2019-02-26
Giletti ospita Matteo Renzi. Salta l’intervista all’ex dipendente del babbo
Eliminato l'intervento di un lavoratore, ufficialmente per ragioni di tempo. La Delivery era stata multata per contratti in nero. «Vince il potere».Interrogati i tre indagati. Mariano Massone non risponde, mentre i genitori del Rottamatore decidono di parlare L'avvocato: «Chiesta la revoca dei domiciliari perché hanno lasciato tutti i ruoli: sono solo pensionati».Lo speciale contiene due articoliNon è l'Arena, e si nota. Nel salotto televisivo della domenica sera, su La7, Matteo Renzi non recita affatto la parte del gladiatore morituro ma, anzi, recupera parlantina e coraggio per la controffensiva senza contraddittorio sull'arresto dei genitori Tiziano e Laura, coinvolti nell'indagine sul crac di due cooperative che sarebbero state dissanguate, secondo l'accusa dei pm di Firenze, per privatizzare gli utili e pubblicizzare costi e perdite.«Per la mia famiglia è stata la settimana più brutta della nostra vita. Poi io sono un rappresentante delle istituzioni, sono un ex presidente del Consiglio, e debbo onorare le istituzioni del Paese e dico solo una cosa: si vada a processo. E i processi si fanno nelle aule e non sul Web», ha detto domenica sera l'ex Rottamatore, ospite della trasmissione. A Pisa, da qualche parte, in religiosa attesa sul divano, in quegli stessi minuti, c'era una quindicina di famiglie che attendevano da Massimo Giletti il via a un servizio sui lavoratori in nero della Delivery service, società fallita della galassia renziana, perno centrale dell'inchiesta della Procura del capoluogo toscano. Servizio che non è mai andato in onda. «Il pubblico televisivo avrebbe potuto vedere e ascoltare il dramma di decine di persone come me e delle loro famiglie, per aver lavorato al nero e per mesi per le aziende e cooperative e le persone legate ai Renzi, Tiziano e signora compresi. Io avanzo ancora 13.800 euro di sfruttamento», ha reagito sui social il protagonista dell'intervista mancata, Fabio Marcaccini, ex dipendente della società. «È stata oscurata un'intervista che spiegava e portava le prove... Per dare invece spazio a “quanto si stava meglio quando c'era lui"... Un bel po' di sana pubblicità gratuita al suo libro... Eppoi tutti sul pullman renziano ad ascoltare i discorsoni da intellettuali del suo elettorato... Vergogna!», ha scritto ancora Marcaccini. «Non si prendono in giro intere famiglie che hanno sofferto per almeno due anni lo sfortunato incontro lavorativo con la famiglia Renzi».Ufficialmente, il video è saltato per motivi di spazio. Ma questa, secondo l'ex impiegato della Delivery service, sarebbe «la dimostrazione che il potere politico ed economico vale più della vita delle persone». «Mio padre, settantanovenne all'epoca dei fatti, ha sofferto per vedermi finire in questo dramma». Alla fine del lungo post, pubblicato sulla pagina ufficiale della trasmissione, Marcaccini ha aggiunto: «Ps: io mi sono svegliato stanotte e ripensando a ieri sera e a mio di padre, ho pianto». Sulla stessa lunghezza d'onda anche un altro ex dipendente della coop, che a Pisa gestiva una piattaforma per la distribuzione di vini e generi alimentari, Valerio Berardicurti. «Spiace che sia saltata l'intervista a Fabio», dice alla Verità, «sarebbe stato interessante vedere la reazione di Matteo davanti a un filmato del genere. Mi illudevo che finalmente avremmo avuto l'occasione per far conoscere le condizioni in cui abbiamo lavorato, invece... Non so che cosa sia successo, che cosa possa esserci dietro, se è stato - come pare - un problema di tempo. Non posso mettere in dubbio una spiegazione che mi viene data. Ma certo è che Matteo Renzi, che non doveva esserci, era lì; e Fabio, che doveva essere intervistato, invece non è stato mandato in onda. Altro, onestamente, non so aggiungere...».La storia lavorativa dei dipendenti della Delivery service è costellata di ricorsi all'Ispettorato del lavoro e all'Asl. Molti non erano in regola, e quelli che potevano contare su un contratto trovavano pagate in busta paga solo una parte delle 12 ore effettivamente prestate. E l'inquadramento, quando avveniva, era per la distribuzione di volantini anziché come autisti. La piattaforma era gestita dal napoletano Luigi Corcione, vicino a Mariano Massone, collaboratore di babbo Tiziano e come lui agli arresti domiciliari, e non offriva - secondo una lettera-denuncia sottoscritta nel 2010 da tutti i lavoratori - le «più elementari norme di sicurezza e igiene, soprattutto in considerazione del deposito di generi alimentari deperibili». Erano in «15 sotto il tetto di lamiera che d'estate portava la temperatura a 37 gradi». A rischio, a sentir loro, c'era la stessa incolumità degli addetti alle consegne. «Siamo usciti con furgoni non all'altezza delle più elementari norme di sicurezza, nonostante le migliaia di chilometri da percorrere - per 12/15 ore giornaliere alla guida, a volte per 500/600 chilometri in un giorno - altro che le quattro ore dichiarate sulle buste paga e sui contratti dei più “fortunati" assunti. È accaduto a parzialmente assunti e non assunti».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/giletti-ospita-matteo-renzi-salta-lintervista-allex-dipendente-del-babbo-2630045861.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tiziano-e-laura-torchiati-per-4-ore-e-si-spacca-il-fronte-della-difesa" data-post-id="2630045861" data-published-at="1758065089" data-use-pagination="False"> Tiziano e Laura torchiati per 4 ore. E si spacca il fronte della difesa Per riuscire a lasciare gli arresti domiciliari Tiziano Renzi e Laura Bovoli, ieri ascoltati per due ore a testa dal gip Angela Fantechi, hanno dichiarato di aver lasciato tutti i ruoli nell'azienda di famiglia, la Eventi 6, e di essere ora solo due pensionati. Al termine della giornata l'avvocato Federico Bagattini (coadiuvato dal professor Marco Miccinesi, docente a Milano, e Francesco Pistolesi, professore a Siena) ha improvvisato una conferenza stampa con i giornalisti. «È stata una mezza maratona. Le risposte non sono state a monosillabi. Abbiamo depositato un'istanza di revoca delle misure cautelari corroborata da undici documenti che dimostrano la totale e insussistenza di esigenze cautelari. Il pubblico ministero si è riservato di esprimere il suo parere che dovrà arrivare entro 48 ore Speriamo che il gip possa già esprimersi nella giornata di domani (ha a disposizione cinque giorni, ndr)». L'avvocato ha raccontato quali sono state le mosse per riottenere la libertà: «La Bovoli ha dato le sue dimissioni da amministratore della Eventi 6 il 20 febbraio e Tiziano Renzi aveva cancellato l'iscrizione dall'albo degli agenti di commercio già il 31 dicembre 2018. Oggi sono due pensionati». Il rischio di reiterazione del reato verrebbe così scongiurato anche dal fatto che il 31 dicembre 2018 il maggior cliente, l'Esselunga, ha disdettato il contratto che era eseguito dalla Marmodiv. Bagattini ha anche raccontato di essersi messaggiato con Matteo Renzi alla fine degli interrogatori. Il legale si è dilungato anche sul contenuto dell'interrogatorio: «Ci sono state molte domande sull'attività attuale e sul fatto che i miei clienti siano considerati amministratori di fatto delle due coop fallite. Non ricordo domande sulle fatture false. Hanno detto di aver avuto interesse a verificare la bontà del lavoro delle coop e la loro gestione, ma non di aver fatto gli amministratori di fatto». L'interrogatorio della Bovoli, iniziato intorno alle 15.30, è durato circa due ore. I difensori hanno preparato per lei e anche per il marito, che ha atteso il suo turno in una stanza vicina, memorie integrative da consegnare al giudice, più altra documentazione. Renzi senior è entrato alle 17.30. Oltre al gip Fantechi, che ai legali è apparsa ben consapevole della delicatezza del caso, agli interrogatori ha partecipato pure il procuratore aggiunto Luca Turco. A un certo punto è entrato anche il procuratore capo Giuseppe Creazzo a sottolineare, se mai ce fosse stato bisogno, la delicatezza della vicenda. I genitori di Renzi sono arrivati dopo le 14 a bordo della Tuareg nera del babbo dell'ex premier Matteo e si sono spostati al nono piano, dove si trovano alcune aule dei gip e dove solitamente si svolgono le udienze più delicate. Il corridoio è stato bloccato chiudendo le porte a vetri per impedire l'avvicinamento dei giornalisti all'aula. In vista del faccia a faccia con il gip i due genitori hanno svolto il riscaldamento nello studio dello stesso Bagattini e, prima dell'inizio degli interrogatori, i legali di Tiziano Renzi e Laura Bovoli si sono chiusi nella stanza di Turco. Bagattini lo spiega così: «Ci siamo nascosti in attesa di salire dal giudice». Il primo a presentarsi davanti al gip è stato però il loro coindagato e presunto sodale Mariano Massone, il più tartassato da pm e gip anche per i suoi precedenti giudiziari. La Procura per lui aveva chiesto gli arresti in carcere e il giudice gli ha vietato ogni tipo di comunicazione tranne che con i conviventi. Peccato che Massone viva da solo a Campoligure in un piccolo appartamento (è separato dalla moglie Giovanna Gambino) a 50 metri dai genitori invalidi (il padre è gravemente malato, la madre ha problemi di deambulazione). L'anziano padre Gian Franco è pure indagato per essere stato usato come prestanome nelle società gestite da suo figlio e dai genitori di Renzi. L'avvocato Luca Gastini (nel cui studio lavora il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari) ha chiesto per questo l'attenuazione delle modalità della pena in modo da consentire a Massone di uscire un'ora al giorno per fare la spesa per sé e per i genitori e di vedere i figli minorenni una volta la settimana. Anche perché i Renzi hanno avuto il permesso di trasferirsi a casa della figlia Matilde e dei quattro nipotini. Davanti al gip Massone è rimasto in silenzio e il suo legale ha presentato una memoria e alcuni documenti per tentare una difesa nel merito. «Attendo la decisione del gip sulle richieste che abbiamo presentato. La stessa documentazione sarà anche oggetto di valutazione davanti al Tribunale del riesame, per questo preferisco non anticipare nulla alla stampa», ha dichiarato alla Verità. L'aria è diversa rispetto a quella che si respirava a Genova nel 2016, quando per il crac della Chil post le difese parvero agire in sintonia, portando a casa due patteggiamenti (per Massone e l'ex amministratore Antonello Gabelli) e l'archiviazione per Tiziano Renzi. In questo caso Massone e il babbo dell'ex premier giocheranno partite separate e, forse, contrapposte. Anche perché l'imprenditore ligure non ci sta più a passare da «diavolo» della situazione come lo ha definito su questo giornale l'ex collaboratore Gabelli.