
Nell'anno 2019 Meter, la onlus di don Fortunato Di Noto, ha scovato online più di 15 milioni di nuove immagini pedopornografiche. Ognuna narra la tortura e il dolore di un bambino distrutto per sempre: è ora di combattere questa guerra finché non sarà vinta.PedagogiaAi tempi neri dell'epoca patriarcale, le donne erano tante. C'erano anziane, giovani, fanciulle. Non erano rose e fiori: convivere con suocere e cognate non sempre era facile, ogni tanto qualcuna si faceva suora per sottrarsi alle varie megere. Ma il vantaggio è che una donna non era mai sola. Non lo era quando metteva al mondo un figlio, c'era sempre un'altra donna a spiegarle come si tira su un piccolo o a badare a lui per qualche ora. Ora, ogni donna è isolata nella sua casetta e deve arrangiarsi da sola. Le epoche precedenti sono state dannate da pedagogie micidiali, dove si raccomandavano verghe di vario calibro e sono descritte punizioni di dolore e umiliazione. Ma se li beccavano solo i figli dei ricchi che frequentavano scuole o precettori. I poveri se la cavavano con qualche scapaccione a casa.Con l'alfabetizzazione delle madri, la pedagogia è entrata nelle case. In quelle tedesche entrò la terrificante pedagogia nera di Moritz Schreber, che ebbe due figli maschi, uno dei quali morì suicida e l'altro psicotico in ospedale. Quest'ultimo ci ha anche lasciato un libro, Memorie di un malato di nervi. Schreber divenne il pedagogista più amato imposto alle signore di buona famiglia. Il bambino doveva essere picchiato già dall'età di sei mesi, lavato solo con acqua fredda, mai preso in braccio e allattato nella culla. Ma non toccò tutti gli strati della popolazione: fu un disastro per la borghesia, mentre operai e contadini lo scansarono.L'epoca attuale è stata gravata dalla psicologia spicciola: la pedagogia è diventata una scienza, anzi una non scienza, molto comune, portata ovunque dai giornali femminili e poi internet. Non si salva più nessuno. Ora è l'età dai pedagogisti tutto zucchero e miele, che hanno interiorizzato la delirante teoria del buon selvaggio di Jean-Jacques Rousseau e sono convinti che il bambino sia naturalmente buono e strutturato a rifarsi il letto, fare i compiti, non rubare, non mettersi le dita nel naso. Sostengono, quindi, che l'educazione sia solo un «danno» che arriva su un essere umano naturalmente buono. Un'inenarrabile boiata. La storia dimostra che l'uomo è naturalmente feroce e, senza un ferreo processo educativo, non imparerà il rispetto per l'altro o il coraggio, che è l'elemento indispensabile per essere liberi. Uno dei più disastrosi pedagogisti è stato Marcello Bernardi, che ha camuffato in fiumi di dolcezza il suo odio per il processo educativo. Per lui la situazione «normale» della famiglia è la conflittualità permanente: se un adolescente non odia il padre è «malato». L'odio per il padre del 1968 ha bloccato il processo educativo creando una generazione, anzi due, di fiocchetti di neve con l'incubo di doversi «divertire», tra rave, cannabis e ricoveri in pronto soccorso per overdose o coma etilico. Fiocchetti di neve che fra reddito di cittadinanza, tanto Youporn e Netflix riempiranno il vuoto della famiglia che non avranno il coraggio di fondare, del lavoro per cui non combatteranno, della sovranità che avranno ceduto a qualcun altro. La pedagogia del coraggio è stata abbattuta.PedopornografiaPorca miseria: sono bambini veri. Non sono ologrammi. Sono bambini veri. Rapiti, comprati, venduti, abusati, legati, torturati. Molte torture avvengono in ambienti ospedalieri come per esempio le nursery. Non tutte le torture hanno sfondo sessuale. In alcune, il neonato è scosso con violenza o fatto ruotare velocemente su se stesso dopo essere stato appeso. Questo causerà gravissimi e irreversibili deficit neurologici. Ma ci sono persone che pagano per vederlo. Il sadismo è una colpa. Non è una malattia. È una colpa. Tutti abbiamo nel cranio l'impulso ancestrale di sentirci più forti davanti a uno più debole. Il più debole potrebbe essere stato torturato a morte proprio per farci sentire potenti: questo era lo schema del Colosseo e degli altri meno grandi, ma non per questo meno terribili, teatri romani dove persone in numero enorme, misurabile in centinaia di migliaia forse milioni, sono morte sotto tortura perché qualcuno si sollazzasse a vederli soffrire.In che cosa consiste il sollazzo? Nel sentirsi potenti davanti alla totale impotenza altrui. In passato gli imperatori cinesi, per esempio, andavano ad ammirare lo strazio del condannato a morte, ucciso in maniera lunga e creativa. Il sadismo è una colpa e come ogni colpa può essere evitato. Nella corrida e nei film di azione la sensazione di potenza è data dal crollo di un forte per antonomasia, il toro, il cattivissimo terrorista di turno. Nella pedo pornografia, invece, il piacere è dato dal dolore e dall'impotenza del fragile per antonomasia - ovvero il bambino - quello che tutti dovremmo proteggere. Il bambino ha caratteristiche somatiche diverse dell'adulto: la pelle è più liscia e le proporzioni sono diverse. In un adulto la testa è un ottavo dell'altezza totale, in un bimbo è un quarto. Il viso ha le guance rotonde e, soprattutto, gli occhi in proporzione più grandi. Occhi grandi e testa grande sono le caratteristiche del cucciolo, riprodotte anche nei peluche e nei cartoni animati, perché ispirano tenerezza e senso di protezione. O, meglio, dovrebbero ispirare tenerezza e senso di protezione. L'aggressione al cucciolo, il provare piacere per il dolore e l'impotenza del cucciolo è quindi il segno dell'abominio totale, della perdita di ogni frammento di anima.Periodicamente arrivano ai media le terrificanti parole di don Fortunato Di Noto, sacerdote fondatore dell'associazione Meter per il contrasto alla pedopornografia che, da anni, ci informa come questo fenomeno sia una piaga planetaria e in crescita vertiginosa. Nessuno sta facendo niente per fermare questo scempio. La polizia postale riceve le denunce e tutto si ferma lì. Non dovremmo fermarci noi, invece. Tutti noi. Perché la società non si ferma e si interrompe tutto finché la pedopornografia non viene sgominata? Non dovrebbe essere la priorità di tutti i governi e di tutte le polizie? Non si potrebbero trasmettere le immagini, pixellate nella parte centrale, per far identificare i luoghi? Magari qualcuno riconosce la nursery. Non si potrebbe, nel frattempo, vietare la pornografia visto che alla pedopornografia ci si arriva sempre da quella «normale» che, però, dà assuefazione? La pornografia rende incapaci di relazioni vere, per cui «falliti» - che sono sempre più falliti - hanno bisogno di immagini più forti.Sulle immagini di pornografia «normale» non dovrebbe essere scritto «nuoce gravemente alla salute», visto che alterano il metabolismo di dopamina ed endorfine e causano una ipotrofia (rimpicciolimento) dei lobi frontali, con aumento dell'impulsività e diminuzione del senso morale? Vietato vietare è lo slogan di gente con i lobi frontali piccoli, che pensa sia sbagliato vietare che i bambini siano abusati. «In un anno a Meter», ha spiegato don Fortunato Di Noto in un'intervista ad Avvenire «abbiamo individuato più di 15 milioni di nuove immagini pedopornografiche che riprendono bambini e li immettono nel mercato della pedofilia virtuale: a ognuna corrisponde la tortura e il dolore di un bambino. Dopo la denuncia, le autorità competenti spesso sono rapidissime a dar seguito alle denunce e oscurare i siti, ma non sono in grado di trovare i criminali. E ancora più rapidi sono i criminali: per un sito che si chiude, altri se ne attivano. Il tutto nel mondo liquido della Rete, dove è difficilissimo orientarsi e risalire ai responsabili, ed è assolutamente necessario che i provider non possano appellarsi alla privacy. Questo è il grande problema».I Paesi devono lavorare insieme per uniformare le normative: molti, soprattutto in Est Europa, Africa e Sud Est asiatico non hanno né leggi né agenti di polizia adatti. Che cosa possiamo fare? Votare. Promettiamo il nostro voto a chi si impegnerà a combattere questo orrore. Ma soprattutto risuscitiamo il padre, risuscitiamo qualcuno che insegni il divieto. Il vietato vietare lo pagano i bambini. Chi pensavate che lo avrebbe pagato?
I prezzi dei metalli preziosi corrono grazie al caos geopolitico e al taglio tassi, ma il mercato delle materie prime è spaccato: gas, petrolio e prodotti agricoli sono in forte calo. Pesano elevata volatilità e rischio cambio.
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La denuncia di T&E basata sull’analisi di dati Ue: emissioni cinque volte superiori.
Giusi Bartolozzi (Ana)
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