2023-03-12
«La finanza senza regole e controlli può destabilizzare il futuro degli Usa»
Giulio Tremonti (Imagoeconomica)
L’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti: «La crisi rischia di investire un settore strategico per gli Stati Uniti come quello dell’innovazione tecnologica. L’Europa sbaglia sulla stretta perché non ha capito gli errori del passato».«C’è una vignetta pubblicata su un importante quotidiano internazionale assai significativa: ritrae un giovane che chiede di entrare nella Banca centrale europea. C’è una prova da superare, sui meccanismi che regolano l’inflazione. Il giovane ammette di non capirne nulla e la controparte gli annuncia: sei assunto». Parte così il colloquio con il presidente della commissione Esteri alla Camera, Giulio Tremonti. Tra pochi giorni, l’appuntamento è per il 16 marzo, c’è una nuova riunione della Bce, che dovrebbe sancire un altro rialzo dei tassi di interesse. Ancora 0,50 punti. L’ha lasciato intendere il presidente Christine Lagarde che fatto anche capire che non sarà questa l’ultima stretta, perché l’inflazione è ancora alta e va combattuta. Sul fatto che vada combattuta pochi dubbi, perplessità invece destano le modalità della lotta. Le avanzano imprenditori e famiglie italiane – perché gli aumenti fanno male soprattutto ai Paesi che hanno debiti alti – e le ha espresse anche il solitamente paludato governatore Visco sottolineando di «non apprezzare le dichiarazioni sui rialzi prolungati dei tassi». Intanto da Oltreaceano arrivano sinistri segnali di crisi. Il fallimento di una piccola banca, il crollo in Borsa dei grandi istituti di credito, il rischio che vada in crisi tutto il settore hi-tech. «Nel 2008 è stata la crisi dell’immobiliare, questa – spiega Tremonti - potrebbe essere una crisi ancora più grande perché riguarda il futuro strategico dell’America». Professore partiamo dalle politiche della Bce.«Penso che nulla avvenga per caso e che per capire gli errori che vengono commessi oggi è necessario rivolgere lo sguardo al passato, analizzare cos’è successo nell’ultima decade».A cosa si riferisce?«Quello che vediamo oggi è il prodotto del violento passaggio da un eccesso all’eccesso opposto. Il passaggio improvviso, portato avanti peraltro dalla stessa classe dirigente, dall’austerity alla liquidity. Le stesse persone che hanno esagerato con le politiche di austerità hanno poi pensato che la soluzione fosse immettere sul mercato una massa monetaria destinata ad andare fuori controllo».Tutto parte immagino con la crisi greca del 2010 e i tagli imposti ad Atene?«Io ricordo l’austerità sublimata nella lettera Bce-Banca d’Italia dell’agosto del 2011, quando ero ministro dell’Economia. Una sorta di “pizzino” visto che con quel documento che era classificato come “secret and confidential” Francoforte vincolava l’acquisti di titoli di Stato italiani a modifiche rilevanti della Costituzione, dello Statuto dei lavoratori ecc. La cosa curiosa è che solo un mese prima, uno dei firmatari di quella lettera aveva scritto e detto esattamente il contrario».Si riferisce all’allora governatore Mario Draghi?«Basta prendere le considerazioni conclusive della Banca d’Italia dell’epoca per capirlo».Quindi cos’è successo? «È successo che l’austerity non aveva funzionato e che le stesse persone, le stesse istituzioni a un certo punto hanno deciso di invertire completamente la rotta iniziando a stampare moneta». Beh a un certo punto il contesto era cambiato.«Gli stessi medici che avevano causato il male con l’austerity poi hanno provato a curarlo creando denaro dal nulla. E non solo: quello che doveva essere un intervento di pronto soccorso è diventato per anni e anni una lungodegenza».Un’altra cura sbagliata?«Le regole dell’euro vietano alla Bce di finanziare i governi. Invece Francoforte su base crescente e in forma permanente ha finanziato gli esecutivi. Il risultato è che adesso il 30-40% dei debiti degli Stati è nel portafoglio della Bce».Effetti?«Il passaggio del potere dai popoli e dalla politica alla finanza. Una prova iconografica: ottobre 2019 passaggio di consegne tra Draghi e la Lagarde, in platea ad applaudire ci sono tutti i capi di Stato e di governo. Lei se li vede Adenauer, De Gaulle, De Gasperi ad applaudire allo stesso modo...». Politica debole, finanza forte.«Forte si fa per dire. Forti sono stati gli errori commessi. Alla fine la finanza non capisce la finanza ed è artefice e vittima del suo destino. Carlo Marx diceva che i tassi zero avrebbero causato la fine del capitalismo, evidentemente non pensava a quelli sotto zero. Oggi di colpo salgono insieme i tassi e l’inflazione con la Bce che li insegue. C’è chi pensa che l’inflazione sia portata dalla guerra, in realtà è causata prima dalla crisi della globalizzazione e da ultimo dalla pandemia». Intanto in America è fallita Silicon Valley Bank, una delle più importanti banche statunitensi nel settore delle startup tecnologiche. C’è chi paventa una nuova Lehman Brothers, che lei peraltro aveva previsto nel libro La paura e la speranza del 2007. «La storia non si ripete per identità perfette, ma la crisi può investire il settore dell’innovazione tecnologica strategico per gli Stati Uniti d’America. Comunque fuori dal caso specifico della California nei meccanismi della finanza come rilanciati dopo la crisi del 2008, con il disastroso Financial Stability Board, c’è una componente crescente di rischio. Non ci sono regole per l’economia, nel 2009 chiedevo il passaggio dal free al fair trade, e non ci sono neppure regole per la finanza. Qui l’unica regola è che non ci sono regole. Nelle librerie finanziarie manca un libro essenziale La montagna incantata di Thomas Mann».
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.