ampliato la categoria dei reprobi: sanitari, regioni, artigiani, opposizione, commercianti, discoteche, giovani e adesso gli italiani che pretendono di scambiarsi un regalo e un sorriso a Natale. Conte non fa altro che mettere le mani avanti. E sostituire con quelle dei cittadini le pesanti responsabilità del suo governo che da inizio pandemia galleggia colpevolmente sulla palude. La sua frase preferita infatti è: «Dipenderà dal comportamento di tutti». Mai dal suo e da quello dei suoi ministri. È il re dello scaricabarile, con un'aggravante. Chi non è stato capace di programmare con mesi di anticipo trasporti e scuole per la seconda ondata; chi non riesce a programmare una conferenza stampa con un anticipo superiore ai 30 minuti; chi è costretto a emettere dcpm come francobolli per correggere gli errori dei precedenti, con quale credibilità pretende di pianificare il Natale 35 giorni prima? Farà in tempo a smentirsi una decina di volte. Niente baci, solo sguardi. Si, per provare a incenerirlo.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
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