
Guerra tra bande nei 5 stelle sulle ultime briciole di potere. I fichiani sono spregiudicati e creano malumori. Luigi Di Maio si chiama fuori. Mentre nel Pd Vincenzo De Luca lavora per avere un figlio sottosegretario agli Esteri.Il M5s rischia di implodere sulla scelta di viceministri e sottosegretari. La scelta dei «fortunati» che andranno a occupare le poltroncine ministeriali di seconda e terza fila sta terremotando il Movimento, con i seguaci del presidente della Camera, Roberto Fico, letteralmente scatenati. I deputati Carla Ruocco e Luigi Gallo, in particolare, stanno suscitando malumori nella stragrande maggioranza dei parlamentari, per la loro tigna nel pretendere un posto da sottosegretario. Intanto, la base del M5s si chiede che fine abbiano fatto i risultati della famosa «graticola», ovvero l'esame che i parlamentari fecero ai sottosegretari con tanto di scheda di valutazione finale su vari aspetti del loro operato, come la presenza, la disponibilità all'ascolto, la capacità di espletare la loro funzione istituzionale. La graticola si svolse tra il 10 e l'11 giugno scorso, all'indomani della batosta subita dal M5s alle europee, ma dei risultati nessuno ha saputo più nulla. «Che fine hanno fatto?», si chiede una deputata del M5s, «perché i vertici tengono segreti i risultati proprio ora che bisogna nominare i nuovi viceministri e sottosegretari? Sull'altare di quali inconfessabili parametri si stanno scegliendo i componenti della nuova squadra di governo?». La Verità è in grado di rivelare i primi due classificati della graticola: gli ex sottosegretari più apprezzati dai parlamentari sarebbero Vincenzo Spadafora, neoministro delle Politiche giovanili e dello Sport, e Carlo Sibilia, ex sottosegretario all'Interno, che ha fatto da «contraltare» a un tipetto come Matteo Salvini, guadagnandosi la stima dei dirigenti del Viminale. Sibilia va quindi verso la riconferma, così come Laura Castelli, che dovrebbe restare al Mef. Il capogruppo alla Camera, Francesco D'Uva, ha ottime chance. Praticamente certa la riconferma di Vittorio Zoccano, sottosegretario uscente con delega alla disabilità. Anche Vito Crimi, volto storico del M5s, dovrebbe essere riconfermato sottosegretario con delega all'editoria. Stabili le quotazioni della deputata Lucia Azzolina. I ministri uscenti Giulia Grillo e Barbara Lezzi non accetteranno la retrocessione a sottosegretario. Il M5s dunque è una polveriera pronta a esplodere su una questione tutta programmatica e di alta strategia politica: il più sfrenato poltronismo. Nel mirino di molti parlamentari c'è Luigi Di Maio, accusato, senza giri di parole, di aver completamente abbandonato la guida del partito per dedicarsi solo al suo destino personale e a quello del suo staff. «Visto che ha combinato Giarrusso?», sottolinea un'altra fonte del M5s, «possiamo andare avanti così?». Che ha combinato Mario Giarrusso, vivace senatore del M5s? Ieri ha chiassosamente messo in dubbio il suo «sì» alla fiducia al governo: «Darò la fiducia al governo Conte», ha dichiarato urbi et orbi, «in base alla posizione che avrà il Pd rispetto alle dichiarazioni fatte dal ministro De Micheli o se il ministro stesso chiarirà meglio. Non diamo la fiducia se si inizia subito a martellare l'accordo». Il riferimento di Giarrusso è all'intervista alla Stampa nella quale il ministro ai Trasporti, Paola De Micheli, esclude la revoca delle concessioni autostradali. Il senatore Giarrusso non se la prenderà se riportiamo quanto riferito dalle voci interne al M5s, che collegano la sua «sparata» alla insoddisfazione per il modo in cui i vertici stanno gestendo la partita dei sottosegretari. Anche Giancarlo Cancellieri, leader del M5s siciliano, è scatenato: sperava di diventare ministro, ora si aspetta almeno la poltrona da sottosegretario. Attenzione: questa bagarre che sta divorando dall'interno il M5s potrebbe diventare letale per il governo giallorosso. I numeri al Senato sono già risicati, dunque la strategia dei vertici è quella di rinviare le nomine alla settimana successiva alla prossima, quando ci saranno i voti di fiducia. Sul fronte del Pd, invece, il meccanismo correntizio, tanto vituperato, consente per lo meno di prevedere su chi cadrà la scelta di Nicola Zingaretti quando si tratterà di nominare ministri e sottosegretari. La new entry di giornata è Piero De Luca, deputato, figlio del presidente della Regione Campania, Vincenzo, che potrebbe diventare sottosegretario agli Esteri. Sempre tra i parlamentari dem, salgono le quotazioni dei parlamentari Emanuele Fiano e Lia Quartapelle, mentre restano stabili quelle della renzianissima Anna Ascani. Folta la pattuglia di campani pronti a occupare una poltrona di viceministro o sottosegretario: Gennaro Migliore, Valeria Valente, Camilla Sgambati, Stefano Graziano e Nicola Oddati. Francesco Nicodemo, ex spin doctor di Matteo Renzi, è in pole position per la poltrona di sottosegretario all'Innovazione. Luigi Bobba, piemontese, ex leader delle Acli, potrebbe andare al Lavoro. Il premier Giuseppe Conte in persona dovrà invece convincere Gregorio de Falco, senatore dissidente e poi espulso dal M5s, e il suo collega Saverio De Bonis a votare la fiducia: su entrambi si è abbattuto il veto del M5s, che non li vuole al governo, ma i numeri suggeriscono cautela e responsabilità. Uno dei due potrebbe quindi essere valorizzato con un ruolo da sottosegretario. Infine, Leu: in corsa per una poltrona da sottosegretario le deputate Rossella Muroni e Michela Rostan, ma c'è anche Arturo Scotto, tra i fondatori di Articolo 1. La casella più probabile è quella al Lavoro per Scotto, alle Pari opportunità per la Muroni e la Rostan.
Paolo Gentiloni (Ansa)
L’ex commissario vede l’Ue indietro sull’Ia, ma chi ha spalancato le porte a Pechino?
Ursula von der Leyen (Ansa)
Le sbalorditive parole di Ursula: «Le nostre politiche hanno aiutato Pechino nel solare, nelle batterie, nelle auto elettriche. Adesso rischiamo una nuova dipendenza». È tutta colpa sua e si dovrebbe dimettere. Invece incredibilmente rilancia: «Bisogna accelerare».
Antonio Filosa, ad Stellantis (Ansa)
L’ad Filosa promette ai sindacati 400 assunzioni a Mirafiori che è ai minimi termini. Ancora rinvii su gigafactory e siti in crisi come Cassino. Il manager incolpa l’incertezza delle norme europee. Di Giuseppe (Fdi): premio a Elkann? Cattivo esempio ai giovani.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
I risparmiatori rispondono: il primo giorno di emissione sfiora il record. A questo ritmo lo Stato potrebbe incassare 10 miliardi. La richiesta media è stata di 35.000 euro.






