2018-04-19
Francesco benedice la battaglia: «Difendiamo Alfie come fa Dio»
Il papa riceve a sorpresa Thomas Evans a Santa Marta e lo invita a non desistere. Poi all'udienza lancia un messaggio contro la sentenza dei giudici che vieta di portare il bimbo fuori dall'Inghilterra.Monsignor Francesco Cavina, il vescovo di Carpi, regista dell'incontro: «Inutile negare le difficoltà a livello giuridico, ma la Segreteria di Stato è al lavoro, l'ospedale Bambino Gesù è pronto ad accoglierlo».Appuntamento alle 9 a Santa Marta per parlare con il Papa. Thomas Evans, il papà di Alfie, scrive sul suo profilo Facebook di «non aver dormito, non aver mangiato e non essersi messo la cravatta, né preparato» e di essere «saltato martedì sera su un aereo per venire a Roma e incontrare il Papa». E così è stato, l'appuntamento preparato nel silenzio, grazie all'impegno di monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi, con un lungo passato alla Segreteria di Stato vaticana, si è realizzato ieri mattina con puntualità.Insieme a Thomas erano presenti lo stesso monsignor Cavina, la giornalista della Nuova Bussola quotidiana e del mensile Il Timone, Benedetta Frigerio, e la traduttrice Patricia Gooding Williams. Venti minuti di colloquio con Francesco, il quale durante l'incontro ha incaricato lo stesso monsignor Cavina di farsi carico, a nome suo, di lavorare con la Segreteria di Stato per fare tutto il possibile per trasferire Alfie Evans all'ospedale Bambino Gesù di Roma.«Santo Padre», ha detto Thomas davanti a Francesco, «vengo a condividere il mio dolore e a chiederle aiuto». Ha quindi raccontato la situazione in cui si trova Alfie e ha spiegato che suo figlio sta lottando per la vita, anche contro quei medici che in sostanza dicono che la sua vita non ha dignità. Come sappiamo, la sentenza della Corte di appello inglese lunedì scorso ha respinto la richiesta di trasferire il piccolo Alfie in un altro ospedale, come, invece, vorrebbero i genitori. Per la giustizia inglese il miglior interesse del bambino sarebbe quello di morire.Thomas Evans ha spiegato al Papa che suo figlio viene piantonato in ospedale dalla polizia, che non permette alla famiglia di trasferirlo e farlo curare altrove. «Mio figlio», ha detto Thomas, «è un figlio di Dio con diritto alla vita, dal concepimento fino alla sua fine naturale. E io combatterò per lui fino alla fine». Il Papa è stato molto commosso da questa testimonianza e gli avrebbe detto: «Sì, dici bene». Benedetta Frigerio, inviata dalla Nuova Bussola quotidiana all'Halder Hey hospital di Liverpool, ha quindi spiegato al Papa qual è la situazione in cui questi due giovani genitori stanno vivendo e lottando. «Santo Padre», ha detto la giornalista durante il colloquio, «se lei difende Alfie difende tutti i bambini che sono in condizioni simili». A questo punto il Papa ha alzato lo sguardo e ha guardato Thomas per dirgli che il suo coraggio nel difendere Alfie è «quasi uguale a quello che Dio ha quando difende i suoi figli». Papa Francesco si è quindi rivolto a monsignor Cavina e lo ha incaricato di lavorare con la Segreteria di Stato per assecondare il desiderio dei genitori e far trasferire Alfie all'ospedale Bambino Gesù in Italia. Thomas Evans ha concluso dicendo con grande emozione che «la speranza è solo qua, dove c'è Dio».Durante l'incontro, un po' a sorpresa, il Papa ha detto che avrebbe parlato della cosa anche durante l'udienza del mercoledì che sarebbe avvenuta di lì a poco in piazza San Pietro. Infatti, al termine dell'udienza Francesco è tornato ad accendere i riflettori sul caso del piccolo Alfie, insieme a quello del francese Vincent Lambert, un uomo di 42 anni che da dieci anni vive in una condizione di tetraplegia causata da un incidente stradale. Come nel caso di Alfie, l'ospedale si rifiuta di «rilasciare» Vincent, per poter effettuare un trasferimento ad altre strutture che hanno manifestato la volontà di continuare l'alimentazione e l'idratazione e riprendere delle terapie per stimolare Vincent.«Attiro l'attenzione di nuovo su Vincent Lambert e sul piccolo Alfie Evans», ha detto ieri mattina il Pontefice, «e vorrei ribadire e fortemente confermare che l'unico padrone della vita, dall'inizio alla fine naturale, è Dio! E il nostro dovere è fare di tutto per custodire la vita. Pensiamo in silenzio e preghiamo perché sia rispettata la vita di tutte le persone e specialmente di questi due fratelli nostri. Preghiamo in silenzio».Queste parole chiare fanno seguito a quelle che il Papa aveva già speso al termine del Regina coeli di domenica scorsa, sempre parlando di Alfie e di Vincent. La novità è nell'impegno preciso affidato a monsignor Cavina per cercare di far trasferire Alfie, il quale per la giustizia inglese dovrebbe, invece, per il suo «miglior interesse», restare all'Halder Hey di Liverpool e farsi staccare la spina. Questa secondo i giudici inglesi sarebbe la tutela della dignità della vita di un bambino di 23 mesi disabile, per cui si impedisce il trasferimento ad altro ospedale in quanto la morte sarebbe la miglior soluzione. Un cortocircuito in cui a scegliere sul miglior interesse del bambino non sono i genitori, ma lo Stato, che si incarica di decidere quando, come e dove si deve morire. Da ieri però Thomas Evans non è più solo a chiedere che suo figlio abbia la libertà di lottare per la vita, con lui c'è anche papa Francesco. Perché non vinca la cultura dello scarto.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/francesco-benedice-la-battaglia-di-alfie-2561253598.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="per-portarlo-a-roma-proveremo-tutte-le-strade-me-lha-chiesto-il-papa" data-post-id="2561253598" data-published-at="1758106002" data-use-pagination="False"> «Per portarlo a Roma proveremo tutte le strade. Me l’ha chiesto il Papa» «Le problematiche da un punto di vista giuridico e del diritto internazionale sono tante, ma faremo il possibile perché l'ospedale Bambino Gesù sia pronto e faccia di tutto per accogliere Alfie Evans. Il Papa mi ha chiesto a nome suo di tenere i contatti con la Segreteria di Stato per raggiungere questo scopo». Queste le parole di monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi, raccolte dalla Verità nella tarda mattinata di ieri. Il vescovo, che ha lavorato sedici anni in Segreteria di Stato, ha costruito questo incontro tra il Papa e il padre di Alfie, nel silenzio e nella riservatezza, facendosi carico delle richieste che gli sono arrivate dall'esercito di Alfie, le varie associazioni e le singole persone che dall'Inghilterra e dall'Italia in questi giorni lo hanno contattato perché facesse il possibile per difendere la vita di questo bambino. Grazie anche al lavoro della giornalista Benedetta Frigerio tutto si è realizzato. L'incontro tra il Papa e Thomas Evans è andato molto bene, sono felice», ha detto monsignor Francesco Cavina alla Verità. Qual è stata la reazione del Papa di fronte al padre di Alfie? «Il Santo Padre si è molto commosso. Ha elogiato il coraggio di questo papà che si è messo contro tutto e tutti per difendere la vita del figlio e ha fatto un paragone con il Padre eterno, che non si rassegna a perdere i suoi figli. Durante l'incontro ha preso la decisione di parlare del caso anche durante la tradizionale udienza del mercoledì in piazza San Pietro, utilizzando poi le parole che tutti abbiamo potuto ascoltare». Monsignore, ma come è nato questo incontro? «Martedì stavo venendo a Roma per altre ragioni e ho ricevuto richieste da persone e associazioni che, dopo la sentenza di lunedì scorso, mi sollecitavano, per verificare se ci fosse la possibilità di far incontrare il Papa con il padre di Alfie. Posso dire che papa Francesco, una volta ricevuta questa richiesta, è stato subito disponibile a ricevere Thomas e ha fissato l'udienza alle 9 di mercoledì mattina». Come pensa di fare per dare seguito alla richiesta di papa Francesco e provare a far trasferire il bambino in Italia? «In questo momento sono in Segreteria di Stato e stiamo cercando di attivare tutti i canali che possono essere utili. Innanzitutto ci incontreremo con l'ospedale Bambino Gesù. Ripeto, non tutto è risolto, restano degli ostacoli importanti dal punto di vista giuridico e per chi ha fede è importante continuare a pregare». Perché ha ritenuto di doversi impegnare personalmente per la battaglia di Alfie? «Credo che di fronte alla situazione di questo bambino le nostre coscienze non possano rimanere addormentate, si tratta veramente di difendere il diritto alla vita. Chi sostiene che la vita di Alfie è inutile finisce per ridurre l'uomo a un dato puramente fisico e utilitaristico. Penso sia necessario fare di tutto per salvare la vita di Alfie da questa sentenza di lunedì scorso. Se anche questo bambino sarà destinato a morire, come tutti, occorre vincere questa battaglia perché non deve essere lo Stato a determinare la morte di una persona». Cosa può voler dire vincere questa battaglia? «Significherebbe permettere a ciascuno di noi di potere continuare a sperare di avere una morte che sia davvero una morte dignitosa».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)