2025-06-29
Gay pride Milano, Sala si sveglia: «Ebrei a rischio»
A Milano ondata di bandiere palestinesi e slogan contro «il genocidio». De Corato (Fdi): «Corteo pro Hamas». Il sindaco: «Capisco l’assenza della brigata israelita, c’è paura».Lo striscione con la grande scritta «Resistenza arcobaleno» e quello «No al genocidio in Palestina» hanno aperto il corteo del Pride di Milano, che ieri ha attraversato la città.A guidare le 350.000 persone ( stimate dagli organizzatori) in corteo da via Vittor Pisani c’era il «Trenino delle Famiglie Arcobaleno» che festeggiava i 20 anni dalla nascita. Fra le sigle presenti Pd, Alleanza Verdi e Sinistra con lo striscione sul carro «No Pride in genocide», il M5s senza carro, Cgil, Sentinelli, Amnesty e Agedo. Assente invece la comunità ebraica, in dissenso con l’uso della parola «genocidio» utilizzata dagli organizzatori nel manifesto politico per descrivere quanto sta accadendo a Gaza.«Mi dispiace per l’assenza della comunità ebraica e li capisco, capisco che c’è paura ed è un peccato enorme. C’è il rischio di antisemitismo, dopodiché sostengo che il governo Netanyahu sia una iattura, ma sostengo anche che a Milano bisogna restare molto attenti», ha detto il sindaco Giuseppe Sala parlando anche dei cartelli «Israeli not welcome» comparsi qualche giorno fa a Milano. «Su questa tematica si stanno sprecando tante parole. Contano di più i fatti e noi i fatti li abbiamo fatti. Io sono stato avvisato un minuto dopo che i cartelli sono apparsi». «Ancora una volta abbiamo assistito all’ennesimo corteo pro-Hamas e, con la scusa del Pride, centinaia di persone hanno sfilato con bandiere della Palestina addosso o sventolate e volti con parte del corpo colorati di verde, bianco, rosso e nero. Altro che corteo Lgbt. Ha fatto bene la Brigata Ebraica milanese a non partecipare alla manifestazione» ha detto il deputato di Fdi, Riccardo De Corato, insistendo: «Il compagno Majorino, ancora una volta, ha protestato e si è lamentato sul fatto che la destra «piano piano comunque porta avanti un messaggio di negazione dei diritti e Regione Lombardia». Ma come mai Bertolè, Schlein, Buscemi e lo stesso Majorino, non contestano anche Mosca e i Paesi arabi per esempio? Quando andranno a organizzare un Arabian-Islamic pride?».Il capogruppo del Pd regionale, Pierfrancesco Majorino sottolineando che «Milano che è sempre stato avamposto contro le discriminazioni», aveva risposto al leghista Roberto Vannacci, che si domandava se a «morire al fronte» avremmo mandato «quelli del Pride»: «È il fascismo 2.0: siamo di fronte al fatto che è una svolta radicalissima della destra della Lega, non dobbiamo trattarlo come fenomeno da baraccone. Lui dice quello che pensa un bel pezzo della destra e quello che pensa Orbán».E mentre sul carro del Pd c’era il cartonato del presidente lombardo Attilio Fontana con la bandiera arcobaleno e cartelloni che recitavano «chi odia la libertà odia anche l’amore come Orbán» il sindaco Sala ha ribadito: «Oggi il Pride guarda anche a Budapest perché credo che oggi il vero senso sia quello di continuare a ribadire che la libertà è un valore, come dice anche la nostra Costituzione, è un valore che ha un unico limite: il rispetto della libertà degli altri. Viviamo in un periodo in cui si vuol negare la libertà a tanti, sono momenti difficili, nulla è acquisito e quindi bisogna continuare pacificamente, ma intensamente, a battersi perché le conquiste ottenute non si perdano». E nomina anche lui Vannacci: «È chiaro che la possiamo un po' buttare in caciara o non dare importanza a queste affermazioni, però Vannacci è il vicesegretario di un partito di governo. Ci sono tanti segnali e tentativi di grattare un po' la pancia a chi vuole farci tornare indietro».
Iil presidente di Confindustria Energia Guido Brusco
Alla Conferenza annuale della federazione, il presidente Guido Brusco sollecita regole chiare e tempi certi per sbloccare investimenti strategici. Stop alla burocrazia, realismo sulla decarbonizzazione e dialogo con il sindacato.
Visione, investimenti e alleanze per rendere l’energia il motore dello sviluppo italiano. È questo il messaggio lanciato da Confindustria Energia in occasione della Terza Conferenza annuale, svoltasi a Roma l’8 ottobre. Il presidente Guido Brusco ha aperto i lavori sottolineando la complessità del contesto internazionale: «Il sistema energetico italiano ed europeo affronta una fase di straordinaria complessità. L’autonomia strategica non è più un concetto astratto ma una priorità concreta».
La transizione energetica, ha proseguito Brusco, deve essere affrontata con «realismo e coerenza», evitando approcci ideologici che rischiano di danneggiare la competitività industriale. Decarbonizzazione, dunque, ma attraverso strumenti efficaci e con il contributo di tutte le tecnologie disponibili: dal gas all’idrogeno, dai biocarburanti al nucleare di nuova generazione, dalle rinnovabili alla cattura e stoccaggio della CO2.
Uno dei nodi principali resta quello delle autorizzazioni, considerate un vero freno alla competitività. I dati del Servizio Studi della Camera dei Deputati parlano chiaro: nel primo semestre del 2025, la durata media di una Valutazione di Impatto Ambientale è stata di circa mille giorni; per ottenere un Provvedimento Autorizzatorio Unico ne servono oltre milleduecento. Tempi incompatibili con la velocità richiesta dalla transizione.
«Non chiediamo scorciatoie — ha precisato Brusco — ma certezza del diritto e responsabilità nelle decisioni. Il Paese deve premiare chi investe in innovazione e sostenibilità, non ostacolarlo con inefficienze che non possiamo più permetterci».
Per superare la frammentazione normativa, Confindustria Energia propone una legge quadro sull’energia, fondata sui principi di neutralità tecnologica e sociale. Uno strumento che consenta una pianificazione stabile e flessibile, in linea con l’evoluzione tecnologica e con il coinvolgimento delle comunità. Una recente ricerca del Censis evidenzia infatti come la dimensione sociale sia cruciale: i cittadini sono disposti a modificare i propri comportamenti, ma servono trasparenza e dialogo.
Altro capitolo centrale è quello delle competenze. «Non ci sarà transizione energetica senza una transizione delle competenze», ha ricordato Brusco, rilanciando la necessità di investire nella formazione e nel rafforzamento della collaborazione tra imprese, università e scuole.
Il presidente ha infine ringraziato il sindacato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore energia e petrolio, definendolo un esempio di confronto «serio, trasparente e orientato al futuro». Un modello, ha concluso, «basato sul dialogo e sulla corresponsabilità, capace di conciliare la valorizzazione del lavoro con la competitività delle imprese».
Continua a leggereRiduci