2024-10-01
Fedez il puro a braccetto con i picchiatori
Da sinistra: Alex Cologno, Cristian Rosiello e Fedez a Parigi
Il rapper, maestro di perbenismo, anziché agli enti preposti chiedeva ai pregiudicati di far vendere al Meazza il suo energy drink: «Poi ci mettiamo d’accordo». Gli hooligan facevano anche da sgherri contro obiettivi mirati. E lui si vantava: «Conosco Boeri». «Se io vi appalto la distribuzione all’interno dello stadio vi prendete la percentuale». Fedez sta parlando della Boem, una bibita energetica allo zenzero con basso tasso alcolico e poche calorie, da piazzare a San Siro e nei «baracchini» lì attorno per fare concorrenza alle altre acque colorate sul mercato. È al telefono con Luca Lucci detto il Toro, uno dei capi della curva rossonera, arrestato per associazione a delinquere con altri 18 colonnelli ultrà del Milan e dell’Inter. Il rapper che catechizzava a pranzo e a cena gli italiani bigotti, il simbolo fluido che dal palco di Sanremo faceva struggere la sinistra liquida, aveva in testa affari solidi. E sapeva dove andare per concretizzarli. Non dal concessionario commerciale dello stadio, ma da chi gestisce «la filiera parallela».Le conversazioni futuriste (scandite da un rosario di porc..., put …, caz…, mink…) tra Federico Leonardo Lucia e il numero uno della Curva Sud sono parte integrante dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Domenico Santoro. La vendita della bibita allo stadio era l’idea fissa di Fedez (non indagato). Che sollecita Lucci così: «Fammi sapere se ti devo tenere in considerazione, sai che io sono uno rapido, capito? Ti disegno lo scenario, cioè io ti subappalto per così dire la gestione della distribuzione di Boem per quanto concerne tutto lo stadio San Siro e anche i baracchini limitrofi e poi troviamo un accordo su come gestirci le cose». Poiché anche Lucci è uno rapido, - dopo aver fatto sapere agli amici con orgoglio che «Caz, mink, mi ha proprio chiamato lui, due volte» - lo tranquillizza con un rilancio da sollucchero: «Se vuoi mi muovo anche con l’Inter, te le faccio mettere per entrambe le partite. Dentro lo stadio non c’è problema». Le conversazioni risalgono all’autunno dello scorso anno, da ottobre a dicembre, e Fedez ha una tale famigliarità con il boss degli ultrà che arriva a chiedergli di trovare «una persona fidata che possa occuparsi della sicurezza mia e della mia famiglia». Anche questa sembra essere una preoccupazione primaria, non certo per tenere a distanza i giornalisti. Servirebbe per tenere alla larga gente del sottobosco, minacce via canzoni, sparate da bar, chiamate in causa dell’onore da ripristinare. Insomma, Fedez ha bisogno «di una guardia del corpo più pirotecnica». Lucci capisce al volo: «Ne vuoi uno brutto, un bestione». Risposta: «Esatto, bravo senza gli Hitler». Niente energumeni nazi. Nel passaggio dell’ordinanza si precisa che nulla poi avverrà.Le spedizioni punitive non sono estranee a questo minestrone di rapporti tenuti insieme da un grammelot inestricabile pure per Dario Fo. Nella rete della Direzione distrettuale antimafia finiscono anche Cristian Rosiello e Islam Hagag (che si chiama Alex Cologno ed è calabrese), ultrà di ferro in carcere da ieri, amici e guardaspalle del rapper, con i quali è stato in vacanza in Costa Smeralda, a Parigi nell’ultimo weekend per le sfilate di moda. Rosiello era la sua ombra anche domenica a Roma, all’inaugurazione di una casa famiglia finanziata dalla fondazione del cantante. Dove lui si è esibito in una delle sue lezioni di vita contro l’assessore Tobia Zevi: «I politici non mancano mai quando ci sono nastri da tagliare». Secondo l’accusa, Hagag e Rosiello sarebbero coinvolti nel pestaggio a Milano di Cristiano Iovino, personal trainer dei vip, soprattutto del rapper Tony Effe, rivale di Fedez con il quale sono volati gli stracci in musica. Una vicenda dai contorni foschi, due testimoni dicono di avere visto anche il Lucia quel giorno, lui nega. Ma da intercettato dice: «L’amico di Tony si fa male». E il gip scrive: «Il fatto è di indubbio interesse non tanto per la presenza di Fedez, quanto piuttosto perché l’episodio comprova che una frangia degli ultrà del Milan si sia trasformata in una sorta di gruppo violento dedito a spedizioni punitive anche su richiesta».Avvezzo alle penombre di periferia (il personaggio si costruisce anche così), il moralista in rima che a giorni alterni sventola la bandiera progressista pop tiene parecchio all’amicizia con Lucci. Non solo per vendere bibite e fare il duro. Una sera si autoinvita nella villa del capo ultrà a Scanzorosciate, due passi da Bergamo, per una missione imprenditoriale: allestire una cordata per gestire la discoteca Old Fashion, dentro la Triennale di Milano. «Posso venire con un mio caro amico? Non mi va di guidare, non sono bravo a guidare la sera». Il 2 gennaio scorso viene ripreso dalle telecamere mentre si presenta in Ferrari. Due giorni dopo Fedez tira le somme del brain storming al telefono col solito Lucci e la sua elucubrazione è meravigliosa. «Stefano Boeri (presidente della Triennale, ndr) lo conosco benissimo. Avevamo in mente di fare un po’ di musica dal vivo. Gli ho detto, ascolta Stefano, va bene che voi siete sofisticati, però non potete mettere le orchestre là dentro. Ma chi caz… ci viene? Fate un club figo!». A questo punto esprime all’amico un dubbio che dev’essere affiorato dai recessi in un istante di lucidità: «Il tema che ti pongo è questo: come introduco la tua figura?». Persino lui dev’essersi accorto che il Toro non è abbastanza sofisticato.