2020-12-31
Giuseppi carica la pistola elezioni contro Renzi
Nel giorno dello scontro a distanza tra il premier e l'ex Rottamatore, pubblicati in Gazzetta Ufficiale i nuovi collegi elettorali Italia viva continua a minacciare la crisi sul Recovery plan, ma il premier ha già pronti i neo «responsabili» in Parlamento.«Se verrà meno la fiducia di una forza maggioranza ci sarà un passaggio parlamentare dove tutti si assumeranno le proprie responsabilità»: Giuseppe Conte, nel corso della conferenza stampa di fine anno, conferma la sua intenzione di andare a vedere quali carte ha in mano Matteo Renzi. Giuseppi ha già pronta la riserva di «responsabili» in grado di sostituire i deputati e i senatori di Italia viva che dovessero far mancare la fiducia al governo, e dunque vuole portare Renzi alla conta in Parlamento. Non solo: in Gazzetta Ufficiale sono stati pubblicati i collegi elettorali per le elezioni politiche: le urne anticipate con Conte candidato premier della coalizione giallorossa senza Renzi sono un'altra arma per neutralizzare le minacce dell'ex Rottamatore, che ieri in Senato si lascia sfuggire un passaggio che denota il suo giustificato terrore di andare alle elezioni da solo: «Se il governo gialloverde approva la legge elettorale in 48 ore», protesta Renzi, «si va alla Corte costituzionale, come ha fatto il Pd. Se lo fa il governo giallorosso si sta zitti?». Renzi, da parte sua, continua a minacciare la crisi: «A chi ci viene a dire: siete irresponsabili perché mettete in discussione la stabilità», dice l'ex premier, «rispondo che ho lavorato perché si proseguisse l'esperienza di legislatura perché pensiamo sia un valore la stabilità, ma c'è una differenza epocale tra la stabilità e l'immobilismo. Ecco perché abbiamo chiesto chiarezza». Matteo cita Aldo Moro: «La verità illumina e dà coraggio». Conte non si lascia sfuggire l'occasione e cita a sua volta lo statista democristiano: «Se verrà meno la fiducia di una forza maggioranza», sottolinea il premier col ciuffo, «ci sarà un passaggio parlamentare dove tutti si assumeranno le proprie responsabilità. Fare opzioni e alternative non è opportuno. Non voglio credere a uno scenario del genere. Il sottoscritto», aggiunge Conte, «non va alla ricerca di altre maggioranze in Parlamento, lavora con la maggioranza che ha e crede nel confronto e nella sintesi superiore che può scaturire dal dialogo, a maggior ragione per quanto riguarda una prospettiva elettorale: non riesco assolutamente a considerarla. Lavoro con disciplina e onore, non certo per fare una mia lista elettorale». Conte affonda i colpi contro Renzi: «Gli ultimatum non appartengono al mio bagaglio. In un discorso, l'ultimo fatto nel febbraio 1978, Aldo Moro ha detto che gli ultimatum non sono ammissibili in politica, significano far precipitare le cose e impedire una soluzione. Io sono per il dialogo e il confronto», argomenta il presidente del Consiglio, «e per trovare una sintesi per il paese». Conte affronta anche il tema della delega ai servizi segreti, che non vuole mollare in alcun modo: «La legge del 2007», dice il premier, «attribuisce al presidente del Consiglio la responsabilità politica e giuridica sulla sicurezza nazionale, ne rispondo comunque, che mi avvalga o meno della facoltà, non è obbligatorio. Queste funzioni non sono delegabili. Chi chiede al presidente del Consiglio di dover delegare deve spiegare perché, non si fida del presidente del Consiglio?». Italia viva lo attacca immediatamente: «D'Alema», twitta il deputato renziano Michele Anzaldi, «affidò la delega ai servizi segreti al vicepresidente del consiglio Mattarella (esponente di un altro partito), Monti a De Gennaro, Berlusconi a Letta, Renzi a Minniti: hanno sbagliato tutti i premier o sbaglia Conte che non delega nessuno? Forse ha qualcosa da nascondere?». Sul Recovery plan, il premier delinea il percorso delle prossime settimane: «Dovremo intervenire con un decreto», argomenta Conte, «non possiamo farlo con un disegno di legge. Ma dovremo mettere a punto un sistema, una struttura per il monitoraggio e anche per tutti i meccanismi e le procedure accelerate per gli investimenti legati al Recovery. Non è un'inclinazione del governo ma una richiesta precisa della Commissione europea. Si deve fare una sintesi politica urgente. Va fatta nei prossimi giorni, non valgono i giorni di festa. Dobbiamo dedicarci a questo e portarla in consiglio dei ministri, altrimenti rischiamo di andare in ritardo. Non ho detto che va tutto bene», ammette Conte, «se non abbiamo ancora la struttura di governance vuol dire che dobbiamo affrettarci. Vorrei andare in Cdm nei primi giorni di gennaio, poi vorrei il confronto con le parti sociali intanto aspettiamo un ulteriore contributo dal parlamento. E questo ci consentirà di arrivare in tempo, per la metà di febbraio, al progetto definitivo». Ieri è durato più di tre ore l'incontro sul Recovery tra i ministri Roberto Gualtieri e Enzo Amendola e la delegazione di Italia viva. Alla fine, i renziani restano sul piede di guerra: «Sui contenuti non ci siamo», fanno sapere da Iv, «ci separa un abisso. Abbiamo mandato 30 pagine, loro una bozza di piano modificata dopo la conferenza stampa di Renzi e arrivata ieri notte». Punti cruciali per Iv sono il Mes, le infrastrutture, la giustizia, la Pubblica amministrazione, il 5G, il no alla fondazione cyber security. Il braccio di ferro continua.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)