2022-04-18
La spesa online vale 4 miliardi. La sfida è consegnarla in 15 minuti
True
Dopo il food delivery per avere la cena pronta, è l’ora delle app per avere la spesa a casa in 15 minuti. Si tratta di un fenomeno in grande espansione e in Italia ci sono già grandi gruppi internazionali che si stanno dando battaglia per avere una fetta di mercato.Pe capire l’entità del fenomeno basta un dato: nel 2021 il giro d’affari della spesa online degli italiani (veloce e tradizionale) è stato di 4 miliardi di euro secondo l’osservatorio l’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - School of Management del Politecnico di Milano. La crescita, rispetto al 2020 è stata dell’38%, si tratta di una rivoluzione innescata dalla pandemia e non stupisce che proprio ora arrivino sul mercato app come Getir, Gorillas o l’italiana Macai. Nel 2020, il fatturato del settore era a quota 2,9 miliardi di euro, in crescita dell’84% rispetto al 2019. «L’e-commerce del food&grocery in Italia ha vissuto una importante accelerazione negli ultimi anni», spiega alla Verità Roberto Liscia, presidente di Netcoomm, «nel 2021 gli acquisti online hanno superato i 4 miliardi di euro (+38% rispetto al 2020), trainati soprattutto dall’Alimentare (+40%). In questo scenario, il Food Delivery rappresenta una componente fondamentale, superando gli 1,4 miliardi di euro con una crescita del 56%: si tratta di un nuovo modello di business che sta scardinando a tutti gli effetti anche le dinamiche più recenti del retail, creando nuove aspettative sull’intero mercato. Tuttavia, in un settore dove la rapidità del servizio è sempre stata un elemento critico di successo, visto anche l’affacciarsi di sempre più realtà nel business del food delivery, occorre saper coniugare le esigenze del mercato e dei consumatori alla necessaria attenzione agli elementi di sostenibilità». Gorillas, ad esempio, è considerata l’unicorno più veloce d’Europa, cioè la società che ha raggiunto in breve tempo la valutazione di oltre un miliardo di dollari. Nata a Berlino nel giugno 2020 grazie all’intuizione di Kağan Sümer, grandissimo appassionato di bici, la startup ha chiuso nell’arco di 12 mesi un giro di finanziamento da 290 milioni di dollari, raggiungendo così lo status di unicorno, con una valutazione complessiva di oltre un miliardo di dollari a marzo 2021. Basti pensare che in soli sei mesi dalla sua nascita la società aveva già raccolto finanziamenti per quasi un miliardo. Inoltre, i finanziatori sono tutti colossi del settore o provenienti dal mondo finanziario come Delivery Hero, Coatue Management, DST Global, Fifth Wall, Tencent, Atlantic Food Labs, Fifth Wall, Greenoaks, Alanda Capital, G Squared, Macquarie Capital, MSA Capital e Thrive Capital.Dalla sua fondazione nel giugno 2020, Gorillas è cresciuta rapidamente fino a gestire oltre 200 magazzini in nove mercati internazionali, consegnando oltre 4,5 milioni di ordini solo negli ultimi 6 mesi. In Italia il gruppo è partito a maggio del 2021 ed è già presente in cinque città italiane (Milano, Roma, Torino, Bergamo e Firenze). Ad oggi la società conta circa 14.000 dipendenti.Dalla Turchia arriva poi Getir, si legge Get Here, all’inglese. Per gli amanti del gergo finanziario, si tratta di un decacorno, società non quotata che ha già superato la valutazione di dieci miliardi di dollari.Nata a Istanbul nel 2015, si tratta della seconda società turca ad essere diventata unicorno. Oggi, a sette anni dalla sua nascita è valutata 11,8 miliardi di dollari. Giusto a metà marzo il gruppo ha ricevuto un nuovo giro di finanziamenti per 768 milioni di dollari. Ad aver investito sono state società come l’Abu Dhabi Growth Fund (Adg), Alpha Wave Global, Sequoia Capital e Tiger Global.L’app, tra i principali sponsor del Tottenham Hotspur, è stata scaricata da oltre 40 milioni di persone in nove Paesi. Si tratta di un gruppo che dà da mangiare a 32.000 dipendenti. Ben più piccola rispetto a Getir e Gorillas, in Italia tre imprenditori, Giovanni Cavallo, Alessandro Lattao e Filippo Binci, hanno fondato Macai. Nata inizialmente ad aprile 2020, da maggio 2021 ha cambiato modello di business: si basa su dark store fisici chiusi al pubblico dove il cibo viene stoccato per poi essere distribuito in pochi minuti. Al momento Macai opera su Milano, Torino, Brescia, Modena e Bologna e conta 40.000 clienti. L’obiettivo a fine 2022 è di aprire nelle 30 città principali italiane con più di 150.000 abitanti. Dal 2023, poi, c’è anche il progetto di andare all’estero. Per fare tutto questo, la società sta lavorando a nuovi giri di finanziamento per continuare a crescere.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
Continua a leggereRiduci