
Dopo l’allarme per il lotto difettoso del siero anglo-svedese, il governatore toscano ammonì pubblicamente chi rinunciava: «Finirete in fondo alla lista delle prenotazioni».«Chi rifiuta il vaccino Astrazeneca dovrà rimettersi in coda e sarà vaccinato per ultimo». Così affermava il governatore della Toscana Eugenio Giani, quando a metà marzo 2021, e cioè un mese dopo l’avvio della campagna vaccinale, con oltre 1000 contagi giornalieri, in 4000, già in lista, rifiutarono di sottoporsi alla vaccinazione anti Covid con il siero Astrazeneca. Il timore per il siero che doveva «salvarci» dal Covid si diffondeva a macchia d’olio soprattutto tra gli italiani over 50. Del resto a seguito della segnalazione di alcuni eventi avversi gravi, in concomitanza temporale con la somministrazione di dosi appartenenti al lotto Abv2856 del vaccino AstraZeneca anti Covid-19, l’Aifa aveva deciso in via precauzionale di emettere un divieto di utilizzo di tale lotto su tutto il territorio nazionale riservandosi di prendere ulteriori provvedimenti, ove necessario, anche in stretto coordinamento con l’Ema, l’agenzia del farmaco europea. Uno stop malgrado non fosse stabilito alcun nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e tali eventi avversi. Era stato lo stesso presidente del Consiglio superiore della sanità Franco Locatelli nel corso di una conferenza stampa al ministero della salute a chiarire: «Chi rifiuta la vaccinazione con AstraZeneca sarà ricontattato per un’altra tipologia di vaccino ma soltanto successivamente nel tempo».Sulla stessa lunghezza d’onda del governatore Giani c’era la Regione Lazio di Nicola Zingaretti con l’allora assessore alla sanità Alessio D’Amato che aveva detto senza ombra di dubbio: «Quando il vaccino è approvato, è sicuro ma questo non significa che non ci siano reazioni avverse. Comunque nel Lazio abbiamo avuto poche cancellazioni delle prenotazioni per AstraZeneca. Chiaramente le sconsigliamo perché chi lo farà, finirà in coda ed è un rischio rilevante».Anche a Benevento il sindaco ed ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, al termine di un incontro con il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e i commercianti del capoluogo, a causa dell’aumento dei rifiuti, aveva assicurato: «Chi rifiuta il vaccino AstraZeneca va in coda, ma non è che non sarà vaccinato. Il vaccino viene fatto comunque».Intanto a partire dal 5 maggio 2023 è entrato in vigore il nuovo sistema di monitoraggio connesso alla fase 3 dell’epidemia da Sars-CoV-2 istituito con un decreto a marzo e che prevede il passaggio da un sistema di valutazione del rischio ad un sistema flessibile ed adattabile rispetto alla circolazione virale, garantendo comunque l’identificazione tempestiva dei cambiamenti nelle caratteristiche della diffusione dei casi di malattia e nell’impatto sui servizi assistenziali, fornendo un’adeguata e sollecita informazione alle autorità. Al 20 agosto i punti chiave del monitoraggio testimoniano che l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 1,1% (652 ricoverati), in leggero aumento rispetto alla settimana precedente (1,0% al 13 agosto) mentre è in diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,2% (18 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (0,3% al 13 agosto). I tassi di ospedalizzazione sono più elevati nelle fasce di età più alte (fasce 80-89 e oltre 90 anni rispettivamente pari a 11 e 18 per 1.000.000 di abitanti).
John Grisham (Ansa)
John Grisham, come sempre, tiene incollati alle pagine. Il protagonista del suo nuovo romanzo, un avvocato di provincia, ha tra le mani il caso più grosso della sua vita. Che, però, lo trascinerà sul banco degli imputati.
Fernando Napolitano, amministratore delegato di Irg
Alla conferenza internazionale, economisti e manager da tutto il mondo hanno discusso gli equilibri tra Europa e Stati Uniti. Lo studio rivela un deficit globale di forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero, elementi chiave che costituiscono il dialogo tra imprese e decisori pubblici.
Stamani, presso l’università Bocconi di Milano, si è svolta la conferenza internazionale Influence, Relevance & Growth 2025, che ha riunito economisti, manager, analisti e rappresentanti istituzionali da tutto il mondo per discutere i nuovi equilibri tra Europa e Stati Uniti. Geopolitica, energia, mercati finanziari e sicurezza sono stati i temi al centro di un dibattito che riflette la crescente complessità degli scenari globali e la difficoltà delle imprese nel far sentire la propria voce nei processi decisionali pubblici.
Particolarmente attesa la presentazione del Global 200 Irg, la prima ricerca che misura in modo sistematico la capacità delle imprese di trasferire conoscenza tecnica e industriale ai legislatori e agli stakeholder, contribuendo così a politiche più efficaci e fondate su dati concreti. Lo studio, basato sull’analisi di oltre due milioni di documenti pubblici elaborati con algoritmi di Intelligenza artificiale tra gennaio e settembre 2025, ha restituito un quadro rilevante: solo il 2% delle aziende globali supera la soglia minima di «fitness di influenza», fissata a 20 punti su una scala da 0 a 30. La media mondiale si ferma a 13,6, segno di un deficit strutturale soprattutto in tre dimensioni chiave (forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero) che determinano la capacità reale di incidere sul contesto regolatorio e anticipare i rischi geopolitici.
Dai lavori è emerso come la crisi di influenza non riguardi soltanto le singole imprese, ma l’intero ecosistema economico e politico. Un tema tanto più urgente in una fase segnata da tensioni commerciali, transizioni energetiche accelerate e carenze di competenze nel policy making.
Tra gli interventi più significativi, quello di Ken Hersh, presidente del George W. Bush Presidential Center, che ha analizzato i limiti strutturali delle energie rinnovabili e le prospettive della transizione energetica. Sir William Browder, fondatore di Hermitage Capital, ha messo in guardia sui nuovi rischi della guerra economica tra Occidente e Russia, mentre William E. Mayer, chairman emerito dell’Aspen Institute, ha illustrato le ricadute della geopolitica sui mercati finanziari. Dal fronte italiano, Alessandro Varaldo ha sottolineato che, dati alla mano, non ci sono bolle all’orizzonte e l’Europa ha tutti gli ingredienti a patto che si cominci un processo per convincere i risparmiatori a investire nelle economia reale. Davide Serra ha analizzato la realtà Usa e come Donald Trump abbia contribuito a risvegliarla dal suo torpore. Il dollaro è molto probabilmente ancora sopravvalutato. Thomas G.J. Tugendhat, già ministro britannico per la Sicurezza, ha offerto infine una prospettiva preziosa sul futuro della cooperazione tra Regno Unito e Unione Europea.
Un messaggio trasversale ha attraversato tutti gli interventi: l’influenza non si costruisce in un solo ambito, ma nasce dall’integrazione tra governance, innovazione, responsabilità sociale e capacità di comunicazione. Migliorare un singolo aspetto non basta. La ricerca mostra una correlazione forte tra innovazione e leadership di pensiero, così come tra responsabilità sociale e cittadinanza globale: competenze che, insieme, definiscono la solidità e la credibilità di un’impresa nel lungo periodo.
Per Stefano Caselli, rettore della Bocconi, la sfida formativa è proprio questa: «Creare leader capaci di tradurre la competenza tecnica in strumenti utili per chi governa».
«L’Irg non è un nuovo indice di reputazione, ma un sistema operativo che consente alle imprese di aumentare la protezione del valore dell’azionista e degli stakeholder», afferma Fernando Napolitano, ad di Irg. «Oggi le imprese operano in contesti dove i legislatori non hanno più la competenza tecnica necessaria a comprendere la complessità delle industrie e dei mercati. Serve un trasferimento strutturato di conoscenza per evitare policy inefficaci che distruggono valore».
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