2025-06-23
Frassati e Acutis. Quando la santità è una cosa da ragazzi
Il 7 settembre Leone XIV canonizzerà i due giovani. Dalla vita incredibilmente simile, nonostante il secolo di distanza, per la fede gioiosa e libera dal tempo.La madre del patrono di Internet: «A New York, uno mi ha raccontato di un parente con il cancro guarito improvvisamente dopo averlo invocato. Già a 3 anni aveva una fede straordinaria, non smetteva di pregare».La mostra da lui ideata può essere prenotata dai sacerdoti per le proprie parrocchie Narra i tanti prodigi accaduti all’ostia consacrata, inspiegabili anche per la scienza.Lo speciale contiene tre articoliGiovani, belli, radiosi, capaci di vivere la fede con intensità e naturalezza, con gioia ma senza pose né ostentazione. Anche se sono vissuti a oltre sei decenni di distanza, i beati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis potrebbero essere fratelli. E in effetti lo sono; e non solo nella fede cattolica genericamente intesa, ma proprio nella santità, dato che verranno canonizzati assieme il prossimo 7 settembre, secondo quanto annunciato da Papa Leone XIV. Una santa accoppiata dunque, che merita di essere conosciuta più da vicino, anche in ragione delle tante somiglianze che oggettivamente intercorrono tra i due che, per iniziare, non sono mai invecchiati, se si pensa che il torinese Frassati è morto a 24 anni mentre Acutis, nato a Londra ma vissuto a Milano, ad appena 15. Una seconda somiglianza biografica - che sfata il mito della fede come consolatorio «oppio dei popoli» e degli emarginati - riguarda la condizione sociale dei beati, ambedue provenienti da famiglie agiate: Acutis era figlio di Andrea, ex presidente di Vittoria Assicurazioni, e di Antonia Salzano, a sua volta di natali benestanti, mentre Frassati era primogenito di Alfredo, giurista e direttore del quotidiano La Stampa, e della pittrice Adelaide Ametis. Beninteso: non si vuol certo insinuare una sorta di preferenza classista della Chiesa né tanto meno del Cielo - si guardi alla Madonna, che a Lourdes ha voluto apparire alla poverissima Bernadette e a Fatima a tre pastorelli, solo per citare due casi -, ma senza dubbio sapere che a breve saranno santi due giovani contemporanei che avrebbero potuto spassarsela come, anzi di più, dei loro coetanei, ecco, non può non colpire.Proseguendo, un altro tratto simile tra i due era l’amore illimitato per la Chiesa e la sua dottrina. Iniziando con Frassati, va ricordato come - oltre a frequentare le Opere di san Vincenzo - si fosse iscritto a diverse congregazioni e associazioni cattoliche, portando avanti una ricerca della fede autentica, altra da formalismo e materialismo che poteva respirare in casa. La svolta per il giovane è arrivata però con la spiritualità dei Domenicani, dei quali era diventato terziario. Sorprendente, poi, il legame tra Frassati e la figura di fra Girolamo Savonarola; un legame poco noto ma, come messo in luce dal mensile Il Timone, assai solido se si pensa che il giovane era diventato terziario domenicano proprio col nome di fra Girolamo, definendo l’omonimo e discusso religioso rinascimentale «una figura a me cara» con «gli stessi sentimenti contro i corrotti costumi». Parole senza dubbio forti e, per così dire, ecclesialmente scorrette se si pensa che risalgono ad appena un secolo fa, non a chissà quali epoche remote.Allo stesso tempo, Acutis ardeva di fede eucaristica: andava a Messa tutti i giorni ritenendo appunto l’Eucaristia «un’autostrada per il cielo», recitava quotidianamente il rosario e certo non sposava la morale del suo, del nostro tempo. Significativo, in tal senso, il fatto che quando passava davanti alla televisione «l’influencer di Dio» fosse solito coprirsi gli occhi dinnanzi a pubblicità che riteneva mostrassero contenuti inappropriati, assumendo un atteggiamento che non è scontato oggi abbiano neppure i religiosi. Non solo. Sappiamo che il giovane milanese non mancava di rattristarsi, quando sapeva dei coetanei alle prese con le loro prime esperienze sessuali e, quindi, con rapporti prematrimoniali: altro tema, questo, su cui non sono molti nel mondo cattolico quelli che hanno il coraggio di esprimersi con chiarezza.Parallelamente alla fede vissuta senza fronzoli, Frassati e Acutis sono vicini anche in un atteggiamento: quello dell’allegria. Che, beninteso, non è affatto un sentimento poco ortodosso, anzi. Non a caso un altro grande santo, don Giovanni Bosco, non solo approvava l’approccio gioioso, ma assicurava: «Il demonio ha paura della gente allegra». Ebbene, molte se non tutte le foto che abbiamo di Frassati lo ritraggono sorridente, radioso, talvolta impegnato in gran risate. A riprova dello spirito frassatiano, possiamo segnalare come il giovane torinese con gli amici creò anche una «società» simpaticamente denominata «Tipi loschi», composta da ragazzi che, in uno spirito di letizia, si spronavano reciprocamente ad avanzare nella vita di preghiera e nelle opere di carità. «Ogni cattolico non può non essere allegro; la tristezza deve essere bandita dagli animi dei cattolici», affermava sempre Frassati, fugando ogni dubbio sulla letizia che lo dominava.Anche le foto di Acutis trasudano di un chiaro atteggiamento gioioso. Anzi, del giovane milanese abbiamo perfino diversi video - incluso quello in cui profeticamente annuncia la morte («sono destinato a morire») - in cui il giovane appare sorridente; in qualche filmato fa pure delle facce buffe, smorfie incluse. In un video realizzato dalla Chiesa ambrosiana, un suo amico conferma: «Era allegro, era una persona piena di vita, estremamente esuberante. Era genuino, era proprio simpatico. Io ho dei ricordi, dei grandissimi ricordi di risate con lui». Il buonumore non lasciò Acutis neppure in prossimità della morte. Emblematica la sua reazione pochi giorni prima, quando già stava male e gli fu diagnosticata una leucemia di tipo M3 o promielocitica, che determina una rapida e letale proliferazione di cellule tumorali. Trovatosi coi genitori poco dopo con l’incontro del primario, infatti, il giovane reagì con un grande sorriso dicendo: «Il Signore mi ha dato una sveglia!».Per concludere, e volendo riassumere le affinità che accomunano Frassati e Acutis, si tratta di due giovani che hanno vissuto la loro fede mai come alternativa all’impegno sociale (ambedue, infatti, erano impegnati in opere di carità) e, soprattutto, testimoniandola - se ci è concessa l’espressione - con carisma e fascino. Erano infatti due veri leader, brillanti e intelligenti, che avevano tutte le carte in regola per diventare gente di successo, nell’accezione più mondana del termine. E invece proprio probabilmente per questo, proprio per la loro intelligenza aperta alla fede, hanno scelto un’altra strada: quella della Chiesa e di Gesù Cristo. E lo hanno fatto non certo come rinuncia, anche perché diversamente non si spiegherebbe il loro animo quotidianamente gioioso, no. Alla carriera e alle strade che peraltro avrebbero potuto intraprendere facilmente, entrambi - Frassati facendosi terziario domenicano e Acutis meditando sull’ipotesi del sacerdozio - hanno scelto di vivere cristianamente perché questo per loro rappresentava la vera felicità e, a ben vedere, pure la vera libertà rispetto alle ideologie dominanti. Non a caso abbiamo di entrambi frasi che esortano all’anticonformismo. Acutis avvertiva che «tutti nascono originali ma molti muoiono fotocopie», mentre di Frassati resta memorabile un episodio. Un giorno, infatti, per prenderlo in giro così come pure oggi vengono irrisi i cattolici, gli chiesero: «Sei un bigotto?». «No, sono rimasto cristiano», fu la sua risposta. Che rispecchia appieno quanto ricordato da Papa Leone XIV nella sua prima omelia. «Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti», ha detto il pontefice statunitense, «sono ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito». È un clima ostile respirato anche da Frassati e Acutis, che però hanno tirato diritto seguendo Gesù. E anche di questo esempio non si può che esser loro grati.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/frassati-e-acutis-quando-la-santita-e-una-cosa-da-ragazzi-2672412805.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tutti-i-giorni-mi-giungono-notizie-di-nuovi-segni-nel-nome-di-mio-figlio" data-post-id="2672412805" data-published-at="1750577679" data-use-pagination="False"> «Tutti i giorni mi giungono notizie di nuovi segni nel nome di mio figlio» Classe 1966, Antonia Salzano Acutis, mamma di Carlo, non si ritiene responsabile della religiosità del figlio, manifestatasi in modo prodigioso fin dai suoi primi anni di vita. Ciò nonostante, da quando lui è mancato - stroncato da una leucemia il 12 ottobre 2006 -, la signora si impegna quotidianamente in prima persona per far conoscere la straordinaria fede che l’ha animato nei suoi 5.640 giorni di vita. La Verità l’ha contattata, a margine della presentazione dei volumi «ufficiali» su Carlo Acutis da lei scritti, intitolati Il segreto di mio figlio, Santa messa santo me e Non io ma Dio, tutti editi da Piemme.La notizia era già nell’aria, ma cos’ha provato quando giorni fa, nel suo primo Concistoro, papa Leone XIV ha ufficializzato la data del 7 settembre per la canonizzazione di suo figlio e del beato Frassati?«Ho provato sorpresa perché noi ipotizzavamo tante date ma quella non l’avevamo proprio pensata. Invece ci ha sorpreso tutti, perché lei sa che c’è il Giubileo dei Giovani, previsto per il 3 agosto?».Sì.«Invece tutto è stato traslato al 7 settembre. Sono contenta che sia assieme a Pier Giorgio Frassati perché, come Carlo, pure essendo più grande - aveva circa 10 anni più di lui -, è una figura molto eucaristica. Tutti e due andavano a messa tutti i giorni, facevano le lodi alla Madonna, il rosario e soprattutto erano coinvolti anche in opere di carità. Sono due giovani che hanno parlato al loro tempo e continuano a parlare al nostro».Suo figlio conosceva e apprezzava la figura di Frassati?«Certamente. Pensi che lui prima di morire, sa che ha fatto tante mostre (tra cui quella dei miracoli eucaristici che gira tutto il mondo), voleva farne una sui santi giovani, perché avevamo ricevuto in regalo da un editore francese mio amico, un libro sui santi giovani. Carlo conosceva bene il francese e allora, vedendo questo libro, aveva detto: “Devo fare una mostra sui santi giovani”. Guardi un po’ il destino, perché dopo pochi giorni si è ammalato ed è successo quello che è successo e, oggi, lui è uno di questi giovani. Perché niente è casuale, no?».Vero. Senta, di Carlo una volta ha detto: «Ero certa che fosse santo già in vita». Quale, tra le numerose virtù di suo figlio, le dava più questa certezza?«Certamente la carità che aveva, la generosità, il pensare sempre agli altri, il non parlare mai male di nessuno, il suo essere sempre sorridente. Il fatto che lui dicesse che la tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi e la felicità lo sguardo rivolto verso Dio. Questo ci fa capire com’era. Ricordo anche questa obbedienza che aveva, che era straordinaria, questa docilità, questa umiltà, che non erano normali. E poi questa fede straordinaria, che lo portava a 3 anni e mezzo a entrare nelle chiese per pregare e non se ne voleva più andare, nonostante al parco lo aspettassero degli amichetti; oppure il fatto che abbia fatto la comunione a 7 anni, per suo desiderio».Nell’iter di canonizzazione si è considerato un miracolo di Carlo: la guarigione d’una studentessa operata di trauma cranico dopo l’invocazione di suo figlio da parte della madre. Lei però ha parlato di «tanti miracoli» che sarebbero già avvenuti grazie all’intercessione di Carlo. Di quanti è conoscenza?«Tutti i giorni c’è la notizia di un miracolo. Io sono stata a New York pochi giorni fa per un incontro a Saint Patrick, c’erano più di 2.500 persone con la gente in piedi e tanti di questi americani sono venuti da me a dirmi che avevano avuto dei segni; uno è venuto a raccontarmi che aveva avuto un parente con il cancro al pancreas - a cui avevano dato pochi giorni di vita -, che ha pregato Carlo e il cancro è sparito completamente. Di questi miracoli, guardi, io tutti i giorni ricevo notizia. Adesso, mi hanno detto, c’è la notizia al Sud di un ragazzino che è uscito dal coma e per il quale avevano pregato Carlo. Ma io tutti i giorni ricevo incartamenti di miracoli, di guarigioni, di conversione».Suo figlio è considerato il patrono di Internet, che purtroppo per molti giovani è oggi occasione, oltre che di peccato, di isolamento. Carlo come conciliava il tempo dedicato alla Rete e all’informatica con la socialità, la scuola e la devozione?«Il suo centro era Gesù, l’incontro con Gesù nell’Eucaristia, che per lui era l’incontro con un vivo, realmente presente. Per lui ruotava tutto attorno a questo. Se facevamo un viaggio, per lui la prima preoccupazione era capire quale fosse la chiesa più vicina al nostro albergo, per non perdere la Messa e l’incontro con Gesù. Quanto alla Rete, ai tempi di Carlo c’erano già Messenger e il telefonino, che però lui spegneva perché aveva da fare. Quando gli venne regalata una Play Station, lui aveva 8 anni e si impose di non usarla più di un’ora a settimana, questo perché aveva capito che ci sono delle situazioni di rischio e pericolo».Si dava delle regole rigide, insomma.«Era molto capace di dominare la sua vita, quindi anche con Internet diceva che il rischio era di diventare dei burattini, come con Mangiafuoco. Ma ultimamente questa consapevolezza è cresciuta nelle famiglie e nelle istituzioni. Proprio in questi giorni ho visto che non si potrà più usare il telefonino in classe, e queste sono buone notizie».Carlo diceva: «Tutti nascono originali ma molti muoiono fotocopie». Come si fa a non morire fotocopia?«Realizzando quel progetto che Dio, sin dall’eternità, ha pensato per ognuno di noi. Cosa dice Gesù? “Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro che è nei cieli”. Ma se io mi voglio omologare al mondo, che mi vuole uguale agli altri, questo non è possibile». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/frassati-e-acutis-quando-la-santita-e-una-cosa-da-ragazzi-2672412805.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="carlo-racconta-oltre-130-miracoli" data-post-id="2672412805" data-published-at="1750577679" data-use-pagination="False"> Carlo racconta oltre 130 miracoli Www.miracolieucaristici.org. Basta un clic e si apre subito, il sito realizzato da Carlo Acutis sui miracoli eucaristici. Nel portale sono presenti contenuti di una mostra internazionale composta da 166 pannelli - formato 60 x 80, plastificati avanti e dietro, ma non rigidi e quindi molto leggeri - che ha già girato il mondo, toccando tutti e cinque i continenti. Ragguardevoli, in effetti, i numeri, che ammontano a 500 parrocchie in Italia e a oltre 10.000 solo negli Stati Uniti, dove il beato è molto apprezzato. Tra le tappe in cui è arrivata, si segnalano i santuari mariani più famosi: Fatima, Lourdes e Guadalupe.Tradotta già in 17 lingue, strutturata sulla base di un’ampia rassegna fotografica e con accurate descrizioni storiche, come dice il nome stesso la mostra presenta i miracoli eucaristici. Quanti? Oltre 130. Chi fosse interessato a organizzare una mostra - i cui pannelli in alta risoluzione, pronti per la stampa, sono disponibili nella sezione «download» del sito -, non ha che da attivarsi con un sacerdote: essa infatti può essere richiesta dai parroci, dai rettori dei Santuari e degli istituti religiosi o dai loro delegati. Va evidenziato come la mostra venga concessa del tutto gratuitamente e non ci siano, quindi, spese da sostenere.Solo, data l’abbondanza di richieste, è possibile che si debba affrontare un’attesa che, in qualche caso, può essere anche di mesi. Ma è un’attesa che, assicura chi ha già allestito questa mostra, merita di essere sostenuta anche per far meglio conoscere non solo, ovviamente, Acutis stesso, ma anche gli stessi miracoli eucaristici. Che, per chi non lo sapesse, consistono in fenomeni prodigiosi in manifestazione dei quali l’ostia consacrata o il vino assumono qualità soprannaturali, come sanguinare o trasformarsi in carne visibile.Per chi crede, tali eventi rappresentano interventi divini per confermare la fede cattolica nella transustanziazione, dove il pane e il vino diventano veramente il corpo e il sangue di Cristo; cosa, quest’ultima, che durante la consacrazione e la messa avviene ogni volta, anche se l’ostia e il vino mantengono le loro sembianze esteriori. Viceversa, nel caso dei miracoli eucaristici tanto cari ad Acutis può succedere - ed è già successo più volte - che l’ostia consacrata sanguini o presenti delle macchie ematiche. Il fenomeno, come si può immaginare, è oggetto di uno studio molto attento.Uno dei maggiori specialisti al riguardo, quanto meno a livello italiano, è il dottor Franco Serafini, autore del libro Un cardiologo visita Gesù (Edizioni studio domenicano), contenente un’analisi scientifica di cinque miracoli eucaristici. Che, pur differenti tra loro per storia e luogo dove risultano avvenuti, presentano delle sorprendenti costanti. Serafini si è difatti accorto che, nei casi da lui presi in esame, ricorre la comparsa di qualcosa di molti specifico: del tessuto muscolare miocardico umano - e talvolta sangue - con segni di sofferenza. E sempre si trova il medesimo gruppo sanguigno, l’Ab. Quasi a testimoniare, anzi probabilmente proprio a conferma - per chi crede -, del fatto che, pur manifestandosi nei posti più lontani nel tempo e nello spazio lui, Gesù Cristo, è sempre lo stesso.A tale proposito, Serafini fa anche notare come il gruppo Ab sia estremamente raro, e ciò conferisce un peso rilevantissimo al dato statistico dell’improbabilità del falso dei miracoli eucaristici e delle sacre reliquie, tutti contemporaneamente di gruppo Ab, perfino se provenienti da epoche in cui la nozione di gruppo sanguigno era ancora di là da venire.