Panico per il piano Meloni: l’Anm critica il passaggio di competenze sui richiedenti asilo alle Corti d’appello. «Sono ingolfate». Ma le sezioni speciali, benché introdotte a quello scopo, non hanno facilitato le espulsioni.
Panico per il piano Meloni: l’Anm critica il passaggio di competenze sui richiedenti asilo alle Corti d’appello. «Sono ingolfate». Ma le sezioni speciali, benché introdotte a quello scopo, non hanno facilitato le espulsioni.Non è bastato nemmeno fissare la lista dei Paesi sicuri con un decreto, per impedire che i giudici riportassero in Italia i migranti trasferiti in Albania. Ma l’altro elemento del piano Meloni - togliere la responsabilità della convalida dei trattenimenti alle sezioni immigrazione dei tribunali, conferendola alle Corti d’appello - potrebbe cogliere nel segno. Almeno a vedere la reazione delle toghe.«Con un colpo di penna», ha denunciato ieri Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, «si vorrebbe stravolgere l’ordinario assetto delle competenze. La Corte di appello - già gravata da importanti carichi di lavoro che ci hanno fatto dubitare della possibilità di centrare gli ambiziosi obiettivi del Pnrr - dovrebbe occuparsi delle procedure di convalida, se non ho letto male addirittura con le sue sezioni penali. È assai difficile», proseguiva l’invettiva, «rinvenire un principio di razionalità in questo stravolgimento dell’ordine delle competenze». L’emendamento al dl Flussi sotto accusa è «diretto a spogliare le sezioni specializzate immigrazione dei tribunali della competenza sulla convalida dei trattenimenti, con soave e sorprendente indifferenza per le ragioni dell’organizzazione giudiziaria». «Si percepisce piuttosto», ha aggiunto Santalucia, «la voglia di rappresentare nel modo più plateale, appunto, con la sottrazione di competenza, la sfiducia nella giurisdizione, muovendo della fantasiosa convinzione che i magistrati comunisti si siano collocati proditoriamente nelle sezioni specializzate immigrazione dei tribunali per attuare il sabotaggio delle politiche governative». In sintesi: le toghe rosse non esistono («Abbiamo il dovere di ribadire che la magistratura italiana non è in nessuna sua parte attraversata da faziosità politica»); i giudici fanno solo il loro dovere; sono anzi vittime di una campagna di delegittimazione, che viola la «sfera di riservatezza». Non è bizzarro che il capo dell’Anm discetti di «obiettivi del Pnrr»? L’esecutivo non avrebbe la facoltà di riorganizzare la macchina della Giustizia? Il Pnrr è materia politica, o anche su come realizzarlo decidono i giudici?Al di là dell’abituale labilità dei confini tra opinioni e intrusioni, però, viene spontaneo chiedersi cosa facessero i magistrati, prima che ne venissero individuati alcuni addetti a occuparsi dei migranti. E, soprattutto, quali memorabili risultati abbiano conseguito da quando esistono le sezioni specializzate. In fondo, rimpatriare gli extracomunitari senza titolo è un obiettivo della sacerrima Europa...Riavvolgiamo il nastro. Le sezioni immigrazioni vennero istituite nel 2017 dal decreto legge Minniti-Orlando. Il loro scopo era rendere più rapido l’esame delle richieste di protezione internazionale e, dunque, facilitare e aumentare il numero di espulsioni degli irregolari. Sono in tutto 26, incardinate presso i tribunali di Ancona, Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Caltanissetta, Campobasso, Catania, Catanzaro, Firenze, Genova, L’Aquila, Lecce, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Torino, Trento, Trieste e Venezia. Santalucia deride chi crede che siano zeppe di giudici attivisti. Basterebbe andare a guardare la più importante, quella della Capitale, dove opera Silvia Albano, nientemeno che la presidente di Magistratura democratica. Ovvero, la componente di sinistra dell’Anm. Ma sorvoliamo. Parlano le cifre.Osservate i dati dei Centri di permanenza per i rimpatri, dove vengono alloggiati gli stranieri senza documenti regolari, già destinatari di provvedimenti di espulsione. Per il trattenimento in quelle strutture, che non può durare più di 120 giorni, occorre una convalida da parte delle toghe. Vale pure per l’Albania, con un caveat: chi sta a Gjadër deve provenire da un Paese sicuro, perché solo chi arriva da Paesi sicuri può essere sottoposto alla procedura d’urgenza per il rimpatrio, l’unica ammessa dal protocollo con Tirana.Ebbene, esaminando un recente report di Actionaid, si viene colpiti dalla percentuale di clandestini rilasciati dai Cpr a causa delle mancate convalide: nel 2023 ha raggiunto il 23%, vicina ai picchi del 2018 (25%) e del 2019 (24%), per di più in costante aumento dal 2021. Da quando sono state istituite le sezioni speciali immigrazione, invece, rimane pressoché stabile, addirittura in lieve flessione, la percentuale di rimpatri. Così come la quota (attorno al 10%) di stranieri che lasciano i Cpr per decorrenza dei termini legali.Se la performance delle toghe andava misurata in termini di incremento delle espulsioni, la riforma Minniti-Orlando non ha impresso una svolta storica. Sia chiaro: è anche colpa della politica, se fatichiamo a rimandare a casa chi non ha diritto di rimanere nel nostro Paese. Ma i magistrati «specializzati» non hanno reso di sicuro un servizio di cruciale importanza.Santalucia teme che Elon Musk, coi suoi commenti sui giudici, «getti una luce negativa» sull’Italia. Già. Che bisogno c’è del concorso di uno straniero, se siamo tanto bravi a gettarcela addosso da soli?
Diego Fusaro (Imagoeconomica)
Il filosofo Diego Fusaro: «Il cibo nutre la pancia ma anche la testa. È in atto una vera e propria guerra contro la nostra identità culinaria».
La filosofia si nutre di pasta e fagioli, meglio se con le cotiche. La filosofia apprezza molto l’ossobuco alla milanese con il ris giald, il riso allo zafferano giallo come l’oro. E i bucatini all’amatriciana? I saltinbocca alla romana? La finocchiona toscana? La filosofia è ghiotta di questa e di quelli. È ghiotta di ogni piatto che ha un passato, una tradizione, un’identità territoriale, una cultura. Lo spiega bene Diego Fusaro, filosofo, docente di storia della filosofia all’Istituto alti studi strategici e politici di Milano, autore del libro La dittatura del sapore: «La filosofia va a nozze con i piatti che si nutrono di cultura e ci aiutano a combattere il dilagante globalismo guidato dalle multinazionali che ci vorrebbero tutti omologati nei gusti, con le stesse abitudini alimentari, con uno stesso piatto unico. Sedersi a tavola in buona compagnia e mangiare i piatti tradizionali del proprio territorio è un atto filosofico, culturale. La filosofia è pensiero e i migliori pensieri nascono a tavola dove si difende ciò che siamo, la nostra identità dalla dittatura del sapore che dopo averci imposto il politicamente corretto vorrebbe imporci il gastronomicamente corretto: larve, insetti, grilli».
Leonardo
Il fondo è pronto a entrare nella divisione aerostrutture della società della difesa. Possibile accordo già dopo l’incontro di settimana prossima tra Meloni e Bin Salman.
La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.
Emmanuel Macron (Ansa)
Bruxelles apre una procedura sull’Italia per le banche e tace sull’acciaio transalpino.
L’Europa continua a strizzare l’occhio alla Francia, o meglio, a chiuderlo. Questa volta si tratta della nazionalizzazione di ArcelorMittal France, la controllata transalpina del colosso dell’acciaio indiano. La Camera dei deputati francese ha votato la proposta del partito di estrema sinistra La France Insoumise guidato da Jean-Luc Mélenchon. Il provvedimento è stato approvato con il supporto degli altri partiti di sinistra, mentre Rassemblement National ha ritenuto di astenersi. Manca il voto in Senato dove l’approvazione si preannuncia più difficile, visto che destra e centro sono contrari alla nazionalizzazione e possono contare su un numero maggiore di senatori. All’Assemblée Nationale hanno votato a favore 127 deputati contro 41. Il governo è contrario alla proposta di legge, mentre il leader di La France Insoumise, Mélenchon, su X ha commentato: «Una pagina di storia all’Assemblea nazionale».
Maria Rita Parsi (Imagoeconomica)
La celebre psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi: «È mancata la gradualità nell’allontanamento, invece è necessaria Il loro stile di vita non era così contestabile da determinare quanto accaduto. E c’era tanto amore per i figli».
Maria Rita Parsi, celebre psicologa e psicoterapeuta, è stata tra le prime esperte a prendere la parola sulla vicenda della famiglia del bosco.






