2023-12-20
Le uova rotte dei Ferragnez
Chiara Ferragni e Fedez (Ansa)
Dopo i pandori, Chiara Ferragni fa il bis con i dolci di Pasqua: «Ricavi da 1,2 milioni, appena 36.000 euro andati in beneficenza». Sbugiardato anche il marito Fedez. Si era vantato di aver donato 150 terapie intensive: sono 14. E il ministero lo bacchetta sugli aiuti agli artisti in epoca Covid. Ecco i numeri della sua fondazione.Lo speciale contiene due articoli.«Abbiate Fedez». Con interventi social più messianici che documentati, il rapper di successo da un paio di giorni è impegnato in una guerra di Natale contro chiunque metta in dubbio le sue sparate a salve. Forte dei 14,7 milioni di follower su Instagram, lui si mette davanti a uno smartphone e parla, percependosi un Gesù che cammina sulle uova invece che sulle acque. Dopo aver tentato di difendere la moglie Chiara Ferragni sullo scandalo del pandoro Balocco, Federico Lucia è riuscito ad aprire fronti di polemica con Regione Lombardia e con il ministero della Cultura di tre governi.Punto sul vivo in quanto titolare a metà dell’azienda Ferragnez, è apparso ai discepoli per ricordare al volgo quanto la coppia sia stata sensibile nel donare durante la pandemia. Fedez ha sottolineato che «abbiamo fatto una raccolta fondi di 4 milioni e abbiamo costruito una terapia intensiva da 150 posti letto in dieci giorni che ha permesso di salvare centinaia di vite. Al governo e alla Regione Lombardia sono serviti dieci milioni per costruirne una dopo mesi». Poiché nella società talk-talk non contano i fatti ma la narrazione, il rapper pensava di chiuderla lì e di passare oltre, a polemizzare con Morgan, a tirare ortaggi alla moglie, a sproloquiare contro la Rai.Regione Lombardia ha invece tenuto a precisare che «i posti letto di terapia intensiva ricavati nella struttura realizzata grazie alle donazioni raccolte da Fedez e Ferragni erano 14 e non 150. All’ospedale in Fiera, grazie alle donazioni di oltre 6.000 privati, anche semplici cittadini, si è potuto realizzare un vero reparto di terapia intensiva con 157 posti letto che ha potuto ricoverare e curare 538 pazienti. Questo episodio di generosità non deve rischiare di essere svalutato da dichiarazioni imprecise e fuorvianti».La Regione è stata anche costretta a puntualizzare sui tempi: «Dal primo paziente ricoverato nella tensostruttura del San Raffaele, il 23 marzo 2020, a quello ricoverato in Fiera, il 6 aprile 2020, sono trascorsi solo 14 giorni. Meritevoli e utili sono state tutte le raccolte di donazioni, come quella da loro realizzata». Messo alle strette, Fedez ha dovuto ammettere con stridore di unghie laccate sui vetri: «Preso dalla frenesia, ho sbagliato più dati. Intendevo dire che abbiamo curato più di 150 persone. Sono contento che la regione abbia salvato più vite perché non è una gara». Quella che lui in modo infantile aveva tentato di allestire.Seconda passeggiata nel fango contro il ministero della Cultura. Della serie: abbiamo salvato il cinema e il teatro. «Durante la pandemia i lavoratori dello spettacolo erano stati abbandonati dallo Stato», ha tuonato il cantante. «Il Mibact aveva raccolto in un anno mezzo milione di euro; io da solo, chiuso dieci giorni in casa, ne ho raccolti tre milioni, in un anno sette». Anche qui, immediata smentita dal ministero: «Nel triennio pandemico sono stati erogati a favore del settore 95 milioni direttamente ai lavoratori e più di 260 alle imprese, per un totale di 355 milioni».Poiché Fedez non sembra ferrato sui numeri degli altri, diventa interessante guardare i suoi. Anche perché sulla beneficenza sembra avere la pelle sottile. Lo ha fatto in modo approfondito Stefano Feltri nel suo blog Appunti. L’ex direttore di Domani ha messo il dito nella piaga, scoprendo che «l’attività della sua fondazione non è così strepitosa come la racconta lui». Per cominciare, i 3 e 7 milioni raccolti durante la pandemia sono somme arrivate con Go Fund Me che pochi mesi dopo è stata messa sotto accusa dall’Antitrust per aver imposto ai donatori «mance surrettizie» alla piattaforma. Nessuna colpa per i Ferragnez, solo sfortuna. La Fondazione Fedez Ets (che sta per ente del terzo settore) ha cifre infinitamente più basse: l’anno scorso ha raccolto 342.000 euro, ma 180.000 li ha versati lo stesso Fedez. Da bilancio, la raccolta esterna è di 150.000 euro da privati e quasi 13.000 da aziende. Questo denaro è stato dedicato a tre progetti: quello della fondazione Tog di Carlo De Benedetti che aiuta bambini con patologie neurologiche, quello della Croce Rossa per trasportare medicinali in Ucraina e la realizzazione di uno skate-park a Rozzano, periferia milanese. Il principale collettore di foundraising sarebbe il concerto LoveMi, organizzato dalla società Fedez Doom Entertainment, che nel 2022 avrebbe raccolto 152.000 euro. Commenta Feltri: «Nel complesso, l’attività benefica della Fondazione Fedez è di 500.000 euro in due anni. Sono tanti? Sono pochi? Ognuno può farsi la sua idea. Di certo non sono cifre enormi per Fedez: la sua società Zedef nel 2022 ha registrato un utile di 3,9 milioni e nel 2021 di 2,3 milioni».Perché Fedez ha creato una fondazione che raccoglie solo 160.000 euro e rotti in più rispetto a quelli che lui dona personalmente? Un particolare colpisce: la donazione di 180.000 euro alla Fondazione Fedez è stata fatta proprio da lui e non dalla sua company. Si sa che donare come individuo offre dei vantaggi fiscali. Secondo l’art. 38 del Codice del Terzo Settore chi lo fa «può effettuare una detrazione di importo pari al 30% degli oneri sostenuti per le erogazioni liberali a favore degli Ets». L’importo complessivo della detrazione non può essere superiore a 30.000 euro, ma è pur sempre un risparmio non banale. Poi c’è il vantaggio indiscusso del ritorno d’immagine. Come chiosa perfidamente l’Antitrust: «Per un influencer associare il proprio brand a iniziative caritatevoli può essere un ottimo affare».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/fedez-ferragni-truffa-2666673368.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-ferragni-trova-guai-nelle-uova-di-pasqua" data-post-id="2666673368" data-published-at="1703022363" data-use-pagination="False"> La Ferragni trova guai nelle uova di Pasqua Ha impiegato quindici anni per edificare il proprio culto di fashion influencer, con 29 milioni di seguaci su Instagram e le meglio griffe del pianeta che si contendono quella televendita digitale permanente effettiva che è la sua vita, la sua unica vita, e ora la Sacerdotessa di Cremona va a cadere sulla beneficenza farlocca ai bambini malati. Chiara Ferragni sembrava tutta esposta, marito e figli compresi, come le piastrelle del suo bagno, e invece forse non lo è. Nei giorni scorsi è inciampata sui pandori della Balocco e ieri è scivolata sulle uova di Pasqua della Dolci Preziosi. Pare che anche qui i ricavati delle vendite dei prodotti da lei propagandati non siano andati all’infanzia bisognosa, ma che l’azienda si sia limitata a qualche piccola donazione. Se davvero le cose sono andate in questo modo, saremmo oltre il già fastidioso stereotipo del vip che comunica le sue opere di bene a mezzo ufficio stampa. Quelle, almeno, di solito sono vere e dichiarate al fisco per le opportune esenzioni. A scoprire un altro altarino della Sacerdotessa di Cremona è stato il Fatto Quotidiano, che ieri ha ricostruito due campagne del febbraio 2021 e della primavera 2022 in cui sono state pubblicizzate uova di Pasqua «benefiche» della Dolci Preziosi, controllata dall’imprenditore pugliese Franco Cannillo. I soldi avrebbero dovuto andare ai «Bambini delle Fate», una spa sociale che aiuta i ragazzi con problemi di autismo e ha sede in Veneto. Ma alla società guidata da Franco Antonello sono arrivati solo 36.000 euro in due anni, sotto forma di donazioni della Preziosi. Invece Ferragni ha incassato due assegni da 500.000 euro (nel 2021) e da 700.000 euro (nel 2022) e non risulta che abbia avuto alcun rapporto con i bambini strumento della propaganda. Il problema che può avere ricadute legali è che le uova di cioccolato sono state vendute raccontando ai consumatori che le vendite «sostengono i Bambini delle Fate», facendo così pensare che vi fosse una correlazione diretta tra ogni singolo pezzo venduto e l’ammontare della beneficenza effettiva. Ieri la signora Fedez è stata prontamente scaricata dagli altri protagonisti di questa vicenda poco edificante. Cannillo ha spiegato al Fatto che l’anno scorso Madame «ha chiesto una cifra esorbitante» per proseguire la campagna. E poi ha chiarito la natura del suo ingaggio: «Assolutamente non c’è stata correlazione tra le vendite delle uova e la donazione a I Bambini delle Fate […], lei è stata pagata per aver ceduto la sua immagine. Noi abbiamo fatto una donazione, per lei non era da contratto». Antonello si è limitato a precisare di aver preteso che Dolci Preziosi nella sua campagna pubblicitaria non legasse la donazione alle vendite e di aver permesso solo la frase «Sosteniamo i Bambini delle Fate». Che però è una frase decisamente ambigua. A rovinare il Natale a casa Ferragnez si sono messe anche le associazioni dei consumatori. Un esposto del Codacons-Assourt, che parla di presunta truffa sui prodotti Balocco, è finito sul tavolo del procuratore capo di Milano, Marcello Viola, che nei prossimi giorni valuterà che fascicolo aprire sul pandori-gate. Potenzialmente, anche la storia delle uova di Pasqua potrebbe finire in Procura. Anche perché sono state vendute a 9 euro l’una, ovvero al doppio delle altre uova non griffate Ferragni. E il Codacons ha annunciato un nuovo esposto per pubblicità ingannevole all’Antitrust, che ha già punito Ferragni e Balocco con la multa da un milione. Al di là degli eventuali profili penali, questa beneficenza solo strass e glitter consente di aggiornare la fenomenologia degli influencer e di chi li ha pompati, scegliendo di spostare milioni di pubblicità da televisioni e giornali a singoli personaggi. Un giochetto, come si vede, un po’ pericoloso. Specie se questi personaggi prima o poi cadono e si dimostrano dei semplici personaggetti, come direbbe Vincenzo De Luca. Basta un rapido giro sui social della Sacerdotessa di Cremona per vedere che in questi giorni sta piazzando prodotti di marchi come Calzedonia, Falconeri, Alpro, Chanel, Pantene, Louis Vuitton, MaxMara, Prada, Yepoda e Bmw Italia. Brava lei, non c’è che dire. Alla faccia degli invidiosi da tastiera, che ovviamente da due giorni la stanno insultando per la storia dei pandori e delle uova, nel 2022 Ferragni ha fatturato circa 30 milioni di euro, raddoppiando in un solo anno i ricavi. Di immagine ha vissuto e di immagine, ora, rischia di cadere per questa beneficenza sbandierata e presunta. Tutto questo accade a pochi giorni dal Natale e sembra confermare una lucidissima analisi di Byung Chul Han, contenuta nel saggio Le nostre vite manipolate dalla rete (Einaudi, 2023). Il filosofo coreano-tedesco scrive: «I follower partecipano alla loro vita come discepoli comprando i prodotti che gli influencer ingiungono di consumare nella messa in scena della loro quotidianità. Così i follower prendono parte a un’eucarestia digitale. I social somigliano a una chiesa: il like è il loro amen. Lo sharing è la comunione. Il consumo è la salvezza». Il pandoro di Cuneo, almeno, speriamo che fosse buono.