Negli spareggi della competizione, i rossoneri pescano proprio la squadra olandese dalla quale acquisteranno l’attaccante Gimenez. Il gioiellino Camarda va al Monza. Juve contro il Psv, l’Atalanta se la vedrà con il Bruges. In Europa League Roma all’esame Porto.Un modo sicuro per non prendere gol è comprare il centravanti degli altri. È quello che sta facendo il Milan più pazzo del nuovo secolo, in dirittura d’arrivo per l’ingaggio del messicano Santiago Gimenez proprio dagli olandesi del Feyenoord che a mezzogiorno di ieri sono diventati i rivali del Diavolo nel turno supplementare di Champions League per accedere agli ottavi di finale. Situazione singolare e un pizzico imbarazzante. Gerry Cardinale ha tolto la corrente all’algoritmo e ha dato il via libera alla più vecchia operazione analogica del mondo: indebolire gli avversari sfilando loro il puntero a due settimane dalla sfida top della stagione (11 e 18 febbraio le partite) in cambio di 40 milioni di euro. Dopo averne persi 16 con il disastro di Zagabria non sarebbe il caso di rischiare altri salassi.Il diabolico giro di giostra è l’aspetto più bizzarro dei sorteggi della coppa dalle grandi orecchie ieri a Nyon. Poi c’è lo scontro Italia-Olanda. Oltre a Feyenoord-Milan, il tabellone dei playoff propone infatti Psv Eindhoven-Juventus, con Inter e Arsenal che attendono la vincente. L’Atalanta ha pescato i belgi del Bruges, ex club di Charles De Ketelaere, con divisa nerazzurra identica a quella della dea orobica. Se vince deve affrontare Aston Villa o Lille. In Europa League urna maledetta per la Roma che dovrà vedersela con il Porto e potrebbe affrontare negli ottavi l’Atletico Bilbao o la Lazio, prima del maxi girone, in un derby gladiatorio. In Conference League la Fiorentina aspetta la vincente di Vikingur-Panathinaikos o Borac-Lubiana. L’imperativo qui è evitare il Chelsea.In Champions rischia parecchio la Juventus contro il Psv, capolista del campionato olandese; è una macchina da gol con 65 reti in 20 partite, anche se le difese dell’Eredivisie non brillano storicamente per graniticità. Più abbordabile il Feyenoord senza centravanti, squadra incostante come il Milan, capace di battere 3-0 il Bayern Monaco e di perdere 6-1 contro il Lille. A proposito di rossoneri, il calciomercato d’inverno sta terremotando gli armadietti degli spogliatoi di Milanello. Arrivato Kyle Walker, si attende Gimenez. Con due postille: il tentativo degli olandesi di trattenerlo in vista della doppia sfida di Champions e l’impossibilità di farlo esordire domani sera nel derby. Il sogno sembra sfumare per via dell’infortunio muscolare subito dal centravanti mercoledì sera. Per far posto al bomber messicano di 23 anni (gran colpo di testa, buon sinistro, rapinatore da area), lo staff rossonero ha deciso di cedere Álvaro Morata al Galatasaray in prestito con diritto di riscatto fissato a 15 milioni e il gioiellino Francesco Camarda al Monza in prestito secco. Quello del centravanti spagnolo pascolante sul terreno di San Siro con soli 5 gol in 16 partite è un fallimento di un certo peso. Zlatan Ibrahimović se lo intesta con sportività; avrebbe voluto tenere l’attaccante fino a giugno ma uno spiacevole faccia a faccia di Morata con Sergio Conceiçao negli spogliatoi di Zagabria (dopo una polemica sostituzione) avrebbe accelerato l’operazione in uscita mentre quella in entrata è ancora aperta. Non dovesse concretizzarsi subito l’affare Gimenez, il Milan partirebbe all’assalto di Lorenzo Lucca dell’Udinese. Sullo sfondo di una sessione di trade che si conclude lunedì sera, c’è pure l’ipotesi Joao Felix, fantasista pigro finito ai margini del Chelsea. Potrebbe arrivare a Milano in prestito. In casa rossonera è già tempo di rivoluzione, con la necessità di arrivare subito ad accontentare Conceiçao per provare a raddrizzare una stagione con ancora parecchi obiettivi da raggiungere. C’è l’arrampicata verso la zona Champions in campionato, c’è la Coppa Italia, c’è una strada lastricata di dollaroni da percorrere in Champions. E c’è una squadra potenzialmente forte che ha la necessità di trovare un collante, di uscire dall’equivoco dell’album di figurine. In questo caso il ruolo del tecnico è centrale ma, dopo il pokerissimo di Supercoppa (prima liquidata la Juventus, poi l’Inter), al Milan si registrano problemi di corrente e la luce del gioco si spegne troppo spesso. A peggiorare la situazione c’è il rigetto da parte di alcuni leader (Davide Calabria, Christian Pulisic, il solito Theo Hernández) dei sistemi da Full metal jacket di Conceiçao. Filosofeggiare come faceva Paulo Fonseca non era vincente; appendere i terzini al muro come fa il suo sostituto lo è ancora meno.In tutto questo, domani alle 18 (diretta Dazn e Sky) arriva il derby. Con i rivali storici approdati in carrozza agli ottavi in Europa, sopra di 16 punti in campionato, in sintonia con l’allenatore, padroni di un gioco che a tratti funziona come un orologio svizzero. E con un Lautaro Martínez tornato a livelli da paura. Secondo la filosofia breriana, uno scenario perfetto per l’ultimo dissociato Milan. Che quest’anno, quando è sull’orlo del baratro, prende due compresse effervescenti di Inter e si rimette in salute.
Dal 2000 le quotazioni fondiarie valgono oltre il 20% in meno, depurate dall’inflazione. Pac più magra, Green deal e frontiere aperte hanno fatto sparire 1,2 milioni di aziende.
Bill Emmott (Ansa)
Giannini su «Rep» favoleggia di un mondo parallelo di complotti neri, mentre sulla «Stampa» Emmott minimizza il video manipolato di The Donald. Quando giova ai loro obiettivi, indulgono su bavagli e odio.
S’avanza la Cosa Nera. Un orrore primordiale simile all’It evocato da Stephen King, entità oscura che stringe la città di Derry nelle sue maligne grinfie. Allo stesso modo agiscono le «tenebre della destra mondiale» descritte ieri su Repubblica da Massimo Giannini, che si è preso una vacanza dal giornalismo per dedicarsi alla narrativa horror. E ci è riuscito molto bene, sceneggiando una nuova serie televisiva: dopo Stranger Things ecco Populist Things. Una narrazione ambientata in un mondo parallelo e totalmente immaginario in cui «populisti e estremisti deridono le istituzioni democratiche, avvelenano i nostri dibattiti, traggono profitto dalla paura». Un universo alternativo e contorto in cui «gli autocrati possono spacciare le loro verità alternative a community scientemente addestrate a un analfabetismo funzionale coerente con lo spirito del tempo».
Maurizio Landini (Ansa)
- Aumentano gli scontenti dopo il divorzio dalla Uil. Ma il leader insiste sulla linea movimentista e anti Meloni In vista di elezioni e referendum è pronto a imporre il fedelissimo Gesmundo come segretario organizzativo.
- Proteste contro l’emendamento che chiede di comunicare 7 giorni prima l’adesione.
Lo speciale contiene due articoli.
Da mesi, chi segue da vicino le vicende del sindacato e della politica economica del Paese si pone una domanda, se vogliamo banale: ma è possibile che di fronte alla trasformazione della Cgil in una sorta di movimento d’opposizione al governo, ai continui no rispetto a qualsiasi accordo o contratto di lavoro che possa coinvolgere la Meloni e a cospetto di un isolamento sempre più profondo, non ci sia nessuno che dall’interno critichi o comunque ponga qualche domanda a Maurizio Landini?
2025-11-16
Borghi: «Tassare le banche? Sostenibile e utile. Pur con i conti a posto l’Ue non ci premierà»
Claudio Borghi (Ansa)
Il senatore della Lega: «Legge di bilancio da modificare in Aula, servono più denari per la sicurezza. E bisogna uscire dal Mes».
«Due punti in più di Irap sulle banche? È un prelievo sostenibilissimo e utile a creare risorse da destinare alla sicurezza. Le pensioni? È passato inosservato un emendamento che diminuisce di un mese l’età pensionabile invece di aumentarla. La rottamazione? Alla fine, anche gli alleati si sono accodati». Claudio Borghi, capogruppo della Lega in commissione Bilancio del Senato e relatore alla legge di bilancio, sciorina a raffica gli emendamenti di «bandiera» del suo partito con una premessa: «Indicano una intenzione politica che va, poi, approfondita». E aggiunge: «Certo, la manovra avrebbe potuto essere più sfidante ma il premier Giorgia Meloni non ha fatto mistero di volerci presentare nella Ue come i primi della classe, come coloro che anticipano il traguardo di un deficit sotto il 3% del Pil. Io, però, temo che alla fine non ci daranno alcun premio, anche perché, ad esempio, la Bce ha già premiato la Francia che ha un deficit superiore al nostro. Quindi, attenti a non farsi illusioni».





