2023-08-11
«Alla famiglia Biden 20 milioni dall’estero»
La commissione della Camera che indaga sui loro affari ha le tracce bancarie dei versamenti al figlio del presidente e al suo socio. E molti di quei soldi provengono da ambienti russi o filorussi. La pressione sale e il capo di Stato sbrocca con un giornalista di Fox.Si aggrava la posizione dei Biden. Secondo documenti bancari pubblicati dal presidente della commissione Sorveglianza della Camera James Comer, la famiglia del presidente e i suoi soci in affari hanno ricevuto un totale di oltre 20 milioni di dollari da soggetti stranieri (spesso assai controversi). I principali protagonisti di queste rivelazioni sono Hunter Biden, il suo ex socio, Devon Archer, e - indirettamente - l’attuale inquilino della Casa Bianca.«La miliardaria russa Yelena Baturina ha trasferito 3,5 milioni di dollari a Rosemont Seneca Thornton, una società di comodo. Circa un milione è stato trasferito a Devon Archer e il resto è stato utilizzato inizialmente per finanziare un nuovo conto aziendale, Rosemont Seneca Bohai, che Devon Archer e Hunter Biden hanno utilizzato per ricevere altri bonifici esteri», si legge in una nota di Comer. «Nell’aprile 2014», si legge ancora, «un oligarca kazako ha trasferito il prezzo esatto dell’auto sportiva di [Hunter] Biden su un conto bancario utilizzato da Archer e Biden». L’oligarca kazako a cui si fa riferimento è, in particolare, Kenes Rakishev. L’aspetto interessante risiede nel fatto che, nella primavera del 2014 e nel 2015, sia la Baturina sia Rakishev hanno partecipato a delle cene a Washington in cui - insieme a Hunter - si presentò anche l’allora vicepresidente Joe Biden. Ricordiamo che la Baturina è la vedova dell’ex sindaco di Mosca, Yury Luzhkov, e che, come sottolineato dal New York Post, non è stata stranamente colpita dalle sanzioni statunitensi contro gli oligarchi russi. Inoltre, secondo la testata francese Le Media, Rakishev avrebbe intrattenuto stretti legami con il leader ceceno, Ramzan Kadyrov. Insomma, pare proprio che gli affari con personaggi legati al Cremlino non siano stati fatti da Donald Trump, ma dalla famiglia Biden. Un altro chiodo, questo, sulla bara del cosiddetto scandalo Russiagate, già ampiamente risoltosi in una bolla di sapone. Dalla nota di Comer emergono ulteriori informazioni. «Nella primavera del 2014, un oligarca ucraino ha inserito Archer e Biden nel consiglio di amministrazione di Burisma e ha accettato di pagargli un milione di dollari ciascuno all’anno», si legge. Il riferimento qui è al fondatore della controversa azienda ucraina Burisma, Mykola Zlochevsky, e al suo alto dirigente, Vadym Pozharsky. «Hunter Biden è stato inizialmente assunto da Burisma per lavorare come consulente per l’azienda, e Pozharsky e Zlochevsky si sono incontrati con Hunter Biden in una conferenza sul Lago di Como in Italia, dove hanno deciso che Hunter Biden avrebbe lavorato nel consiglio di amministrazione con Devon Archer», recita la nota. Un incontro, quello sul Lago di Como, che, secondo la recente testimonianza di Archer alla Camera, sarebbe avvenuto «probabilmente nel maggio 2014». «L’allora vicepresidente Joe Biden», precisa Comer, «ha visitato l’Ucraina subito dopo i primi pagamenti. I pagamenti da Burisma sia per Devon Archer che per Hunter Biden sono stati trasferiti a Rosemont Seneca Bohai». A questo punto, i repubblicani ritengono che eventuali atti di corruzione possano essere collegati al traffico d’influenza. «I difensori del presidente Biden sostengono una linea di difesa debole, affermando che la commissione Sorveglianza deve mostrare direttamente i pagamenti al presidente per provarne la corruzione», si legge nella nota. Effettivamente sarebbe un po’ strano che, per corrompere qualcuno, gli si inviasse direttamente un bonifico, mettendo magari «tangente» nella causale. Se anche Joe Biden non avesse parlato degli affari di Hunter mentre ne incontrava i soci, l’obiettivo del figlio era quello di usare il potente genitore per aumentare la propria influenza sui soci medesimi (e magari ottenere benefici in cambio). Lo stesso Archer, deponendo alla Camera in luglio, ha rivelato che Hunter usava il padre come un «brand» nell’ambito dei suoi affari. È francamente improbabile che l’attuale presidente non capisse una dinamica tanto ovvia. I casi sono quindi due: o Joe Biden è un totale sprovveduto o era connivente. Del resto, è un po’ strano che la società del figlio intascasse denaro proprio da soggetti con cui l’allora vicepresidente si era intrattenuto a cena. È proprio su queste basi che probabilmente i deputati del Gop costruiranno un eventuale processo d’impeachment contro il presidente in autunno. Un presidente che, non a caso, è sempre più nervoso. L’altro ieri, si è infatti infuriato con il corrispondente di Fox News, Peter Doocy. Il giornalista aveva chiesto a Biden della recente testimonianza alla Camera di Archer, il quale aveva raccontato di come Hunter avesse messo in comunicazione il padre circa 20 volte con i suoi soci in affari. «Non ho mai parlato di affari con nessuno e sapevo che avresti fatto una domanda schifosa», ha replicato piccatissimo il presidente. «Cosa... perché è una domanda schifosa?», ha chiesto Doocy. «Perché non è vero», ha ribattuto Biden, andandosene. Trump, neanche a dirlo, è andato all’attacco. «È un’enorme quantità di denaro. E non è stato fatto nulla per questo. Era solo una tangente. È solo una tangente, un’estorsione e una tangente», ha detto l’ex presidente, commentando i nuovi documenti bancari dei Biden. Per l’attuale inquilino della Casa Bianca, insomma, la situazione si fa sempre più problematica.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)