2022-06-22
Gdf, denunciate 29.000 persone per illeciti sul reddito di cittadinanza
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Dalla scoperta di 5.762 evasori totali a quella di 288 milioni di illeciti in materia di reddito di cittadinanza. La Guardia di Finanza, che festeggia 248 anni di attività, ha reso noti oggi – attraverso un comunicato stampa – i principali risultati conseguiti tra gennaio 2021 e maggio 2022. In questo arco di tempo, le fiamme gialle hanno eseguito oltre un milione di interventi ispettivi e circa 74.000 indagini, volte al contrasto di illeciti economico-finanziari e di infiltrazioni criminali nell’economia.Notevoli risultati sono stati raggiunti sul piano della lotta all’evasione fiscale. In particolare, sono stati individuati 5.762 evasori totali (ossia esercenti attività d’impresa o di lavoro autonomo completamente sconosciuti al fisco) e 26.537 lavoratori in “nero” o irregolari. Sono stati inoltre scoperti 1.615 casi di evasione fiscale internazionale. In tutto questo sono stati condotti quasi 70.000 controlli doganali sulle merci entrate nel nostro territorio in evasione d’imposta o in violazione delle norme di sicurezza. In materia di contrabbando, sono state tra l’altro sequestrate 649 tonnellate di tabacchi a fronte di 1.165 soggetti denunciati (di cui 155 arrestati). Importanti risultati sono stati conseguiti anche sul fronte del gioco illegale, con la scoperta di 388 agenzie clandestine. La Guardia di Finanza ha inoltre condotto attività a tutela della spesa pubblica. Gli interventi in materia hanno sfiorato quota 70.000, oltre a quasi 15.000 indagini delegate dalla magistratura nazionale ed europea: “45.700 soggetti sono stati denunciati e oltre 7.600 segnalati alla Corte dei conti per danni erariali pari a oltre 3,5 miliardi di euro, 549 milioni dei quali in danno alle risorse destinate al sistema sanitario”, recita il comunicato delle fiamme gialle. Ammontano invece a oltre 129 milioni le frodi rilevate per quanto riguarda fondi strutturali e spese dirette gestite dalla Commissione europea. Particolare attenzione è stata inoltre rivolta al reddito di cittadinanza. “Nel complesso”, si legge a tal proposito nel comunicato, “sono stati scoperti illeciti per 288 milioni – di cui 171 milioni indebitamente percepiti e 117 milioni fraudolentemente richiesti e non ancora riscossi – e sono state denunciate oltre 29.000 persone”. Le fiamme gialle si sono occupate anche di appalti. In particolare, le persone denunciate per reati in materia di appalti, corruzione e ulteriori reati contro la pubblica amministrazione sono state oltre 3.400. Un fronte di significativa rilevanza è poi quello del contrasto alla criminalità organizzata ed economico finanziaria. Sono stati 1.649 gli interventi condotti in materia di riciclaggio e antiriciclaggio, con 4.684 persone denunciate, di cui 606 finite in manette. In questo quadro, sono stati inoltre sequestrati beni per 1,4 miliardi. I sequestri per usura ammontano invece a 33 milioni, a fronte di 83 arresti. Sono poi state analizzate circa 260.000 segnalazioni di operazioni sospette, di cui quasi 1.600 attinenti al finanziamento del terrorismo. Tra l’altro, in applicazione della normativa antimafia, sono stati sottoposti ad accertamenti patrimoniali 15.185 soggetti, con l’applicazione di provvedimenti di sequestro e confisca per 3,5 miliardi.Particolare impegno è stato inoltre riservato al contrasto del narcotraffico con l’arresto di 1.896 soggetti e il sequestro di quasi 97 tonnellate di sostanze stupefacenti e di 249 mezzi. Oltre 16.000 interventi sono stati invece condotti sul fronte della contraffazione. Prosegue poi l’impegno nel Canale di Sicilia: complessivamente, l’azione di contrasto dell’immigrazione irregolare via mare ha condotto all’arresto di 171 scafisti e al sequestro di 714 mezzi. Tutto questo, mentre nell’Adriatico meridionale e nello Ionio settentrionale l’impegno operativo è finalizzato a individuare imbarcazioni impiegate per il trasporto delle sostanze stupefacenti. Ma non è tutto. Le fiamme gialle si sono occupate anche di portare a termine accertamenti patrimoniali su individui e società sanzionate dall’Unione europea nel contesto della crisi ucraina.
Nel riquadro, il chirurgo Ludwig Rehn (IStock)
Non c’era più tempo per il dottor Ludwig Rehn. Il paziente stava per morire dissanguato davanti ai suoi occhi. Era il 7 settembre 1896 e il medico tedesco era allora il primario di chirurgia dell’ospedale civile di Francoforte quando fu chiamato d’urgenza per un giovane giardiniere di 22 anni accoltellato nel pomeriggio e trovato da un passante soltanto ore più tardi in condizioni disperate. Arrivò di fronte al dottor Rehn solo dopo le 3 del mattino. Da questo fatto di cronaca, nascerà il primo intervento a cuore aperto della storia della medicina e della cardiochirurgia.
Il paziente presentava una ferita da taglio al quarto spazio intercostale, appariva pallido e febbricitante con tachicardia, polso debole, aritmia e grave affanno respiratorio (68 atti al minuto quando la norma sarebbe 18-20) aggravato dallo sviluppo di uno pneumotorace sinistro. Condizioni che la mattina successiva peggiorarono rapidamente.
Senza gli strumenti diagnostici odierni, localizzare il danno era estremamente difficile, se non impossibile. Il dottor Rehn riuscì tuttavia ad ipotizzare la posizione del danno mediante semplice auscultazione. La ferita aveva centrato il cuore. Senza esitare, decise di intervenire con un tamponamento cardiaco diretto, un’operazione mai provata precedentemente. Rehn praticò un’incisione di 14 cm all’altezza del quinto intercostale e scoprì la presenza di sangue scuro. Esplorò il pericardio con le mani, quindi lo aprì, esponendo per la prima volta nella storia della medicina un cuore attivo e pulsante, seppur gravemente compromesso e sanguinante. Tra i coaguli e l’emorragia Rehn individuò la ferita da taglio all’altezza del ventricolo destro. Il chirurgo operò una rapida sutura della ferita al cuore con un filo in seta, approfittando della fase di diastole prolungata a causa della sofferenza cardiaca. La sutura fu ripetuta tre volte fino a che l’emorragia si fermò del tutto e dopo un sussulto del cuore, questo riprese a battere più vigoroso e regolare. Prima di richiudere il torace, lavò il cuore ed il pericardio con soluzione idrosalina. Gli atti respiratori scesero repentinamente da 76 a 48, la febbre di conseguenza diminuì. Fu posto un drenaggio toracico che nel decorso postoperatorio rivelò una fase critica a causa di un’infezione, che Rehn riuscì tuttavia a controllare per l’efficacia del drenaggio stesso. Sei mesi dopo l’intervento il medico tedesco dichiarava: «Sono oggi nella fortunata posizione di potervi dichiarare che il paziente è ritornato in buona salute. Oggi è occupato in piccole attività lavorative, in quanto non gli ho al momento permesso nessuno sforzo fisico. Il paziente mostra ottime prospettive di conservazione di un buono stato di salute generale».
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