2023-09-05
Finita l’era del «pacifista» Di Maio. Roma rilancia gli scambi con l’Arabia
Adolfo Urso e l’omologo di Ryad firmano a Milano un Memorandum per gli investimenti.A quasi tre anni di distanza dai disastri diplomatici dell’ex ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, il governo italiano riannoda i fili del dialogo con l’Arabia Saudita di Mohamed Bin Salman. Lo fa a Milano, dove è stato firmato ieri un Memorandum of understanding, alla presenza del ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, e il ministero degli Investimenti del Regno saudita, Khalid Al-Falih. È stata così aperta una nuova pagina nella storia diplomatica tra i due Paesi, con l’inaugurazione del primo Forum italosaudita sugli investimenti. Pensare che, nel gennaio del 2021, proprio Di Maio aveva deciso di revocare l’export di alcuni tipi di bombe verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Fu una mossa dell’allora ministro pentastellato per ingraziarsi il voto pacifista italiano (a festeggiare fu Amnesty International), ma a fronte di un misero ritorno elettorale, il settore industriale del nostro comparto Difesa fu messo in seria difficoltà. Diverse commesse e investimenti, infatti, che da anni anche piccole e medie imprese portavano avanti nella zona, furono interrotti. Nel corso dei mesi Di Maio aveva cercato poi di rimediare alla situazione, ma con scarso successo. Alla fine del governo di Mario Draghi, è diventato inviato dell’Unione europea per il Golfo Persico, su spinta soprattutto del Quirinale. E così, il Di Maio pacifista del gennaio 2021, che tuonava contro l’Arabia Saudita, nel giugno di quest’anno ha incontrato Bin Salman, stringendogli le mani come se nulla fosse accaduto. Le piroette di Di Maio sono costate care all’industria militare del nostro Paese. Ne hanno approfittato i francesi, con Thales e Naval Group che in questi due anni hanno già posto le basi per il futuro. L’Italia sta cercando di recuperare il tempo perduto. Già a febbraio il governo Meloni aveva riannodato le fila del discorso con gli Emirati Arabi, ora è la volta dell’Arabia Saudita. Non è un caso che dopo la crisi diplomatica sull’export italiano a Ryad, si siano intensificati i rapporti tra Bin Salman e il presidente francese, Emmanuele Macron, suo sostenitore anche nell’assegnazione di Expo 2030, a danno guarda caso proprio di Roma. Il protocollo d’intesa firmato ieri a Milano punta a sostenere il dialogo tra le istituzioni e le imprese interessate alla promozione degli investimenti tra Roma e Ryad, incoraggiando la cooperazione negli investimenti diretti, sostenendo gli investitori in tutte le fasi dei progetti, qualora siano stati indicati come aventi importanza economica strategica per uno dei due Paesi. Al forum hanno aderito circa 1.200 imprese, di cui 500 in presenza e oltre 700 da remoto. Più di 150 le aziende saudite partecipanti. Tra le società italiane si segnala la presenza al forum di Eni, Snam, Cdp, Enel, Leonardo, WeBuild, Maire, Pirelli, Intesa Sanpaolo, UniCredit, Ita, Ansaldo Energia, Saipem, Invimit. Non a caso Urso parla di «svolta storica» e annuncia che visiterà presto Ryad. «L’Arabia Saudita è stata per lungo tempo partner commerciale e fornitore di energia all’Italia e all’Europa», spiega. «Con questo forum, che realizzeremo anche in Arabia Saudita, si passa da una partnership commerciale ad una tecnologica e industriale, con l’ipotesi di importanti investimenti di imprese saudite nel nostro Paese». In questo modo «faremo un salto significativo: noi per loro saremo nella piattaforma industriale e commerciale in Europa, così come loro diventeranno sempre più una piattaforma produttiva e commerciale per le imprese italiane nel grande Medio Oriente». Si tratta di un’intesa che tornerà utile anche in vista dello sviluppo della sponda Sud del Mediterraneo e dell’Africa, sempre più instabile in questi mesi, dopo i colpi di Stato in Niger e Gabon, che seguono quelli degli scorsi anni in Guinea, Mali e Burkina Faso.
Ecco Edicola Verità, la rassegna stampa del 3 settembre con Carlo Cambi