2020-04-15
«Fare il bagno non è pericoloso. Al mare sì, ma separati dai nonni»
Il virologo Francesco Broccolo: «Nessuna evidenza di trasmissione con l'acqua. Quella delle piscine, grazie al cloro, è ancora più sicura. A far paura sono gli assembramenti. Meglio riservare delle aree alle persone anziane».Un'estate di sole e mare, per alcuni, è un desiderio da cullare tra le quatto mura domestiche dentro cui siamo costretti, da settimane, per difenderci dal contagio del coronavirus. A rovinare il sogno però si insinua la paura del morbo e - come se non bastasse - il consiglio a non prenotare le vacanze estive della presidente della Commissione europea, la tedesca Ursula von Der Leyen sulla Bild. Una provocazione che rianima la risposta italiana. «Andremo al mare questa estate. Stiamo lavoriamo per far sì che possa essere così», ha replicato il sottosegretario del Ministero della cultura e del turismo Lorenza Bonaccorsi, su Rainews. Sull'argomento è dello stesso parere anche la Spagna la cui ministra per il turismo Reyes Maroto ha confermato, a El Pais, l'intenzione di aprire le spiagge. «La questione è delicata», dice alla Verità Francesco Broccolo, virologo dell'università degli studi Milano Bicocca, direttore del laboratorio Cerba di Milano.Che rapporto ha il Covid-19 con l'acqua?«Il coronavirus non si trasmette con l'acqua. Ad oggi non ci sono dati che mostrino una contaminazione dell'acqua da parte di questo virus che, tra l'altro, è molto sensibile al cloro, alla comune varechina. Nelle vasche della piscina, per intenderci, non lo troviamo».Vede quindi possibile il ritorno al nuoto e ai tuffi nei prossimi mesi?«Le piscine e le palestre sono luoghi chiusi e affollati e quindi a maggior rischio di contagio. Vedo complicata la riapertura, ma possiamo pensare a delle soluzioni in base ai dati epidemiologici di incidenza di malattia e gravità. Non vedo problemi per mamme e bambini, ma anche papà. Sarei molto categorico nel vietare l'accesso ai nonni con i piccoli. Nei bambini e nei giovani la letalità è zero e nelle donne è bassa, in assenza di altre patologie. Il problema è soprattutto quando sono presenti altre malattie e dopo i 60 anni, specie per l'uomo. Potrebbe essere sensato un limite d'età, per esempio, a 50 anni».Se l'acqua non è un problema, dove sono le altre possibili situazioni di rischio per il contagio?«Sicuramente lo spogliatoio, per la possibilità di assembramento. È impensabile stare con la mascherina. Una soluzione potrebbe essere nel mettere dei limiti al numero delle persone che possono restare negli spogliatoi. Essendo un posto chiuso, sarebbe fattibile. C'è poi un altro momento critico: quando i genitori si accalcano a guardare i bambini che nuotano. Servono regole. I posti non dovranno essere affollati, si dovranno mantenere le distanze tra adulti, ma definita la fascia di età per l'accesso, sarebbe fattibile». Andremo al mare con la mascherina? Alcuni propongono di indossarla quando ci si muove e di toglierla quando si è sul lettino.«Vedo molto difficile questa soluzione. Sono più propenso ad altre ipotesi. Per quanto la piscina sia un luogo chiuso e più sensibile alla trasmissione è anche paradossalmente più controllato nell'accesso delle persone. Al mare, in luogo pubblico, è più difficile mettere regole e farle rispettare. Negli impianti balneari è più fattibile perché c'è un controllo all'entrata: c'è un ombrellone e un posto. Però, anche mettendo regole di distanziamento tra gli ombrelloni, c'è comunque un riavvicinamento sulla spiaggia che è inevitabile e non si può pensare di stare con la mascherina sotto il sole. Il punto è sempre separare, per proteggere, gli anziani dai giovani, in particolare i bambini. Come abbiamo imparato, il problema principale del Covid è che se si infettano persone al di sotto dei 50 anni i rischi di complicanze gravi sono molto ridotte, mentre negli over 60, soprattutto se ci sono altre patologie, si sviluppano condizioni di difficile gestione». Pare proprio una segregazione.«È evidente che si crea un problema sociale. Le persone sopra una certa età si lamenteranno. Si potrebbero prevedere delle aree distinte per età, invece che per ombrelloni, in cui la distanza sociale è irrealizzabile. Dedicare una parte della spiaggia a bambini e genitori e un'altra ai nonni».Separare nonni e nipoti, per quanto necessaria, sembra una crudeltà. Non c'è proprio un'altra soluzione?«L'immunità. In mancanza di un vaccino, potrebbero rivelarsi utili i test sierologici, quelli che individuano la presenza di anticorpi. Dal 21 aprile in Lombardia, ad esempio, si faranno i test per il personale sanitario e per coloro che rientrano al lavoro. Questo esame rapido, che una volta validato sarà disponibile in varie strutture, permette di sapere chi è stato contagiato ed è protetto e chi non lo è. Bambini con genitori e persone adulte e anziane, se immuni al virus, potrebbero stare insieme. A scopo precauzionale non dovrebbero accedere però gli over 60 che non hanno gli anticorpi perché, anche se fossero negativi al tampone, potrebbero in qualche modo infettarsi». Ci sono novità su quanto dura la protezione degli anticorpi contro il covid-19?«Non lo sappiamo ancora, ma almeno qualche mese, molto probabilmente tra 6-12, dovrebbero durare. Gli anticorpi per il coronavirus della Sars, parente del Sars-cov2, danno protezione da 17 anni».