2018-12-01
Gesù censurato: la piccola si ribella (e vince)
In una scuola elementare del Veneto, le maestre chiedono di omettere il nome di Cristo dalla canzone di Natale per non offendere i non cattolici. Un'alunna non ci sta, raccoglie le firme dei compagni e ottiene che il brano venga cantato nella versione originale.La scusa è sempre la stessa, non offendere le altre religioni e chi non crede ma, in realtà, l'obiettivo è solo quello di cancellare ogni traccia della tradizione cristiana dalla nostra cultura. Con l'approssimarsi di ogni Natale arrivano così puntualmente le segnalazioni dalle scuole di tutta Italia di presepi rimossi, recite dedicate ad un generico «nonno inverno» e canzoni sulla natività storpiate.L'ennesimo colpo di spugna sulle celebrazioni della nascita di Gesù sarebbe stato compiuto in una scuola elementare del Veneto, se non fosse stato per la cocciutaggine di una bambina di 10 anni. Ma andiamo per ordine. Tutto è accaduto agli inizi dello scorso mese di novembre in una scuola elementare di un comune del territorio della Riviera del Brenta, ai confini tra le province di Venezia e Padova. Le maestre, che iniziavano a far imparare ai bambini la canzone «Buon Natale in allegria» in vista dello spettacolo per le festività di fine anno, hanno chiesto di togliere la parola «Gesù» dal testo del motivo natalizio.Una bambina di 10 anni non ha mandato giù la strampalata richiesta e ha fatto un breve consulto tra i suoi compagni di classe raccogliendo le firme di tutti coloro che volevano lasciare Gesù al suo posto nella canzone. La petizione ha avuto il sostegno quasi unanime della classe, i bambini torneranno quindi a cantare quella nascita di 2018 anni fa che ha segnato uno spartiacque nella storia. Per l'esattezza infatti il brano dice «Su brindiamo! Festeggiamo! Questo è il giorno di Gesù». La vicenda è emersa solo nei giorni scorsi, dopo che la mamma della bambina ha saputo dall'iniziativa della figlia a cose fatte. Il tutto è poi stato reso di pubblico dominio da Alberto Semenzato, consigliere della Lega al consiglio regionale del Veneto, già vicesindaco di Mirano e attualmente segretario provinciale di Venezia Lega Nord - Liga Veneta, al quale è stata recapitata, via Whatsapp, la lettera di poche righe scritta dalla bimba al preside della scuola per chiedere che la canzone fosse eseguita seguendo il testo originale. Il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana ha subito commentato quanto accaduto: «Bravissima! Da questa bimba, e dai suoi compagni, un grande gesto a difesa delle nostre tradizioni. Viva il Natale». Un «brava, bimba!» arriva anche dalla leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Ma la presa di coscienza, l'intraprendenza e le capacità di coinvolgimento della bambina veneta sono talmente sorprendenti che abbiamo voluto farci confermare la dinamica dei fatti dallo stesso consigliere Semenzato.«La mamma mi ha girato la lettera della bambina, ma ora i genitori della piccola alunna sono molto preoccupati, non si aspettavano tutto questo clamore mediatico» ha detto alla Verità Semenzato che, da parte sua, continua a tenere celata sia l'identità della famiglia sia il comune del comprensorio del Brenta teatro dell'accaduto. «La famiglia non vuole fare alcuna polemica con la scuola, anche perché è tutto finito nel migliore dei mondi», spiega ancora alla Verità il consigliere del Carroccio, «rispetto ad altri casi di cronaca simili, qui le maestre hanno preso atto della volontà dalla maggioranza degli alunni e l'hanno rispettata». Insomma ci voleva la purezza di una bambina per ricordare a degli adulti che il Natale non è la tredicesima spesa nei centri commerciali o le vacanze sulla nave, ma la nascita di Gesù Cristo. Che ci crediate oppure no, questo evento è parte delle fondamenta della nostra cultura e trasmetterne la conoscenza alle nuove generazioni non significa indottrinarli ma renderli consapevoli della propria identità, un atto necessario anche per coloro anche un giorno volessero allontanarsene o rifiutarla in toto. Tra l'altro queste operazioni che rivisitano il Natale in chiave politicamente corretta rischiano anche di far cadere nel ridicolo le celebrazioni, come quando lo scorso anno in una scuola della provincia di Pordenone la parola Gesù fu sostituta con la parola Perù. A Terni qualche settimana fa la rimozione di simboli del Natale da una scuola fu persino stigmatizzata dall'imam della locale comunità islamica. L'ennesima conferma che coloro sognano un mondo privo di simboli religiosi non sono mossi da alcuna motivazione legata all'accoglienza, ma solo da una furia iconoclasta volta a rendere tutto piatto e indifferente.
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Duilio Poggiolini (Getty Images)
L'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)