2021-05-17
Attilio Fontana: «Se ci danno più dosi Lombardia immune entro la fine di giugno»
Il governatore: «Potremmo fare oltre 140.000 iniezioni al giorno. Aboliamo Rt e coprifuoco: lo introdussi io, ora non ha più senso».Attilio Fontana ha il tono di chi ha recuperato la fierezza, ora che la campagna vaccinale lombarda sta galoppando.Presidente, rispetto alla data del 17 maggio, indicata dal commissario Paolo Figliuolo, avete posticipato di tre giorni l'inizio delle prenotazioni per gli over 40. Guido Bertolaso sostiene che, ad alcune Regioni, quest'accelerazione serva per smaltire le dosi rifiutate da altre categorie. In Lombardia, invece, le dosi scarseggiano?«Sicuramente. Riuscissimo a ottenerne di più, potremmo arrivare almeno a 140.000 iniezioni al giorno».Addirittura?«Sì, e voglio sottolineare un aspetto».Quale?«La percentuale di chi rifiuta un certo tipo di vaccino è irrisoria».Perciò lei chiede che le dosi di Astrazeneca, rifiutate al Sud, siano trasferite in Lombardia?«Esatto. I cittadini, qui, non rifiutano quasi mai il vaccino. Un po' per senso civico, un po' perché in tantissimi hanno vissuto sulla loro pelle la sofferenza di questo anno terribile. Perciò, ringrazio loro e ringrazio anche i medici».I medici?«Sì, perché i nostri medici sono disposti magari a perdere qualche minuto in più, pur di chiarire i dubbi dei cittadini. Che, infatti, alla fine si convincono».È vero che la struttura commissariale vi aveva ordinato di rallentare con le vaccinazioni, per evitare che si allargasse il divario con le Regioni più lente? «Roma ci ha assegnato un target quotidiano, per cui noi, che eravamo riusciti a salire a 115-117.000 iniezioni al giorno, per rientrarci, abbiamo dovuto somministrare qualche migliaio di dosi in meno. Però, mi lasci precisare una cosa».Cosa?«La Lombardia, a differenza di qualcun altro, è stata sempre rispettosa delle indicazioni arrivate dal commissario. Che si riferissero alle categorie da vaccinare, o al numero di dosi giornaliere».Non quando c'era la piattaforma Aria, però.«In realtà, anche allora, quando c'era stata qualche oggettiva difficoltà, la capacità delle nostre Ats e Asst ha fatto sì che non si perdessero né dosi né persone da vaccinare. Al mancato funzionamento del sistema di prenotazioni sopperivano i dipendenti della nostra struttura sanitaria».Il 2 giugno, partiranno le prenotazioni per la fascia 16-29 anni.«Una bella data, simbolica».Quand'è che tutti i lombardi avranno ricevuto almeno la prima dose?«L'ha spiegato Bertolaso: dipende da quante dosi ci daranno. Se riuscissimo ad avere quelle che chiediamo, potremmo chiudere entro la fine di giugno». Altrimenti?«Continuando al ritmo di 110-115-120.000 dosi al giorno, finiremmo entro il 10 luglio. Ma è chiaro che se le consegne rallentassero, rischieremmo di doverci dilungare fino alla fine di luglio, se non ai primi di agosto».In ogni caso, ci sarebbe il rischio che proprio ad agosto, il mese dei viaggi, molti cittadini restino bloccati a causa dei richiami. «Abbiamo già cercato di evitare che fossero pianificati richiami nelle due settimane centrali di agosto. E stiamo aspettando valutazioni circa la proposta di vaccinare i cittadini direttamente nei luoghi di vacanza».Sareste in grado di farlo?«Bisognerebbe avere una soluzione nazionale, poiché i diversi sistemi regionali devono dialogare fra loro. Anche in Conferenza delle Regioni ne abbiamo discusso, ma la soluzione è complicata. Invece, per i lavoratori che hanno ottenuto la prima dose in una Regione - e che rientrano nella propria - si sta lavorando per consentire di fare li la seconda». La Lombardia ha ritrovato l'orgoglio?«Non l'ha mai perso. Ma poi il gruppo di Bertolaso ha lavorato in modo eccellente. Nei centri vaccinali si respira una bellissima atmosfera: personale disponibile, rassicurante. Questa è l'impressione che stanno avendo i cittadini».Il coprifuoco va abolito?«Due settimane fa noi avevamo chiesto uno spostamento in là dell'orario. I numeri erano meno positivi di quanto non siano oggi, eppure io ero convinto che fosse importante dare un segnale sia ai ristoratori, perché potessero lavorare fino a un orario decente, sia ai cittadini, per rassicurarli sul fatto che la situazione stesse migliorando».E adesso?«A questo punto, credo che si possa tranquillamente chiedere che il coprifuoco venga eliminato».Però, fu lei il primo a introdurre questa misura, anticipando il governo Conte. Si è pentito?«In quel momento, era necessario farlo: ci stavamo rendendo conto che stava arrivando un'ondata di piena. Ma con la stessa rapidità, bisogna avere il coraggio di riabbassare gli argini, quando l'ondata di piena è passata».Crede sia stato utile, allora?«Io penso sia servito. Anche perché, alla prova dei fatti, la seconda ondata è stata meglio controllata rispetto alla prima».Le Regioni vogliono che sia superato l'indice Rt.«Ecco, questa è una cosa per la quale mi sto battendo da mesi. Finalmente è diventata una battaglia di tutti».Cosa l'ha spinta ad attivarsi?«Io ho sempre pensato che l'Rt sia un parametro riferito a dati vecchi di circa due settimane. Ed è significativo quando l'epidemia sta esplodendo, ma quando si sta riducendo rischia di essere distorsivo».Con cosa va sostituito?«Come Regioni, abbiamo chiesto che sia sostituito con l'indice di incidenza e con il tasso di occupazione di reparti ordinari e terapie intensive. Un dato che rappresenta la situazione del giorno prima, non di due settimane prima».La Lombardia ha avuto spesso difficoltà su tamponi e tracciamento dei casi. Alcuni le hanno attribuite a un modello di sanità in cui erano stati depotenziati i presidi territoriali, in favore dei grandi ospedali. Lei cosa ne pensa?«Io credo che non sia vero. All'inizio, i tamponi non riuscivamo a farli perché ci mancavano liquido di contrasto e laboratori per processarli. E poi, da Roma, semmai, arrivava l'indicazione di farne meno, solo ai sintomatici».E la medicina territoriale?«Sono favorevole a investirci di più. Ma dal 2011, i governi hanno sempre fatto drammatici tagli alla spesa sanitaria».Adesso pare che la tendenza si possa invertire.«Ci si è resi conto che la spesa sanitaria è buona spesa. A questo punto, anche io penso che si possa e si debba rivisitare il sistema di medicina territoriale».Guardi indietro a questo anno di pandemia. C'è un errore che vorrebbe non aver commesso?«Di errori ne sono stati commessi sicuramente, ma prima di valutarli bisogna aspettare la fine di tutto».Addirittura?«Guardi, le faccio un esempio: ricorda quel giorno in cui girai un video mentre indossavo la mascherina?».Certo: tutti le dissero che stava facendo terrorismo.«Appunto. Ma poi la mascherina è diventata una necessità. Quello che voglio dire è che se quella domanda me l'avesse fatta, che so, il 3 marzo 2020, le avrei detto che quel video era stato un errore. Adesso non lo considero più tale».Insomma, dovremo risentirci più in là per un bilancio...«Questo, però, senza volermi auto assolvere: nessuno può dirsi esente da errori nella battaglia contro un nemico, in quei mesi, completamente sconosciuto».Durante il governo Conte, le liti tra Roma e le Regioni si sono moltiplicate. Con Mario Draghi a Palazzo Chigi, l'interlocuzione è migliorata?«Direi proprio di sì. Il rapporto è migliorato, i confronti sono costanti. Non ci sono state situazioni che lasciassero presagire neppure l'inizio di qualche polemica. Anzi, c'è massima disponibilità alla collaborazione e all'ascolto reciproco».Dopo il no di Bertolaso alla candidatura a Roma, ha declinato la proposta per Milano anche Gabriele Albertini. Il centrodestra regalerà la capitale politica e quella economica agli avversari?«Io sono sempre stato un fan di Albertini e quindi mi dispiace che abbia rinunciato. Mi auguro che il centrodestra trovi presto candidati altrettanto bravi e competitivi. Non possiamo permetterci di non combattere fino all'ultimo istante per cercare di vincere a Milano e Roma».A fine aprile, l'Anac ha archiviato il fascicolo sulla vicenda dei camici e ha definito «insussistente» il suo ruolo.«Non entro nel merito, ho massima fiducia nei confronti dei magistrati e aspetterò serenamente il loro responso. Ma di quegli eventi è stata fatta una spettacolarizzazione sui media. E un processo sul giornale non è la strada per ottenere giustizia».In Lombardia, le regionali si terranno nel 2023. Viste le tante polemiche sulla gestione del Covid, teme per i destini del centrodestra nella sua roccaforte?«No. Credo che, prima di allora, tante verità verranno a galla. Sono state fatte strumentalizzazioni vergognose nei confronti della Lombardia. E non lo dico per me, né per il centrodestra, ma per il rispetto che si deve a questa grande comunità, che ha saputo reagire in maniera eccellente».A che strumentalizzazioni si riferisce? «Penso a certe gravi accuse, mosse proprio da cittadini lombardi, che per bieco interesse di partito, erano disposti a rovinare la reputazione della loro Regione».Quale di quelle accuse l'ha colpita più duro?«Mi ha dato un dolore terribile quando sono stato definito “assassino". Una cosa del genere va al di là del bene e del male».