2025-09-07
Giubileo Lgbt, ma il Papa è occupato
Per monsignor Savino, numero due della Cei, l’eucaristia è «inclusiva». I fedeli a San Pietro sperano nel saluto del pontefice. I trans peruviani: «Aprirà il suo cuore».Il Catechismo della Chiesa cattolica (1992), redatto da Giovanni Paolo II e dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, fa la sintesi del pensiero cristiano sull’omosessualità. E dice così: «La Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati». Pur non invitando alla discriminazione, ma ad atteggiamenti improntati a «rispetto, compassione, delicatezza» (n. 2358). Papa Francesco è sembrato dire una cosa diversa quando, poco dopo l’elezione, in una intervista in aereo affermò: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?» (29 luglio 2013). Malgrado le pressanti richieste di prelati e teologi, Jorge Mario Bergoglio non si è mai sognato di correggere il Catechismo, anzi lo ha riconfermato.Eppure, galvanizzati da questo (presunto) spirito di innovazione, i militanti di «La tenda di Gionata» si sono messi in marcia il 29 di agosto per arrivare a Roma e celebrare così il primo Giubileo Lgbt da venerdì ad oggi.Venerdì hanno avuto la veglia Lgbt presso la gesuitica Chiesa del Gesù, preceduta dall’incontro internazionale «Ascoltare le esperienze dei cattolici Lgbtq», promosso da Outreach (Usa), l’associazione di padre James Martin, con le «testimonianze di cattolici Lgbtq da diversi Paesi».Ieri, dopo la messa al mattino presieduta da monsignor Francesco Savino, vicepresidente della Cei, si sono ritrovati in Piazza Pia, per percorrere via della Conciliazione «in forma processionale», cantando inni e pregando, «sino a varcare la Porta Santa della Basilica di San Pietro». Monsignor Savino, aperto sostenitore della causa gay, alla predica della messa Lgbt, che è stata più volte interrotta da applausi, ha detto che Dio «preferisce la realtà al pregiudizio». E che dal Regno di Cristo nessuno «deve sentirsi escluso», anche perché «l’eucaristia» come del resto il Giubileo è «sempre un momento inclusivo». Anche il parroco di Torvajanica, don Andrea Conocchia, ha lodato i cattolici arcobaleno, sostenendo che il pellegrinaggio Lgbt di ieri sia stata una forte «esperienza di fede» che dovrebbe portare a «riconoscere le persone con le loro storie, le loro vite, i loro amori». Ma papa Robert Francis Prevost, in tutto ciò? Finora, malgrado l’incontro recente avuto con padre Martin, portavoce delle lobby gay del mondo intero, Leone XIV non ha dato alcun adito a possibili «conversioni dottrinali» su questioni morali. Anzi, a tutti gli osservatori attenti è sembrato voler sottolineare meglio di prima la continuità del magistero attuale con la dottrina tradizionale, sotto l’egida dell’immenso sant’Agostino. E finora nessuna dichiarazione pontificia ha inteso legittimare la manifestazione di ieri. Non è stata concessa neppure un’udienza, anche se una trans peruviana, giunta dalla sua diocesi di Ciclayo, all’Ansa ha dichiarato: «Sono sicura che a un certo punto aprirà il suo cuore».Oggi si conclude il pellegrinaggio Lgbt con la partecipazione all’Angelus del Papa in piazza san Pietro. E vedremo se Leone XIV darà loro il saluto e il plauso. O se, piuttosto, ricorderà le parole forti di san Giovanni Paolo II, che durante il Giubileo del 2000, fu sdegnato dalla presenza del Pride a Roma. E denunciò, pur con tutta la misericordia di cui era capace, «l’affronto recato al Grande Giubileo» e «l’offesa ai valori cristiani di una Città che è tanto cara al cuore dei cattolici di tutto il mondo» (Angelus del 9 luglio).
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Rod Dreher (Getty Images)