2018-07-17
Fini a processo per riciclaggio assieme a tutta la sua famiglia
Il fondatore di An rinviato a giudizio con il re delle slot, Francesco Corallo. Al centro delle indagini c'è la casa di Montecarlo donata al partito e finita al cognato. Alla sbarra anche Elisabetta Tulliani con padre e fratello. Da presidente dell'aula di Montecitorio a imputato in un'aula di tribunale. L'ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, ieri è stato rinviato a giudizio con l'accusa di riciclaggio dal giudice dell'udienza preliminare Elvira Tamburelli, al termine di una camera di consiglio durata circa tre ore. Insieme a Fini, sono stati rinviati a giudizio anche la sua compagna Elisabetta Tulliani, il padre e il fratello di quest'ultima, Sergio e Giancarlo, il «Re delle slot» Francesco Corallo, l'ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Laboccetta e quattro collaboratori di Corallo. La Procura di Roma aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti lo scorso 22 gennaio. Gianfranco Fini è accusato dal pm Barbara Sargenti di quattro episodi di riciclaggio più uno di impiego di denaro di provenienza illecita, tutti soldi che secondo l'accusa sarebbero il provento di una gigantesca evasione ai danni dell'erario italiano da parte del gruppo Corallo, all'epoca dei fatti denominato Atlantis world. L'inchiesta, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, riguarda anche la famosa vicenda della compravendita dell'appartamento di Montecarlo, in Boulevard Princesse Charlotte, lasciato in eredità dalla contessa Anna Maria Colleoni ad Alleanza Nazionale.Secondo l'accusa, infatti, la casa di Montecarlo sarebbe stata acquistata da Giancarlo Tulliani, cognato di Fini, attualmente libero su cauzione a Dubai, con i soldi di Corallo. L'acquisto sarebbe stato perfezionato attraverso due società offshore costituite per l'occasione. La casa sarebbe costata a Giancarlo Tulliani, nel 2008, poco più di 300.000 euro, mentre la vendita dell'immobile, nel 2015, fruttò un milione e 360.000 dollari. Il cognato di Fini, nel novembre 2017, è stato anche arrestato mentre si trovava a Dubai, per poi essere messo in libertà su cauzione. Il celebre cognato si troverebbe ancora negli Emirati Arabi Uniti in attesa di estradizione. Il coinvolgimento di Fini nell'inchiesta è legato al suo rapporto con Corallo. Secondo le accuse della Procura di Roma, proprio il legame tra Fini e Corallo sarebbe alla base del patrimonio accumulato dai Tulliani.L'ammontare complessivo delle operazioni di riciclaggio contestate a Fini e ai Tulliani è di circa 7 milioni di euro. Soldi che , secondo gli inquirenti, corrisponderebbero ai profitti illeciti accantonati da Sergio e Giancarlo Tulliani, insieme alla compagna dell'ex presidente della Camera. Bisogna ricordare che, comunque, a Fini e ai Tulliani gli inquirenti non sono riusciti a contestare la corruzione. Eppure sullo sfondo di quel vorticoso giro di denaro ci sarebbero, però, due decreti legge aventi come oggetto il riordino del mercato delle slot e delle videolottery. Per quei provvedimenti i Tulliani avrebbero agito da lobbisti. A casa di Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani gli investigatori hanno trovato la documentazione bancaria relativa a un conto di Sergio Tulliani e in particolare l'estratto conto di un accredito di 2.399.980 euro, provenienti da una società offshore e giustificati dalla causale «Liquidation of foreign assets per decree 78/2009» (liquidazione attività estere-decreto 78/2009). In pratica a casa di Fini sono stati trovati gli incartamenti riguardanti i 2,4 milioni di euro che sarebbero stati pagati da Corallo come corrispettivo per il decreto 78 del 2009, considerato dagli inquirenti favorevole alle aziende del re delle slot. Secondo l'accusa, Corallo avrebbe inviato cospicui bonifici, attraverso Rudolf Baesten, nelle casse delle società offshore dei Tulliani, senza alcuna causale o mascherando le operazioni con documenti contrattuali falsi. I Tulliani dopo aver incassato il denaro, lo avrebbero trasferito e occultato, attraverso un vorticoso giro di frazionamenti e movimentazioni ad hoc, utilizzando conti accesi in Italia e all'estero. Per la Procura di Roma, Giancarlo ed Elisabetta Tulliani - titolari delle società offshore Printemps Ltd, Timara Ltd e Jayden Holding Ltd - avrebbero messo a disposizione i conti correnti di tali società per ricevere ingenti somme di denaro da un conto corrente riconducibile a Corallo, «con la consapevolezza della provenienza delittuosa, consentendo la realizzazione del segmento finale del flusso di denaro tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco e Saint Lucia».«Siamo convinti», ha commentato l'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, difensore di Fini, «che riusciremo a dimostrare l'estraneità di Gianfranco Fini all'esito dell'istruttoria dibattimentale. Il rinvio a giudizio di tutti dimostra che la vicenda, così complessa e articolata, anche alla luce di quanto argomentato da noi difensori, sia meritevole di essere sottoposta al vaglio del tribunale».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)