2021-07-06
Giallorossi fregati da Renzi. La conta in aula sul ddl Zan rischia di affossare la legge
Rifiutata ogni trattativa, Pd e M5s vanno a testa bassa verso lo showdown in Senato. Ma tra voto segreto e la proposta di Iv di tornare al testo Scalfarotto i numeri ballano.Complice il periodo decisamente favorevole alle metafore calcistiche, si può dire che oggi il Senato sarà teatro di una partita doppia molto importante per le sorti della legge contro l'omotransfobia. A dirla tutta, il duplice match che si svolgerà prima in commissione Giustizia e quindi in aula (con un cospicuo numero di parlamentari terrorizzati da un eventuale protrarsi dei lavori che rischierebbe di sovrapporsi alla sfida di Londra tra Italia e Spagna), come posta in gioco non ha il semplice destino del ddl Zan, ma potrebbe investire il versante sinistro della maggioranza, con inevitabili ripercussioni sugli schieramenti per le prossime elezioni politiche.Ma andiamo per ordine: come è noto, alle 11, in commissione Giustizia è stato fissato il secondo round del tavolo di maggioranza sul ddl Zan che la settimana scorsa era stato aggiornato, per permettere a chi non condividesse il testo Zan attualmente in esame di presentare le proprie proposte di modifica, consentendo al presidente e relatore del ddl, Andrea Ostellari, di presentarsi stamani con una proposta di mediazione che possa accontentare tutte le forze politiche ed evitare uno showdown in aula dagli esiti incerti. Sembra però che la prima ipotesi sia già da scartare, vista la reazione stizzita e di chiusura dell'asse Pd-M5s-Leu alle proposte di compromesso giunte sia dai renziani che dal centrodestra. Motivando la presentazione di un pacchetto di emendamenti al testo Zan da parte del suo partito, Matteo Renzi ha suggerito ai «giallorossi» di scendere a più miti consigli, partendo dal presupposto che il ddl Zan non avrebbe i numeri per passare al Senato, come ha fatto invece alla Camera. «Troviamo una soluzione», ha detto l'ex premier nel corso di una diretta Facebook, «altrimenti facciamo finta di niente e per altri 10 anni non se ne parla più. Troviamo un compromesso serio e buono o si va alla conta e va come deve andare». Una convinzione che muove dalle malcelate perplessità che questo provvedimento suscita in una parte dello stesso Pd (tra l'altro quella a lui più vicina) e rafforzata dalla posizione ufficiale assunta dalla stessa Iv, che di fatto toglie dal computo dei voti favorevoli al ddl Zan quelli dei 17 senatori renziani. Ai suggerimenti di Renzi, si è aggiunta poi la proposta del leader leghista Matteo Salvini, che ha chiesto per l'ennesima volta al segretario dem Enrico Letta di scrivere insieme «un testo che aumenti le pene per chi discrimina o aggredisce due ragazzi o due ragazze che si amano», lasciando fuori però «l'ideologia, il coinvolgimento dei bambini e l'attacco alla libertà di pensiero». Il riferimento è agli articoli 1, 4 e 7 del testo Zan che, non a caso, Renzi e i suoi hanno già chiesto di sopprimere o modificare, e che trattano rispettivamente di identità di genere, di libertà di opinione e delle iniziative scolastiche in occasione della costituenda giornata nazionale contro l'omotransfobia (la parte che ha sollevato anche le proteste del Vaticano). È su questo sentiero che Ostellari si muoverà per la sua difficilissima sintesi, partendo dai punti di contatto tra gli emendamenti del centrodestra e quelli di Iv: niente identità di genere, no al reato d'opinione e piena autonomia delle scuole per le iniziative antiomofobia. Restano alcuni punti da verificare, come l'estensione della legge Mancino sui reati d'odio all'omotransfobia e l'istituzione della giornata contro l'omotransfobia (contenuti nel ddl Scalfarotto che Iv ha preso come modello). Anche su questo terreno resta una certa freddezza da parte della Lega e dell'Udc, ma qui gli ostacoli non appaiono insormontabili. In ogni caso, quand'anche i renziani e il centrodestra trovassero un punto di caduta su un nuovo testo, tutto fa pensare che ciò non eviterebbe il confronto in aula, a partire da quello di oggi pomeriggio sul calendario. Le risposte a Renzi e Salvini da parte di Letta (che pure all'indomani dei rilievi della Santa Sede aveva rilasciato dichiarazioni che andavano nel senso della mediazione) e di altri esponenti in vista del Pd lasciano facilmente prevedere che la questione si risolverà comunque in aula. Il padre del ddl, Alessandro Zan, ha lanciato un appello ai parlamentari di Iv, mettendoli in guardia sul fatti che Salvini li sta usando come «cavallo di Troia» per affossare la legge, mentre particolarmente dure sono state le reazioni in casa M5s: la ministra delle Politiche giovanili Fabiana Dadone ha scritto su Twitter che «in Italia abbiamo Renzi, Salvini e Meloni che bloccano i lavori in Parlamento, per raschiare il barile del consenso». Oggi pomeriggio, dunque, il voto palese sul calendario, a meno di clamorosi ribaltoni, certificherà che il ddl approderà in aula dal 13 luglio. A quel punto, i nodi dovranno necessariamente venire al pettine e la divisione sarà tra chi è pronto al muro contro muro sotto le insegne del testo Zan e chi è disposto a un compromesso per approvare uno strumento più incisivo di contrasto alle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale. Con le premesse poc'anzi esposte e di fronte allo scenario di un voto sicuramente segreto, è probabile che si apra la seconda fase della trattativa - quella che coinvolgerà anche Letta - ed è altrettanto probabile che Ostellari possa ritirare fuori dal cassetto la proposta che stamani sarà rispedita al mittente dai giallorossi
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