2024-07-16
La sinistra francese è già esplosa. Intanto i macroniani guardano al Rn
Jean-Luc Melénchon e Olivier Faure (Ansa)
Da oggi il Paese è senza governo. La frattura tra Mélenchon e socialisti apre uno spiraglio al dialogo tra Ensemble e Le Pen.Da oggi la Francia non avrà più un governo perché il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, accetterà le dimissioni del premier Gabriel Attal. Inizierà quindi una fase di attesa per la nomina del nuovo premier. Teoricamente essa potrebbe anche essere molto lunga, visto che la Costituzione francese non prevede limiti temporali per la scelta di un nuovo premier da parte dell’Eliseo. Nel frattempo, ieri il neo leader della Destra repubblicana (ex Républicains) Laurent Wauquiez ha annunciato un «patto legislativo» che sarà approvato dai deputati e dai senatori del partito. Il piano dovrebbe comporsi di quattro punti essenziali sostenuti «dalla maggioranza della Francia che è favorevole al ristabilimento dell’ordine, alla difesa del valore della laicità e la valorizzazione del lavoro». Wauquiez ha anche detto chiaramente che lui e i suoi colleghi di partito sono «pronti a lavorare con tutti coloro che saranno capaci di unirsi» a loro. A sinistra invece, si è aperta una nuova profonda falla nell’unità di facciata che era servita a creare il Nouveau Front Populaire (Nfp). Nella serata di ieri, socialisti, comunisti e verdi hanno proposto un candidato che venga dalla società civile. Ma, poche ore prima, nel pomeriggio, la France Insoumise (Lfi) aveva annunciato la sospensione delle discussioni con il Nfp per la scelta del nuovo premier. Il partito di Jean-Luc Mélenchon ha accusato il Partito socialista di aver bloccato la coalizione. Lfi ha ricordato ciò che è accaduto nel weekend ovvero la presentazione della candidatura, da parte del Partito Comunista (Pcf) di una sua esponente: Huguette Bello. La donna, 73 anni, è la semisconosciuta presidente della regione d’Oltremare della Réunion. Nella sua dichiarazione di ieri, Lfi ha scritto che il nome di Bello aveva trovato un largo sostegno a sinistra, eppure «il Ps l’ha rifiutata, senza spiegazioni, né motivazioni». Uno dei freni alla candidatura di Bello è arrivato dalle posizioni assunte in passato dalla presidente de la Réunion. Nel 2004, Bello non aveva votato la legge sul divieto dei simboli religiosi nelle scuole pubbliche. Poi, nel 2013, la comunista reunionese ha commesso il suo più grave «peccato», visto che si era astenuta dal voto sulla legalizzazione dei matrimoni gay. Già nella mattinata di ieri si era capito che a sinistra tirava una brutta aria dato che il deputato di Lfi, Manuel Bompard, ha riconosciuto su Bfm Tv l’esistenza di una «situazione di stallo» e accusato il Partito socialista di essere la fonte di «rifiuti permanenti e incessanti [...] di blocchi [...] di veti». Sempre Bompard ha invitato tutto l’Nfp ad «accordarsi immediatamente su una candidatura comune alla presidenza dell’Assemblea» nazionale. Anche la deputata Lfi Sandrine Rousseau ha ammesso su X che le tensioni a sinistra mettono in discussione «l’avvenire del Nfp, la sua solidità». Sempre ieri il segretario socialista Olivier Faure aveva sbottato su X dicendo che «Il Nfp è arrivato in testa» alle elezioni e quindi «deve governare. Punto e basta».E mentre la sinistra si scannava, dalle file macroniste sono arrivati degli inviti a guardare al di là del Nouveau Front Populaire. Barbara Pompili, ex esponente dei Verdi saltata anni fa sul carro di Macron, ha pubblicato un lungo comunicato su X. Nella nota di Pompili si poteva leggere che «se l’Nfp tendesse la mano alle altre forze repubblicane dell’Assemblea» allora il partito macronista «Ensemble sarebbe obbligato a riconsiderare la propria strategia, cosi come gli Lr» (i Repubblicani, ndr). Un concetto simile è stato espresso anche dal deputato macronista Marc Ferracci, secondo il quale è necessario che Ensemble «parli alla destra e alla sinistra repubblicane» per «costruire qualcosa di solido, di stabile, una coalizione». Ma, tra i macronisti c’è chi ha guardato ancora più a destra. È il caso del ministro dell’interno uscente, Gérald Darmanin. Il capo del Viminale francese ha dichiarato su Franceinfo di non voler partecipare «né al governo né in parlamento» ad una «coalizione che lavori con il Nfp» ma non ha citato l’Rn. Tra i macronisti pare ci sia anche chi, per la partita della presidenza dell’Assemblea nazionale, sia contrario alla strategia del «fronte repubblicano» per impedire al Rn di ottenere incarichi importanti. Tra questi figurerebbe la presidente uscente dell’Assemblea, Yaël Braun-Pivet che la sinistra ha accusato di voler mantenere il proprio incarico grazie anche ai voti del Rn. Già nei giorni scorsi aveva creato polemiche la notizia di cene tra l’ex premier macronista Édouard Philippe e Marine Le Pen. Comunque, ufficialmente, ieri il partito di Macron ha escluso il sostegno al Rassemblement national e a La France Insoumise, alle elezioni del presidente, dei vicepresidenti e dei questori della Camera bassa francese. La decisione è stata presa ieri nella riunione di Ensemble convocata dal suo futuro capogruppo all’Assemblea nazionale Gabriel Attal.Per la sinistra, la scelta del presidente della Camera bassa è un’altra spina nel fianco. Sempre Bompard ha detto ieri mattina che l’elezione del presidente dell’Assemblea è la «prima partita che bisogna vincere» perché «più si perde tempo, più saremo fragili». Così per la presidenza, ieri è circolato il nome del deputato comunista André Chassaigne. Ma anche il centrista indipendente Charles de Courson, che nella precedente legislatura aveva fatto quasi cadere il governo di Elisabeth Borne, si è candidato alla guida dell’Assemblea nazionale dicendosi pronto a lavorare come «garante del suo buon funzionamento». Contro la nascita di un governo di sinistra ieri ci si è messa, almeno indirettamente, anche la Commissione europea. Il commissario Ue all’economia, Paolo Gentiloni, ha infatti dichiarato che la Francia «ha bisogno di un aggiustamento del budget». Anche il presidente della Corte dei Conti, Pierre Moscovici, ha parlato di riduzione del deficit. In entrambi i casi si tratta di politiche agli antipodi delle misure economiche contenute nel programma di governo dell’Nfp.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.