2025-07-01
Sulla filmopoli del Pd ora si indaga per truffa
Rexal Ford alias Francis Kaufmann e la locandina del suo film «Stelle della Notte»
Al «regista» Kaufmann, sotto inchiesta per la morte di figlia e compagna, il sistema congegnato da Franceschini per accontentare i compagni artisti ha regalato 863.000 euro. Nel solo 2023 altri 12 casi analoghi con stranieri.Il produttore Andrea Iervolino protesta: «Il film con la Banks è uscito nelle sale». Ma quella definizione (non nostra) riguardava l’assenza di tracciabilità pubblica.Lo speciale contiene due articoli. La Filmopoli si allarga. I riflettori della Procura romana sono puntati sul caso di Francis Kaufmann. Il sedicente regista è finito sotto la lente della giustizia perché accusato del duplice omicidio della compagna Anastasia Trofimova e della figlia di 11 mesi Andromeda, trovate morte a Villa Pamphili, a Roma. Ma non solo. Infatti, i pm capitolini, dopo aver acquisito dal Mic i documenti relativi ai fondi pari a 863.000 euro in forma di tax credit per la realizzazione del film Stelle della notte, mai distribuito, vogliono compiere ulteriori accertamenti per capire se il denaro sia stato solo deliberato o anche elargito. Se dovesse essere accertata questa seconda ipotesi, i magistrati vogliono sapere a chi è effettivamente arrivata tale somma. Si tratta, quindi, di un eventuale nuovo filone di indagine che potrebbe portare all’apertura di un altro fascicolo, in cui Kaufmann potrebbe anche comparire come parte lesa di una truffa o di tentata truffa ai danni dello Stato. Il ministero della Cultura ha trasmesso agli inquirenti tutta la documentazione relativa proprio alla richiesta di tax credit, che era stata presentata nel 2020 dalla società Coevolutions. E quella richiesta era stata firmata da un tale Rexal Ford che si scoprirà poi essere il nome d’arte usato da Kaufmann che non poteva comparire con la sua vera identità avendo precedenti penali negli Stati Uniti. Stelle della notte era stato accreditato come una coproduzione internazionale con la Titangel Films (che aveva sede a Malta), ma in realtà si tratta di una pellicolache non risulta essere mai stata girata: non c’è mai stato un set e non ci sono attori scritturati per questa produzione cinematografica. Questa complessa vicenda ha preso il via da un esposto presentato dall’avvocato Michele Lo Foco, specializzato in diritto d’autore e componente del Consiglio superiore della cinematografia e dell’audiovisivo del ministero della Cultura. E poi si è intersecata con la terribile storia del ritrovamento di due cadaveri a Villa Pamphili, a Roma, che vede protagonista il quarantaseienne americano che per un suo lungometraggio aveva ottenuto ben 863.000 euro di tax credit per un film mai realizzato. In questo nuovo filone di indagini, coordinato dal procuratore aggiunto di Roma Giuseppe Cascini e dal sostituto Antonio Verdi, i magistrati vogliono seguire i flussi di denaro e capire dove sono finiti. Gli inquirenti stanno esaminando con attenzione tutta la documentazione in possesso della Direzione generale cinema. La storia dei soldi elargiti per film mai realizzati e i riflettori puntati su un regista americano che ora si trova pure indagato per duplice omicidio potrebbe diventare anche più grave del previsto se i magistrati dovessero trovare riscontro alle loro ipotesi. Per tale motivo, già nei giorni scorsi il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, è intervenuto su Filmopoli e sul caso Kaufmann esprimendo disappunto e rabbia sul sistema di finanziamenti per il cinema: «Il fatto che Francis Kaufmann, indagato per il terribile omicidio di una donna e di una bambina di 11 mesi, tramite una società su cui sono in corso accertamenti, abbia beneficiato indirettamente di 863.000 euro di tax credit (per il titolo Stelle della notte nel 2020), raddoppia lo sgomento e la rabbia di fronte a un sistema di finanziamenti al cinema che ha consentito in passato leggerezze e sprechi. Non permetteremo più che questo accada. Si tratta di distrazioni imperdonabili, un’eredità che i governi precedenti ci hanno lasciato rispetto al tax credit». Per il ministro della Cultura quel finanziamento di quasi novecento mila euro per il film (inesistente) Stelle della notte è qualcosa di intollerabile e inspiegabile. Il governo Meloni ha cercato, in qualche modo, di mettere una pezza al buco con la riforma del tax credit introducendo, tra le altre cose, anche l’obbligo di trasparenza nelle spese di produzione. «Siamo già intervenuti», aveva ribadito lo stesso ministro Giuli, «e stiamo intervenendo con maggiore decisione per riformare una normativa nelle cui pieghe si sono arricchiti truffatori e forse persone addirittura peggiori. Tutto ciò a danno dei contribuenti italiani e dei numerosi operatori dello spettacolo che lavorano in piena legittimità. Non permetteremo più che questo accada, accerteremo ogni responsabilità e ci comporteremo di conseguenza: con rigore e discernimento, per tutelare l’onorabilità del cinema italiano e debellare ogni sacca di parassitismo. Investigheremo sui casi pregressi sospetti. Chi non rispetta le nuove regole non soltanto perderà il beneficio fiscale, ma sarà escluso per cinque anni da qualsiasi agevolazione e, nei casi più gravi, può essere denunciato per truffa».Ieri, il ministro ha così commentato l’apertura del nuovo fascicolo: «Se sono preoccupato sull’inchiesta della Procura sul caso Kaufmann? No, perché ogni volta che si muove la Procura è molto rassicurante. Significa da una parte che il nostro sistema di controlli funziona, lo abbiamo inasprito e saremo ancora più rigorosi nelle sanzioni, e dall’altra è sempre confortante sapere che c’è la magistratura che verifica, controlla, segnala e interviene di conseguenza». Alla luce degli ultimi sviluppi investigativi sul caso «Filmopoli» sembra ancora più evidente che, oltre agli accertamenti dei magistrati romani, sia necessaria una Commissione d’inchiesta sul sistema del tax credit. Il Parlamento, come ha sostenuto il direttore della Verità Maurizio Belpietro nel suoultimo editoriale, adesso deve contribuire a fare chiarezza su tutti questi soldi pubblici elargiti per produzioni fantasma.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/filmopoli-kaufmann-pd-2672502862.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="skincare-e-le-pellicole-fantasma" data-post-id="2672502862" data-published-at="1751313134" data-use-pagination="False"> «Skincare» e le pellicole fantasma Il produttore Andrea Iervolino non ci sta. Parlando con La Verità, il produttore si definisce «offeso e arrabbiato» per l’inserimento della pellicola Skincare nell’elenco dei «film fantasma» citati nella tabella uscita sul nostro giornale di domenica, nell’ambito dell’inchiesta su Filmopoli. «Come si fa a definire Skincare un film fantasma, quando è uscito negli Stati Uniti con uno dei distributori indipendenti di film di qualità di maggior successo del Paese, di proprietà di Amc, una delle più grandi società americane di entertainment? Il suo solo teaser di distribuzione del canale ufficiale ha 1,7 milioni di visualizzazioni. La protagonista è una delle star più importanti del momento, Elizabeth Banks. E questo sarebbe un film fantasma?».È vero, Skincare è un film autentico: è uscito al cinema e ha avuto le sue recensioni. Secondo la pagina della pellicola su Wikipedia in inglese, negli Stati Uniti e in Canada, il film ha incassato 323.856 dollari da 760 sale nel weekend di apertura. Sull’aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes, il 69% delle 83 recensioni dei critici sono positive. Quanto alla Banks, parliamo di un attrice protagonista di Hunger Games e di Spiderman.Davvero nulla a che spartire con i film farlocchi di Francis Kaufmann, con le loro locandine dozzinali e i loro titoli pretenziosi, che però al cinema non sono mai arrivati e probabilmente non hanno mai visto nemmeno il primo ciack. C’è però un equivoco: la definizione di «film fantasma» non ha a che fare con l’effettiva esistenza della pellicola. E, soprattutto, non è farina del sacco della Verità.Come ben spiegava Davide Perego nell’articolo uscito domenica, «con questo termine, “fantasma”, vengono definite le 12 opere cinematografiche straniere ammesse due anni fa nelle graduatorie ministeriali per il tax credit ma di cui non c’è alcuna “tracciabilità pubblica” nel nostro Paese, secondo un report di verifica di cui è venuta in possesso La Verità».L’espressione, che capiamo possa dare adito a fraintendimenti, non è quindi della Verità, ma è stata utilizzata in ambienti ministeriali e dalle strutture collegate che si occupano di controllare dove finiscono i fondi pubblici. La «fantasmaticità» delle pellicole in oggetto non riguardava, in ogni caso, la loro esistenza materiale, bensì l’assenza di spese rendicontate.Nel 2023, anno preso in esame dall’articolo, i progetti stranieri ammessi al sussidio erano stati 55, per un totale di oltre 356 milioni di euro stanziati. Di questi film, 12 erano per l’appunto totalmente privi di tracciabilità pubblica. Giova ricordare che il sistema esistente ha consentito l’erogazione del tax credit prima della distribuzione per tutte le produzioni esecutive estere, a differenza delle opere italiane che richiedono verifica ex post. Un vero paese della cuccagna, quindi. Anche per i film esteri. Anche per quelli con star hollywoodiane e che, grazie al cielo, per lo meno nelle sale ci sono finiti.
Una foto di scena del fantasy «Snowpiercer» con Chris Evans e Tilda Swinton firmato dal coreano Bong Joon. Nel riquadro una tavola del fumetto
Ecco #DimmiLaVerità del 6 ottobre 2025. Il deputato del M5s Marco Pellegrini commenta il piano di pace di Donald Trump per Gaza e le manifestazioni di questi giorni.
Getty Images
Il progetto russo di espandere l’influenza nel continente vacilla: dopo la fine di Wagner, l’Africa Corps non riesce a garantirne il ruolo, mentre jihadisti avanzano e Usa ed Europa provano a riconquistare spazio.