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2024-11-02
Formigli usa la Boccia contro di noi. Ma la «pompeiana» si sconfessa da sola
Maria Rosaria Boccia (Ansa)
Durante l'ultima puntata, andata in onda giovedì sulla7, della sit-com Casa Formigli con la guest star Maria Rosaria Boccia nei panni della compianta Sandra Mondaini, il conduttore ha provato a darci lezioni di giornalismo. Ma come vedremo l'unico che probabilmente ne ha bisogno è lui. Per comprendere il parapiglia, però, bisogna andare con ordine. Due settimane fa La Verità ha pubblicato un servizio nel quale Nello Aliberti, uno degli ex della Boccia, ci aveva raccontato: «Sapevamo tutti che indossava un cuscino per simulare la pancia... e noi la assecondavamo». Poi aveva aggiunto: «Voleva che si sapesse che era incinta di qualcuno, ma era una palla». Argomento che, come abbiamo svelato, la Boccia avrebbe già utilizzato in precedenti relazioni per far valere le proprie ragioni. Anzi questa sarebbe proprio la specialità della casa. Tanto che in un’occasione un politico locale si era visto costretto a far diffidare la pompeiana dal suo legale perché tra le leve «usate» dalla donna c'era proprio lo stato interessante. E una presunta gravidanza compare anche nelle chat con l'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, subito dopo che la pompeiana gli aveva proposto di firmare un patto di riservatezza col quale lui si sarebbe impegnato a non cercarla più e lei a non rivelare la loro relazione intima. Formigli, però, con la matita rossa da maestrino, bolla come una «fake news» i contenuti dell'intervista. E a quale fonte si affida per smentirla? Alla stessa Boccia. Lei sì che è attendibile per l'anchorman di Piazzapulita. Nonostante gli scivoloni nella telenovela della laurea, durante la quale la donna si è avvitata: infatti sui social ha pubblicato alcuni documenti ufficiali riguardanti la fine consensuale del suo matrimonio da cui risultava che una dozzina di anni fa il suo titolo di studio era il diploma, mentre sul suo profilo Linkedin, poi cancellato, indicava una laurea in Economia aziendale conseguita nel 2005. E anche se, in un caso di preterizione da manuale, Formigli afferma alla sua trasmissione «interessa un habitus (un aspetto, ndr), una modalità di esercizio del potere, della funzione di governo, non il gossip», invita ogni giovedì la pompeiana a parlare della sua relazione con Sangiuliano. Ma torniamo all'intervista della Verità (rigorosamente registrata) e al cuscino sotto la maglietta per simulare la gravidanza. «Questa che abbiamo scoperto noi sembra essere una fake news completa», afferma Formigli. L’occasione per la sparata fuori bersaglio è un post di Aliberti, in cui l’uomo sembra mandare un segnale distensivo alla propria ex: «Complimenti a Boccia per aver nominato come difensore Maresca (lo steso di Aliberti, ndr)... sursum corda... fare i processi non fa bene a nessuno». Il messaggio viene ripreso sui social dalla Boccia, che scrive: «Ho ricevuto le scuse di Nello Aliberti sia personali che pubbliche. Ed entrambi abbiamo evitato di finire nelle aule di Tribunale». E questa per Formigli è la pistola fumante. La prova della falsità dei contenuti dell'intervista. Con acume investigativo, sempre nel tentativo (finito male) di smentire le parole di Aliberti, l'inviata di Piazzapulita cerca il fratello di Nello, Pasquale, che è il sindaco di Scafati. Il quale spiega all'inviata e ai telespettatori che Nello «non chiede scusa alla Boccia, anzi...». Poi si rivolge direttamente alla pompeiana chiamandola per nome: «Maria Rosaria, non ti sta chiedendo scusa... con tutto il rispetto...». Ma Formigli, imperterrito, si chiede: «Se questa falsa gravidanza non era vera... dobbiamo mettere in dubbio anche altri fatti, no?». Di certo di aspetti che riguardano le dichiarazioni della Boccia da mettere in discussione, come abbiamo visto, ce ne sono, eccome. Formigli e il suo fiuto da segugio, però, sembrano non accorgersi delle continue contraddizioni. Verrebbe da sospettare che anche il conduttore sia rimasto ammaliato dalla bellezza della signora, anche se a noi viene più facile pensare che preferisca credere alla Boccia per più banali e volgari motivi di share. Anche perché qui c'è un'intervista registrata e non smentita. Ma torniamo a Nello Aliberti, che, poverino, sembra appena uscito dall’ospedale quando viene intervistato dall'inviata. Lui, dopo innumerevoli insistenze, alla proposta di un’intervista, risponde, stremato, con una provocazione: «Guardi, per 50.000 euro faccio tutto quello che vuole». Una battuta che sul sito della 7 si diventa la prova della falsità del nostro scoop («Per 50.000 euro dò -sic, ndr- tutte le interviste che vuoi»). Peccato che noi per raccogliere le dichiarazioni dell’uomo non abbiamo dovuto scucire neanche un cent, forse perché agli intervistati non saltiamo addosso con telecamera spianata e bava alla bocca. Formigli in studio, dopo cotanto siparietto, prova a servire un assist a quella che ormai è diventata la sua spalla fissa del giovedì. «Lei ha avuto le scuse di questo Nello?» domanda il conduttore. La donna risponde compiaciuta che, in fondo, ha evitato ad Aliberti un processo grazie a queste presunte scuse, che avrebbe ricevuto «alla presenza di altre persone». La prova della retromarcia dell’uomo, però, non è stata rintracciata dai reporter investigativi di Piazzapulita. Quello sarebbe stato giornalismo d'inchiesta. Ma forse sarebbe stato chiedere troppo.
Foto e chat confermano la versione dell’ex ministro sullo «sfregio»
«L’accusa di lesioni a Sangiuliano? Questo fa parte di uno dei quattro capi d’imputazione. Non lo posso chiarire ora, quando finirà tutto chiariremo quello che non possiamo chiarire stasera. Bisognerebbe anche datare il giorno in cui ha messo i punti». Si è difesa così, dicendo e non dicendo, Maria Rosaria Boccia durante l’intervista andata in onda in diretta nella tarda serata di giovedì nel corso della trasmissione di La7 Piazzapulita, condotta da Corrado Formigli. Parole che sembrano quasi alludere alla possibilità che la donna non fosse con l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano quando qualcuno o qualcosa gli ha provocato la ferita. Un’ipotesi gravissima, visto che nel suo esposto alla Procura di Roma Sangiuliano ha dichiarato: «In un’occasione, il 17 luglio 2024, la Boccia mi ha aggredito provocandomi le ferite che ho documentato con le foto allegate». Il riferimento è al soggiorno del ministro a Sanremo dove il 16 luglio Sangiuliano aveva partecipato a una serata dei Martedì letterari al teatro del casinò. Evento documentato nei giorni successivi dalla Boccia con un post tutt’ora presente sul suo profilo Instagram. Dopo l’evento, Sangiuliano e il suo staff avevano soggiornato all’Hotel Nazionale, dove, secondo la ricostruzione dell’ex ministro, sarebbe avvenuto il cruento litigio. Una versione che trova conferma in una foto che La Verità è in grado di mostrare in esclusiva. Si tratta di un selfie scattato dallo stesso Sangiuliano davanti allo specchio del bagno di una camera d’albergo. Nello scatto si vede l’ex ministro in pigiama, con la testa ancora sanguinante, e dei segni, forse dei graffi, sul collo. Su una guancia una macchia rossa, e il pollice e l’indice della mano che non impugna il cellulare sono ricoperti di sangue. Secondo quanto risulta alla Verità il bagno, con le pareti ricoperte in marmo bianco (proprio come quelli di alcune stanze visibili nelle foto promozionali sul sito dell’hotel) sarebbe quello della camera della Boccia. Certamente nell’angolo in basso a sinistra della foto, si intravede una sgargiante borsello, forse una pochette per i trucchi. Nella sua autodifesa televisiva la Boccia è tornata anche sulla chat tra lei e Sangiuliano svelata il 20 settembre scorso dalla Verità nella quale l’ex ministro accusava l’imprenditrice di Pompei di averlo «sfregiato […] se non fossi tu avrei picchiato durissimo», sentendosi rispondere: «Tu mi hai letteralmente mandato fuori di testa». Secondo quanto detto dalla Boccia durante la trasmissione, rispondendo alle domande di Formigli, quella che abbiamo pubblicato sarebbe però una chat «composta da messaggi non consecutivi, sono dei messaggi tagliati». In sostanza, secondo la donna, indagata dalla procura di Roma per lesioni aggravate e minaccia a corpo politico dello Stato, sarebbe stata diffusa una chat cucita ad arte per avvalorare la versione di Sangiuliano. Ma la cronologia dei messaggi scambiati il 2 agosto scorso tra la Boccia e l’ex ministro, dei quali pubblichiamo in esclusiva uno screenshot privo di ipotetici tagli, smentisce anche questa ricostruzione dell’imprenditrice. Alle 23:10:51 la Boccia scrive all’ex ministro: «Hai ragione», in risposta a un messaggio leggibile solo parzialmente. Sono invece le 23:11:06 quando Sangiuliano scrive alla donna: «Sfregiato». Undici secondi dopo, alle 23:11:17 la Boccia risponde: «Ma io forse non riesco». Alle 23:11:46 Sangiuliano aggiunge: «Se non fossi stata tu ... avrei picchiato durissimo». Dopo appena 5 secondi, alle 23:11:53 la donna ammette: «Tu mi hai letteralmente mandato fuori di testa». Esattamente i contenuti della chat che il nostro giornale aveva rivelato in esclusiva due mesi fa, che riportiamo integralmente: «“Ho fatto delle cose che non avrei mai fatto”. Su questo la donna sembra d’accordo (“Hai ragione”), ma non si accontenta. Lui le ricorda quanto accaduto la notte tra il 16 e il 17 luglio: “Sfregiato […] Se non fossi stata tu avrei picchiato durissimo”. Lei ammette di aver perso il controllo: “Mi hai letteralmente mandato fuori di testa […] mi hai portato a un punto imbarazzante […] mi hai fatto diventare una iena”». Con buona pace della ricostruzione dell’imprenditrice pompeiana.
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Il conduttore bolla come «fake news» la nostra intervista all’ex della donna. La quale cade in continue contraddizioni.Foto e chat confermano la versione dell’ex ministro sullo «sfregio». Il selfie fatto nel bagno di un hotel mostra Gennaro Sangiuliano ferito e una trousse femminile.Lo speciale contiene due articoli.Durante l'ultima puntata, andata in onda giovedì sulla7, della sit-com Casa Formigli con la guest star Maria Rosaria Boccia nei panni della compianta Sandra Mondaini, il conduttore ha provato a darci lezioni di giornalismo. Ma come vedremo l'unico che probabilmente ne ha bisogno è lui. Per comprendere il parapiglia, però, bisogna andare con ordine. Due settimane fa La Verità ha pubblicato un servizio nel quale Nello Aliberti, uno degli ex della Boccia, ci aveva raccontato: «Sapevamo tutti che indossava un cuscino per simulare la pancia... e noi la assecondavamo». Poi aveva aggiunto: «Voleva che si sapesse che era incinta di qualcuno, ma era una palla». Argomento che, come abbiamo svelato, la Boccia avrebbe già utilizzato in precedenti relazioni per far valere le proprie ragioni. Anzi questa sarebbe proprio la specialità della casa. Tanto che in un’occasione un politico locale si era visto costretto a far diffidare la pompeiana dal suo legale perché tra le leve «usate» dalla donna c'era proprio lo stato interessante. E una presunta gravidanza compare anche nelle chat con l'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, subito dopo che la pompeiana gli aveva proposto di firmare un patto di riservatezza col quale lui si sarebbe impegnato a non cercarla più e lei a non rivelare la loro relazione intima. Formigli, però, con la matita rossa da maestrino, bolla come una «fake news» i contenuti dell'intervista. E a quale fonte si affida per smentirla? Alla stessa Boccia. Lei sì che è attendibile per l'anchorman di Piazzapulita. Nonostante gli scivoloni nella telenovela della laurea, durante la quale la donna si è avvitata: infatti sui social ha pubblicato alcuni documenti ufficiali riguardanti la fine consensuale del suo matrimonio da cui risultava che una dozzina di anni fa il suo titolo di studio era il diploma, mentre sul suo profilo Linkedin, poi cancellato, indicava una laurea in Economia aziendale conseguita nel 2005. E anche se, in un caso di preterizione da manuale, Formigli afferma alla sua trasmissione «interessa un habitus (un aspetto, ndr), una modalità di esercizio del potere, della funzione di governo, non il gossip», invita ogni giovedì la pompeiana a parlare della sua relazione con Sangiuliano. Ma torniamo all'intervista della Verità (rigorosamente registrata) e al cuscino sotto la maglietta per simulare la gravidanza. «Questa che abbiamo scoperto noi sembra essere una fake news completa», afferma Formigli. L’occasione per la sparata fuori bersaglio è un post di Aliberti, in cui l’uomo sembra mandare un segnale distensivo alla propria ex: «Complimenti a Boccia per aver nominato come difensore Maresca (lo steso di Aliberti, ndr)... sursum corda... fare i processi non fa bene a nessuno». Il messaggio viene ripreso sui social dalla Boccia, che scrive: «Ho ricevuto le scuse di Nello Aliberti sia personali che pubbliche. Ed entrambi abbiamo evitato di finire nelle aule di Tribunale». E questa per Formigli è la pistola fumante. La prova della falsità dei contenuti dell'intervista. Con acume investigativo, sempre nel tentativo (finito male) di smentire le parole di Aliberti, l'inviata di Piazzapulita cerca il fratello di Nello, Pasquale, che è il sindaco di Scafati. Il quale spiega all'inviata e ai telespettatori che Nello «non chiede scusa alla Boccia, anzi...». Poi si rivolge direttamente alla pompeiana chiamandola per nome: «Maria Rosaria, non ti sta chiedendo scusa... con tutto il rispetto...». Ma Formigli, imperterrito, si chiede: «Se questa falsa gravidanza non era vera... dobbiamo mettere in dubbio anche altri fatti, no?». Di certo di aspetti che riguardano le dichiarazioni della Boccia da mettere in discussione, come abbiamo visto, ce ne sono, eccome. Formigli e il suo fiuto da segugio, però, sembrano non accorgersi delle continue contraddizioni. Verrebbe da sospettare che anche il conduttore sia rimasto ammaliato dalla bellezza della signora, anche se a noi viene più facile pensare che preferisca credere alla Boccia per più banali e volgari motivi di share. Anche perché qui c'è un'intervista registrata e non smentita. Ma torniamo a Nello Aliberti, che, poverino, sembra appena uscito dall’ospedale quando viene intervistato dall'inviata. Lui, dopo innumerevoli insistenze, alla proposta di un’intervista, risponde, stremato, con una provocazione: «Guardi, per 50.000 euro faccio tutto quello che vuole». Una battuta che sul sito della 7 si diventa la prova della falsità del nostro scoop («Per 50.000 euro dò -sic, ndr- tutte le interviste che vuoi»). Peccato che noi per raccogliere le dichiarazioni dell’uomo non abbiamo dovuto scucire neanche un cent, forse perché agli intervistati non saltiamo addosso con telecamera spianata e bava alla bocca. Formigli in studio, dopo cotanto siparietto, prova a servire un assist a quella che ormai è diventata la sua spalla fissa del giovedì. «Lei ha avuto le scuse di questo Nello?» domanda il conduttore. La donna risponde compiaciuta che, in fondo, ha evitato ad Aliberti un processo grazie a queste presunte scuse, che avrebbe ricevuto «alla presenza di altre persone». La prova della retromarcia dell’uomo, però, non è stata rintracciata dai reporter investigativi di Piazzapulita. Quello sarebbe stato giornalismo d'inchiesta. Ma forse sarebbe stato chiedere troppo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/formigli-usa-boccia-contro-noi-2669565330.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="foto-e-chat-confermano-la-versione-dellex-ministro-sullo-sfregio" data-post-id="2669565330" data-published-at="1730497546" data-use-pagination="False"> Foto e chat confermano la versione dell’ex ministro sullo «sfregio» «L’accusa di lesioni a Sangiuliano? Questo fa parte di uno dei quattro capi d’imputazione. Non lo posso chiarire ora, quando finirà tutto chiariremo quello che non possiamo chiarire stasera. Bisognerebbe anche datare il giorno in cui ha messo i punti». Si è difesa così, dicendo e non dicendo, Maria Rosaria Boccia durante l’intervista andata in onda in diretta nella tarda serata di giovedì nel corso della trasmissione di La7 Piazzapulita, condotta da Corrado Formigli. Parole che sembrano quasi alludere alla possibilità che la donna non fosse con l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano quando qualcuno o qualcosa gli ha provocato la ferita. Un’ipotesi gravissima, visto che nel suo esposto alla Procura di Roma Sangiuliano ha dichiarato: «In un’occasione, il 17 luglio 2024, la Boccia mi ha aggredito provocandomi le ferite che ho documentato con le foto allegate». Il riferimento è al soggiorno del ministro a Sanremo dove il 16 luglio Sangiuliano aveva partecipato a una serata dei Martedì letterari al teatro del casinò. Evento documentato nei giorni successivi dalla Boccia con un post tutt’ora presente sul suo profilo Instagram. Dopo l’evento, Sangiuliano e il suo staff avevano soggiornato all’Hotel Nazionale, dove, secondo la ricostruzione dell’ex ministro, sarebbe avvenuto il cruento litigio. Una versione che trova conferma in una foto che La Verità è in grado di mostrare in esclusiva. Si tratta di un selfie scattato dallo stesso Sangiuliano davanti allo specchio del bagno di una camera d’albergo. Nello scatto si vede l’ex ministro in pigiama, con la testa ancora sanguinante, e dei segni, forse dei graffi, sul collo. Su una guancia una macchia rossa, e il pollice e l’indice della mano che non impugna il cellulare sono ricoperti di sangue. Secondo quanto risulta alla Verità il bagno, con le pareti ricoperte in marmo bianco (proprio come quelli di alcune stanze visibili nelle foto promozionali sul sito dell’hotel) sarebbe quello della camera della Boccia. Certamente nell’angolo in basso a sinistra della foto, si intravede una sgargiante borsello, forse una pochette per i trucchi. Nella sua autodifesa televisiva la Boccia è tornata anche sulla chat tra lei e Sangiuliano svelata il 20 settembre scorso dalla Verità nella quale l’ex ministro accusava l’imprenditrice di Pompei di averlo «sfregiato […] se non fossi tu avrei picchiato durissimo», sentendosi rispondere: «Tu mi hai letteralmente mandato fuori di testa». Secondo quanto detto dalla Boccia durante la trasmissione, rispondendo alle domande di Formigli, quella che abbiamo pubblicato sarebbe però una chat «composta da messaggi non consecutivi, sono dei messaggi tagliati». In sostanza, secondo la donna, indagata dalla procura di Roma per lesioni aggravate e minaccia a corpo politico dello Stato, sarebbe stata diffusa una chat cucita ad arte per avvalorare la versione di Sangiuliano. Ma la cronologia dei messaggi scambiati il 2 agosto scorso tra la Boccia e l’ex ministro, dei quali pubblichiamo in esclusiva uno screenshot privo di ipotetici tagli, smentisce anche questa ricostruzione dell’imprenditrice. Alle 23:10:51 la Boccia scrive all’ex ministro: «Hai ragione», in risposta a un messaggio leggibile solo parzialmente. Sono invece le 23:11:06 quando Sangiuliano scrive alla donna: «Sfregiato». Undici secondi dopo, alle 23:11:17 la Boccia risponde: «Ma io forse non riesco». Alle 23:11:46 Sangiuliano aggiunge: «Se non fossi stata tu ... avrei picchiato durissimo». Dopo appena 5 secondi, alle 23:11:53 la donna ammette: «Tu mi hai letteralmente mandato fuori di testa». Esattamente i contenuti della chat che il nostro giornale aveva rivelato in esclusiva due mesi fa, che riportiamo integralmente: «“Ho fatto delle cose che non avrei mai fatto”. Su questo la donna sembra d’accordo (“Hai ragione”), ma non si accontenta. Lui le ricorda quanto accaduto la notte tra il 16 e il 17 luglio: “Sfregiato […] Se non fossi stata tu avrei picchiato durissimo”. Lei ammette di aver perso il controllo: “Mi hai letteralmente mandato fuori di testa […] mi hai portato a un punto imbarazzante […] mi hai fatto diventare una iena”». Con buona pace della ricostruzione dell’imprenditrice pompeiana.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 19 dicembre con Flaminia Camilletti
Alberto Stasi (Ansa)
Ieri, nell’aula del tribunale di Pavia, quell’ombra è stata cancellata dall’incidente probatorio. «È stato chiarito definitivamente che Stasi è escluso». Lo dice senza giri di parole all’uscita dal palazzo di giustizia Giada Bocellari, difensore con Antonio De Rensis di Stasi. «Tenete conto», ha spiegato Bocellari, «che noi partivamo da una perizia del professor Francesco De Stefano (il genetista che nel 2014 firmò la perizia nel processo d’appello bis, ndr) che diceva che il Dna era tutto degradato e che Stasi non poteva essere escluso da quelle tracce». È il primo elemento giudiziario della giornata di ieri. La stessa Bocellari, però, mette anche un freno a ogni lettura forzata: «Non è che Andrea Sempio verrà condannato per il Dna. Non verrà mai forse neanche rinviato a giudizio solo per il Dna». Gli elementi ricavati dall’incidente probatorio, spiega, sono «un dato processuale, una prova che dovrà poi essere valutata e questo lo potrà fare innanzitutto la Procura quando dovrà decidere, alla fine delle indagini, cosa fare». Dentro l’aula, però, la tensione non è stata solo scientifica. È stata anche simbolica. Perché Stasi era presente. Seduto, in silenzio. E la sua presenza ha innescato uno scontro.
«È venuto perché questa era una giornata importante», spiega ancora Bocellari, aggiungendo: «Tenete conto che sono undici anni che noi parliamo di questo Dna e finalmente abbiamo assunto un risultato nel contraddittorio». Una scelta rivendicata senza tentennamenti: «Tenete conto anche del fatto che lui ha sempre partecipato al suo processo, è sempre stato presente alle udienze e quindi questo era un momento in cui esserci, nel massimo rispetto anche dell’autorità giudiziaria che oggi sta procedendo nei confronti di un altro soggetto». E quel soggetto è Sempio. Indagato. Ma assente. Una scelta opposta, spiegata dai suoi legali. «In ogni caso non avrebbe potuto parlare», chiarisce Angela Taccia, che spiega: «Il Dna non è consolidato, non c’è alcuna certezza contro Sempio. Il software usato non è completo, anzi è molto scarno, non si può arrivare a nessun punto fermo». Lo stesso tono lo usa Liborio Cataliotti, l’altro difensore di Sempio. «Confesso che non mi aspettavo oggi la presenza di Stasi. Però non mi sono opposto, perché si è trattato di una presenza, sia pur passiva, di chi è interessato all’espletamento della prova. Non mi sembrava potessero esserci controindicazioni alla sua presenza». Se per la difesa di Sempio la presenza di Stasi è neutra, sul fronte della famiglia Poggi il clima è diverso. L’avvocato Gian Luigi Tizzoni premette: «Vedere Stasi non mi ha fatto nessun effetto, non ho motivi per provare qualsiasi tipo di emozione». Ma la linea processuale è chiara. Durante l’udienza i legali dei Poggi (rappresentati anche dall’avvocato Francesco Compagna) hanno chiesto che Stasi uscisse dall’aula perché «non è né la persona offesa né l’indagato». Richiesta respinta dal gip Daniela Garlaschelli come «irrilevante e tardiva», perché giunta «a sei mesi di distanza dall’inizio dell’incidente probatorio». Stasi è stato quindi ammesso come «terzo interessato». Ma l’avvocato Compagna tiene il punto: «Credo che di processuale ci sia poco in questa vicenda, è un enorme spettacolo mediatico». E attacca sul merito: «La verità è che le unghie sono prive di significato, visto che la vittima non si è difesa e giocare su un dato che non è scientifico è una follia».
La perita Denise Albani, ricorda Compagna, «ha ribadito che non si può dire come, dove e quando quella traccia è stata trasferita e quindi non ha valore». Deve essersi sentito un terzo interessato anche il difensore dell’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti (indagato a Brescia per un’ipotesi di corruzione in atti giudiziari riferita all’archiviazione della posizione di Sempio nel 2017). L’avvocato Domenico Aiello, infatti, ha alzato il livello dello scontro: «Non mi risulta che esista la figura della parte processuale del “terzo interessato”. Si è palesato in aula a Pavia il titolare effettivo del subappalto di manodopera nel cantiere della revisione». E insiste: «Sarei curioso di capire se sia soddisfatto e in quale veste sarà registrato al verbale di udienza, se spettatore abusivo o talent scout od osservatore interessato. Ancora una grave violazione del Codice di procedura penale. Spero non si sostituisca un candidato innocente con un altro sfortunato innocente e a spese di un sicuro innocente».
Ma mentre le polemiche rimbalzano fuori dall’aula, dentro il dato resta tecnico. E su quel dato, paradossalmente, tutti escono soddisfatti. «Dal nostro punto di vista abbiamo ottenuto risposte che riteniamo molto ma molto soddisfacenti sulla posizione di Sempio», dice Cataliotti. Taccia conferma: «Siamo molto soddisfatti di com’è andata oggi». La difesa di Sempio ribadisce che il dato è neutro, parziale, non decisivo. La difesa di Stasi incassa l’esclusione definitiva del Dna. E alla fine l’incidente probatorio ha fatto la sua parte. Ha prodotto una prova. Ha chiarito un equivoco storico. E ha lasciato ognuno con il proprio argomento in mano. Fuori dall’aula, però, il processo mediatico si è concentrato tutto sulla presenza di Stasi e sull’assenza di Sempio, come se l’innocenza o la colpevolezza di qualcuno fosse misurabile a colpi di apparizioni sceniche.
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E come si può chiamare un tizio che promette «appena posso (violare la legge, ndr) lo rifaccio»?. «Costi quel che costi», disse Luca Casarini, «al vostro ordine continuerò a disobbedire, perché obbedisco ad altro, di fronte al quale le vostre leggi ingiuste e criminali, ciniche e orribili non possono niente». Quelle contestate sono le leggi dello Stato italiano, approvate dal Parlamento italiano, vigilate dalla Corte costituzionale italiana, rispettate dalla maggioranza degli italiani. Ma per Casarini e compagni si possono ignorare. Anzi, si devono violare. E nessuno può permettersi il diritto di critica e di chiamarli pirati. «Abbiamo disobbedito a un ordine ingiusto e inumano del ministero dell’Interno», disse Beppe Caccia, capo missione di Mediterranea, «ma così facendo abbiamo obbedito al diritto marittimo, alla Costituzione italiana, alle leggi dell’umanità». Chi si può arrogare il diritto di stabilire che ci si può infischiare di una legge? Ve la immaginate quale sarebbe la reazione di fronte a un tizio che ignora il codice della strada o la normativa fiscale e dice che lui risponde a una legge superiore? E vi ricorda qualche cosa la definizione di «legge criminale»? Negli anni della contestazione lo Stato era criminale, le misure repressive, i divieti autoritari. Come sia finita si sa.
Il soccorso in mare ha un obiettivo politico: è un’azione che mira a «contrastare e a sovvertire il sistema capitalista e patriarcale» come ha spiegato don Mattia Ferrari, il cappellano di Mediterranea. «Abbiamo abbattuto un muro. Quello innalzato in mare dal decreto sicurezza bis. Siamo stati costretti a farlo», ha aggiunto Carola Rackete, la capitana che nella foga di attraccare nonostante le fosse stato negato il diritto allo sbarco andò a sbattere con la sua nave contro una motovedetta della Guardia di finanza. E costoro non si possono definire pirati? Chiamarli tali, perché come diceva il filosofo Giulio Giorello a proposito dei bucanieri, ritengono la loro coscienza «superiore a ogni legge», sarebbe diffamatorio? E quale offesa alla propria reputazione, quale danno, avrebbero patito, di grazia? È evidente che le querele hanno un obiettivo: tappare la bocca a chi esprime un giudizio critico, impedire alla libera stampa di dire quel che pensa e di chiamare le cose con il loro nome.
Da una settimana si discute di giornali comprati e venduti, perché John Elkann ha messo in vendita Repubblica e La Stampa. Ma la minaccia all’articolo 21 della Costituzione non viene da un imprenditore greco o italiano che compra una testata, bensì dal tentativo di imbavagliare chi si oppone, con le inchieste e le notizie, alla strategia dell’immigrazione, arma - come predica don Ferrari - usata per abbattere il sistema capitalistico e patriarcale. Sono certo che di fronte alla sentenza contro Panorama non si leveranno le voci degli indignati speciali. Quelle si alzano solo quando condannano Roberto Saviano a pagare mille euro per aver chiamato bastardi Meloni e Salvini. Visti i risultati, mi conveniva titolare «I nuovi bastardi».
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