2024-06-16
Il Fisco si dimentica delle proroghe Covid: cartelle ai cittadini che hanno già pagato
Ernesto Maria Ruffini (Imagoeconomica)
Il software delle Entrate non è stato aggiornato: mini-sanzioni a chi era in regola. Molti saldano il conto per una seconda volta.Il sistema informatico dell’Agenzia delle entrate non è riuscito ad allinearsi con le varie proroghe fiscali decise durante il periodo del Covid. Il risultato è che stanno iniziando ad arrivare mini cartelle fiscali a diversi contribuenti dove gli si chiede di regolarizzare la propria posizione, dato che secondo l’Amministrazione finanziaria, si è pagato in ritardo l’adempimento fiscale dovuto. Le cartelle presentano infatti importi relativamente bassi (60, 80 o 150 euro) proprio perché, per la maggior parte, si riferiscono a pagamenti effettuati in ritardo, secondo il software del calendario dell’Agenzia delle entrate, che però non è riuscito a tenere il passo con tutte le proroghe messe in campo dal governo Conte. Durante il Covid si è infatti deciso di far slittare in avanti diverse scadenze fiscali: per le zone rosse, per i professionisti e le imprese, per il turismo e la ristorazione, per i contribuenti con i ricavi inferiori ai 400.000 euro, per il settore dei giochi e per chi aveva aderito alla rottamazione ter, alla definizione agevolate o al saldo e stralcio. In questi ultimi casi le proroghe riguardavano il pagamento delle singole rate e variavano in base sia al provvedimento che al debito che si doveva saldare. Questo ha concesso più tempo ai contribuenti per regolarizzare la propria posizione, pagando le tasse dovute rispettando un nuovo calendario. Allineamento che però non è stato fatto dal Fisco. Il problema è infatti che il software usato dell’Agenzia delle entrate non è stato aggiornato. Il risultato è che il sistema informatico, basandosi sulle vecchie scadenze fiscali, ha prodotto cartelle, di fatto errate, che stanno arrivando ai contribuenti, per un presunto pagamento fatto in ritardo. Partendo dal presupposto che quando arriva una cartella fiscale si è sempre un po’ preoccupati, se si ha la lucidità di ricordarsi che in realtà si è in regola con il Fisco, si devono trovare le prove. Il che non è così semplice visto che parliamo di ben quattro anni fa. Se a questo si aggiunge che gli importi che arrivano sono di basse entità, succede che il contribuente nella maggior parte dei casi, sottolineano diversi commercialisti, scelga di pagare senza chiedere ulteriori verifiche o controlli al proprio professionista. Il non allineamento tra le scadenze presenti sul software dell’Agenzia delle entrate e le norme modificate, è legato alla disattenzione nel gestire i vari strumenti informatici che il Fisco ha a disposizione. Questa disattenzione tendenzialmente produce errori materiali (il non riuscire a intercettare il ravvedimento operoso fatto dal contribuente, il non riuscire ad abbinare l’F24 all’Irpef corrispondente, oppure a proroghe fiscali non riconosciute), legati al fatto che l’Agenzia delle entrate usa diversi automatismi informatici, che però per performare nei migliori dei modi dovrebbero essere controllati dai vari funzionari. Se, come sta succedendo per le diverse cartelle fiscali legate al periodo del Covid, non si inseriscono a sistema le nuove scadenze fiscali, il software, in automatico, segnala un errore, visto che stando ai dati immessi e non aggiornati nel sistema, non si sarebbe rispettato la giusta scadenza. Situazione che potrebbe essere risolta integrando in maniera più ottimale gli strumenti informatici di base e la componente umana, in modo da evitare di inviare cartelle fiscali sbagliate ai contribuenti che in realtà si sono mossi rispettando le norme modificate durante un periodo eccezionale come il Covid. Da evidenziare infine come il rapporto tra Amministrazione finanziaria e comunicazioni errate inviate è una prassi abbastanza consolidata, tanto da essere stata evidenziata anche dentro il Pnrr. Tra i target che il Fisco deve raggiungere è stato infatti inserito il preciso obiettivo di ridurre del 5% annuo l’invio dei falsi positivi, cioè di tutti quegli avvisi che risultano essere errati. Comunicazioni di irregolarità che, ricordiamo, coprono svariate casistiche che vanno dall’inserimento di detrazioni o deduzioni sbagliate all’interno del proprio 730 al non pagamento delle tasse presenti nel modello unico inviato al Fisco negli anni passati, passando per le multe per un presunto ritardo di un pagamento fiscale avvenuto, come nel caso del Covid. Questo modo di agire continua inoltre a minare il rapporto tra Fisco e contribuente, visto che quest’ultimo si trova in una posizione di svantaggio, dovendo dimostrare che il versamento è stato fatto nei tempi corretti e recuperando la normativa di riferimento, mentre l’Agenzia delle entrate si limita ad inviare cartelle fiscali senza verificarne la correttezza. Il fatto poi che durante il 2020 ci siano stati veramente tanti slittamenti fiscali, non può essere considerata una scusante, visto che questo genere di errori si verificano anche in altre casistiche, con la conseguenza che le somme percepite dall’invio di queste cartelle, molto spesso non sono legittime, come evidenziato da diversi commercialisti.
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