2021-06-26
Giallo sull’Italia in ginocchio. Bonucci prende tempo: «Si decide dopo la riunione»
Il vicecapitano schiva le polemiche. Il ct: «Sono per la libera scelta». Ma all'Uefa non è giunta alcuna richiesta. E con l'Austria rischiamo di avere contro il tifo inglese.L'arrivo a Luton, il giro di perlustrazione a Wembley. Poi, la conferenza stampa che tutti aspettavano, dopo che i media italiani, in mattinata, avevano dato una notizia che avrà fatto trasalire Enrico Letta: la Nazionale non s'inginocchierà prima del fischio d'inizio dell'ottavo di finale contro l'Austria, in programma stasera a Londra. Nessuna delle due squadre ha fatto pervenire all'Uefa, in tempo utile, la richiesta per inscenare il rituale antirazzista in ossequio del movimento Black lives matter. Dopo l'ordine sparso seguito domenica scorsa, prima dell'avvio di gara con il Galles, gli azzurri lo avevano annunciato: siamo tutti contro il razzismo, però dovremo prendere una decisione unitaria, in un senso o nell'altro. Tuttavia, la decisione, ieri sera, i vertici della Nazionale non l'hanno comunicata. Il vicecapitano, Leonardo Bonucci, con la stampa ha scelto un intervento da difensore nei minuti di recupero: ha buttato la palla in tribuna. «Faremo una riunione tecnica in albergo stasera per decidere tutti insieme cosa fare». Impenetrabile, il centrale, anche quando un giornalista gli ha fatto notare che né Italia né Austria avevano manifestato all'Uefa l'intenzione di mettersi in ginocchio. Nemmeno una smorfia del volto che lasciasse trasparire l'orientamento del gruppo: «Vederemo se arriverà la richiesta di fare un gesto contro il razzismo». L'impressione è che le resistenze siano forti; peserà, magari, il proposito di non mostrare che si prendono ordini da Letta? Il ct, Roberto Mancini, ai microfoni di Rai sport è stato altrettanto evasivo: «Non vorrei parlarne, e comunque sono per la libertà». Come il numero uno della Federcalcio, Gabriele Gravina. D'altra parte, di grattacapo diplomatico-politico, gli azzurri ne hanno già qualcuno. Agli inglesi non è piaciuto il blitz di Mario Draghi per scippare la finale a Londra. Perciò, è plausibile che il tifo di casa, stasera, sia tutto per gli austriaci. La capienza di Wembley, per l'ottavo di finale, sarà «solo» di 45.000 spettatori, ma è indubbio che il pubblico, sia pure sfoltito per le norme anti Covid, possa aggiungere tensione al primo dentro o fuori dell'Europeo. Sono poco più che note di colore, invece, le speculazioni sulla designazione dell'arbitro Anthony Taylor (inglese pure lui, nonché spettatore del nostro ultimo gol subito, contro l'Olanda, a ottobre 2020), o sul divieto di praticare la rifinitura in campo, per non rovinare il manto erboso dello stadio che, il 29 giugno, ospiterà l'ottavo tra i padroni di casa e la Germania.È inutile mettere le mani avanti: sulla carta, la sproporzione tra Italia e Austria è incolmabile. Noi siamo settimi nel ranking Fifa, loro ventitreesimi. Certo, i nostri avversari giocano con ordine, sanno pressare ma anche aspettare. Hanno incassato sei punti battendo Macedonia del Nord (3-1) e Ucraina (1-0) e, nonostante il 2-0 rimediato contro gli Orange, appena prima che iniziasse il torneo, in amichevole, avevano inchiodato sullo 0-0 l'Inghilterra. In rosa, vantano uomini di qualità: il capitano David Alaba, appena transitato al Real Madrid; l'ex Inter Marko Arnautovic; Marcel Sabitzer, in forze al Lipsia; il talento ventunenne Christoph Baumgartner, che ha regalato il passaggio del turno ai suoi con un gol di testa contro l'Ucraina e, nell'Hoffenheim, tra Bundeslinga ed Europa League, in questa stagione ha collezionato nove gol e sette assist. Quanto agli azzurri, in campo con il tipico e aggressivo 4-3-3, è praticamente impossibile che Giorgio Chiellini, dopo l'infortunio contro la Svizzera, possa giocare, nonostante sia tornato ad allenarsi con il resto del gruppo. Lo sostituirà ancora il laziale Francesco Acerbi, che nel match con il Galles ha offerto una prova convincente. Confermato, al posto dell'indisponibile Alessandro Florenzi, Giovanni Di Lorenzo, in grande forma soprattutto sul piano psicologico - e la testa servirà almeno quanto i piedi. Sulla fascia sinistra, sfrecceràà il velocista Leonardo Spinazzola, al quale, finora, è mancata soltanto la freddezza sotto porta. È pressoché certo che il ballottaggio tra Manuel Locatelli e Marco Verratti lo vinca il centrocampista del Psg, assistman contro il Galles, ma ancora non in grado di resistere 90 minuti. Nel corso della partita, gli subentrerà il giocatore del Sassuolo, già man of the match nella gara con gli elvetici. Il reparto sarà completato da Jorginho e Nicolò Barella. L'eventuale ingresso di Locatelli, tra l'altro, farà salire il tasso di «scorrettezza politica» della Nazionale che ha già rifiutato l'inchino politically correct: Il Tempo assicura che, tra i fan del campione, spicca il presidente russo, Vladimir Putin.Davanti, confermato il tridente Domenico Berardi-Ciro Immobile-Lorenzo Insigne, schierato nelle prime due gare, con lo juventino Federico Chiesa che partirà dalla panchina.Gli austriaci studiano un 4-1-4-1, con Florian Grillitsch davanti alla difesa per braccare il regista Jorginho. E si affidano a un motto lapalissiano: «Nel calcio tutto è possibile». Lo dice Alaba, lo ribadisce il ct Franco Foda, che gufa: «Prima o poi perderete». La Nazionale azzurra non è nuova a clamorose débâcle contro le cenerentole. Questa, però, è un'altra squadra. Per la spumeggiante Italia di Mancini, vincere è obbligatorio, o il bel sogno diventerebbe la cruda cronaca di un fallimento. Guadagnare un posto tra le prime otto d'Europa è l'obiettivo minimo. Dopo, potrebbe esserci la corazzata belga. Ma prima bisogna essere all'altezza dell'inno di Mameli e spennare «l'aquila d'Austria». Senza piegare la testa. E nemmeno le ginocchia.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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