2021-01-12
Finta minisanatoria per 50 milioni di cartelle
Nella manovra non è stata inserita un'ulteriore proroga fiscale. Per il quinto decreto Ristori servono risorse che il governo non ha. L'idea: scaglionare il recapito in 4 milioni al mese per evitare problemi di ordine pubblico e sanitario. E uno sconto per chi paga.Lo smarrimento del governo non frena l'invio delle cartelle esattoriali da parte dell'Agenzia delle entrate. Sono infatti in arrivo 50 milioni di atti. E questo perché nell'ultima manovra non è stata inserita un'ulteriore proroga fiscale. I continui scossoni nella maggioranza e i ritardi sul Recovery fund hanno fatto sì che l'invio delle cartelle esattoriali fosse trascurato dall'esecutivo guidato da Giuseppe Conte. A questo si aggiunge la necessità delle imprese di ottenere dei nuovi aiuti fiscali, dato che la situazione pandemica non è ancora risolta e si stanno pensando a nuove chiusure. Per dare il via al quinto decreto Ristori, e dunque a tutti i bonus previsti, si devono però recuperare risorse che al momento il governo non ha. E che potrà ottenere unicamente grazie alle disponibilità economiche varate dell'Unione europea, Recovery fund. Solo una volta ricevuti questi fondi il governo potrà chiedere lo scostamento di bilancio per finanziare il Ristori cinque. E dunque diversi contribuenti si troveranno (specialmente a gennaio) da una parte l'arrivo di carte fiscali e dall'altra l'obbligo di rimanere chiusi senza, al momento, ricevere gli aiuti necessari da parte dello Stato. Questo il quadro che si sta andando a delineare in Italia. E dunque, la soluzione d'emergenza che si sta studiando per cercare di evitare problemi di ordine pubblico e sanitari, secondo quanto riportato da La Repubblica, è scaglionare l'invio delle cartelle esattoriali e degli avvisi di accertamento suddividendoli in gruppi di 4 milioni al mese. Il motivo? Cercare di evitare un default in termini di ordine pubblico e sanitario. Il problema è che scaglionare gli atti non sarà di certo la soluzione dal punto di vista economico, anche perché - prima o poi - queste cartelle arriveranno ai destinatari che dovranno trovare un modo per saldare il debito o aggravarlo ulteriormente. Nei giorni scorsi il viceministro all'economia, Laura Castelli, aveva avanzato un'ipotesi per venire in contro a queste categorie. Il piano fiscale, si dovrebbe suddividere in tre diversi step. Il primo sarebbe quello di smaltire il «magazzino pre 2015». E dunque si punta al voler risolvere tutti quei ruoli che ora mai sono inesigibili (qui dentro si trovano situazioni in cui i soggetti sono deceduti, l'impresa è fallita o cessata). Sono situazioni dalle quale lo Stato ci ricava ben poco a fronte di eccessive risorse spese. Secondo passo, la quarta rottamazione che dovrebbe andare a coprire le cartelle che vanno dal 2016 al 2019. In questo caso, precisa il viceministro, a chi sono già arrivati gli atti si potrà dare la possibilità di fare una rottamazione della rottamazione. Questo per cercare, seguendo la logica della Castelli, di alleggerire il carico economico sulle spalle dei contribuenti colpiti dalla pandemia. Questa opzione potrebbe essere accompagnata dal «saldo e stralcio» (come nella precedente edizione). Opzione destinata a tutti quei contribuenti che hanno una posizione pendente con il fisco dovute a morosità incolpevoli. «Il nostro compito deve essere quello di emettere cartelle il meno possibile. Immaginate 50.000 persone in fila alle poste per ritirare questi atti, in un momento in cui non si possono fare assembramenti. Quindi c'è bisogno di un'operazione di saldo e stralcio per ridurre il più possibile queste emissioni», spiega Castelli a Storie su Rai 1. Affermazione che non trova l'accordo del direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, che rispondendo alle domande dei deputati della commissione Finanze, ha spiegato come «qualunque nuova rottamazione o forma di pace fiscale non può prescindere dall'invio degli atti e delle cartelle da parte dell'Agenzia delle entrate. L'invio degli atti è indispensabile perché il contribuente deve essere messo a conoscenza di quanto gli è richiesto». Ed è proprio per questo che l'Amministrazione fiscale non si fermerà, con gli invii, nemmeno nel 2021. Da sottolineare come le 50 milioni di cartelle che arriveranno nei prossimi mesi si riferiscono agli anni precedenti. Nel 2021 l'Agenzia delle entrate avrà però ancora molto lavoro da fare e si dedicherà ad inviare anche le cartelle relative alle posizioni del 2020. E queste tendenzialmente andranno a colpire tutti quei contribuenti, con un'attività, che sono stati costretti a chiudere, per rispettare le norme dettate dal governo. Queste chiusure hanno ridotto gli incassi e in diversi casi hanno reso impossibile agli imprenditori essere al pari con le varie scadenza fiscali. E dunque, l'Agenzia delle entrate è pronta, anche in questo caso, ad elaborare i nuovi debiti e farli recapitarli ai destinatari. Per questi contribuenti il viceministro ha pensato a una soluzione che prevede di dividere la platea interessata in due fasce: i deboli e i forti. Nel primo caso si tratta di chi quest'anno non sarà ancora in grado di saldare le situazioni pendenti con il fisco relative al 2020. In questo si penserebbe ad una proroga. Per i più forti, tutti quei contribuenti che in qualche modo saranno in grado di far fronte ai debiti pregressi, la cartella compresa di sanzioni e interessi dovrà essere saldata. Il vantaggio? Molto probabilmente uno sconto su questi ultimi. E dunque ci si potrebbe ritrovare nella situazione in cui non si riescono ad ottenere gli aiuti legati al decreto Ristori quinto, ma in compenso si potranno ricevere svariate cartelle esattoriali che se proprio va bene avranno uno sconto sulle sanzioni e gli interessi.