2020-04-20
«Bella ciao» diventa l’inno del nuovo regime
Pd, Anpi, Cgil, sardine e tutte le fanfare della retorica nazionale vogliono che l'inno partigiano venga cantato dai balconi il 25 aprile. Paragonano medici e infermieri ai «combattenti per la libertà». E intanto tacciono su chi sta cercando di prendersi i pieni poteri.A mano a mano che il 25 aprile si avvicina, nelle fanfare della retorica viene soffiato sempre più fiato. La Festa della liberazione nei giorni del Covid-19 non ha perso un grammo della sua enfasi stereotipata: il 25 Aprile sarà il momento del riscatto e della rinascita, scrive Marco Damilano sull'Espresso: «Non sarà una giornata di impossibili manifestazioni, ma di una comunità che regge con pazienza in condizioni potenzialmente disperate». Sul Sole 24 Ore lo storico Emilio Gentile paragona «medici e infermieri impegnati nella lotta contro la pandemia a rischio della vita» a «coloro che combatterono per restituire all'Italia la democrazia nella libertà». I paragoni altisonanti si sprecano, e i partigiani non hanno perso tempo a riciclarsi in chiave antivirale: non avendo più un fascismo da combattere hanno individuato nella malattia un nuovo nemico. Anpi, Cgil, Pd, Arci e Sardine hanno già messo a punto la splendida iniziativa: «Quest'anno non potremo scendere in piazza ma non ci fermeremo. Il 25 aprile alle 15, l'ora in cui ogni anno parte a Milano il grande corteo nazionale, invitiamo tutti caldamente a esporre dalle finestre, dai balconi il tricolore e a intonare Bella ciao. In un momento intenso saremo insieme, con la Liberazione nel cuore. Con la sua bella e unitaria energia». L'hashtag è #bellaciaoinognicasa, e in effetti il tema della reclusione è ricorrente. Il messaggio di questo 25 Aprile, nei fatti, è: restate in casa e obbedite alle indicazioni del governo.Il che è piuttosto suggestivo. Impossibile, in effetti, non notare la contraddizione. I numerosi corifei dell'antifascismo di professione hanno passato gli ultimi anni a metterci in guardia riguardo alle forze oscure della reazione in agguato. Per mesi e mesi, quasi quotidianamente, ci hanno fatto rimbalzare nelle orecchie lo stesso messaggio: il fascismo sta tornando, è alla porta e veste i panni del sovranismo. I partiti di destra - ci hanno ripetuto - sono quasi peggio della tirannia mussoliniana: sono nazisti, odiano la libertà, vogliono i pieni poteri per poter sfrenare razzismo e oppressione.Non hanno smesso di battere su questo tasto neppure nelle ultime ore, gli illuminati democratici. Fratelli d'Italia ha proposto di trasformare il 25 Aprile in una giornata del ricordo di tutti i caduti e delle vittime del virus. L'attore Edoardo Sylos Labini ha invitato a intonare la Canzone del Piave al posto dell'abusata Bella ciao. Ovviamente, entrambe le iniziative sono state bollate come un becero tentativo di oscurare gli inossidabili valori della resistenza e dell'antifascismo, giusto per ribadire che le camicie nere sono sempre lì, pronte a prendere il potere.Non pretendiamo certo che la sinistra rinunci ai propri riti e ai propri simboli, ci mancherebbe: ha reso il 25 Aprile una festa a numero chiuso ed è giusto che se la goda. Almeno, però, sarebbe gradito un filo di onestà. In questi giorni, è evidente, la tentazione totalitaria è piuttosto forte, chiunque può respirarla: ma non ha nulla a che fare con il fascio littorio e con improbabili remake della marcia su Roma. Da qualche settimana la democrazia è come sospesa. Il Parlamento viene sistematicamente scavalcato, e qualcuno sta cercando di prendersi i famigerati pieni poteri. Questo qualcuno è il governo in carica. Un esecutivo nato a prescindere dal voto, il quale sta agendo tramite decreti del presidente del Consiglio che saltano a piè pari la discussione alle Camere.Assistiamo, in aggiunta, a scene raccapriccianti: agenti che inseguono cittadini di mezza età che tentano di farsi una corsetta nel parco; droni che pattugliano i cieli; poliziotti a bordo di quad che solcano le spiagge riminesi in cerca di pericolosi trasgressori. Il catastrofismo di Stato - come lo chiamano gli studiosi francesi René Riesel e Jaime Semprun - autorizza il governo a farsi autoritario. Gli italiani hanno solo una possibilità, ovvero la «sottomissione contrita alle nuove direttive» e «chiunque si rifiuti di responsabilizzarsi […] dimostra, per ciò stesso, di avere il profilo del terrorista potenziale». E come terrorista viene trattato, sottoposto a un regime di sorveglianza senza pari.Ha giustamente notato il filosofo Giorgio Agamben (non a caso molto attaccato soprattutto da sinistra per queste sue prese di posizione) che in un battibaleno abbiamo accettato «di limitare in misura che non era mai avvenuta prima nella storia del Paese, nemmeno durante le due guerre mondiali (il coprifuoco durante la guerra era limitato a certe ore), la nostra libertà di movimento». «Com'è potuto avvenire», si chiede Agamben, «che un intero Paese sia senza accorgersene eticamente e politicamente crollato di fronte a una malattia?». E dov'erano - aggiungiamo noi - i cantori della resistenza e della libertà mentre la scure liberticida calava sulla nazione? Facile: erano impegnati a intimare ai cittadini di obbedire. Invocavano le maniere forti. Sui giornali progressisti gli editorialisti si accanivano contro gli italiani riottosi colpevoli di adattarsi di malavoglia alle direttive emergenziali e psicopolitiche volute da Conte. Sui social si è scatenata la caccia all'untore. I media, quasi all'unisono, si sono inchinati dinnanzi al potere nello stato d'eccezione. Su alcune reti si è deliberatamente scelto di togliere spazio alle voci di dissenso: «Non è il momento delle polemiche», è il mantra. Ne ho avuto la conferma parlando con alcuni autori tv: la linea è «niente critiche», largo agli esperti, al massimo qualche politico d'opposizione per non far brutta figura.Non sono prove di regime, queste? Eppure, i «nuovi partigiani», attivisti, sardine e pesci lessi di ogni ordine a grado non solo tacciono, ma collaborano. Prostrati dinnanzi al caudillo, questi collaborazionisti chiedono la repressione dei non allineati, accusano di disfattismo chi avanza dubbi e chi, semplicemente, vorrebbe riprendersi la propria libertà. Decenni fa Pier Paolo Pasolini accusava gli esponenti di sinistra - così preoccupati da un improbabile ritorno del Ventennio - di non voler vedere la dittatura incipiente. Oggi siamo a un livello anche più basso.Allora tutti in casa, ben chiusi a tre mandate, in attesa che dal ministero della Propaganda arrivino indicazioni su come comportarsi (se non arrivano, che si resti ugualmente fedeli alla linea). E, ci raccomandiamo, mentre siete reclusi intonate Bella ciao, canto ufficiale del regime sanitario con il ronzio dei droni a fare da accompagnamento.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)