- Un nuovo studio mostra l’andamento delle temperature in 485 milioni di anni: l’«Homo sapiens» vive nell’era più fresca di sempre L’attuale riscaldamento è un’incognita per la specie. Ma bisogna adattarsi, non ridursi al verde in nome di politiche di dubbia utilità.
- Negli Usa, i dem mollano Biden e bocciano alla Camera i diktat sulle auto a batteria.
Un nuovo studio mostra l’andamento delle temperature in 485 milioni di anni: l’«Homo sapiens» vive nell’era più fresca di sempre L’attuale riscaldamento è un’incognita per la specie. Ma bisogna adattarsi, non ridursi al verde in nome di politiche di dubbia utilità.Negli Usa, i dem mollano Biden e bocciano alla Camera i diktat sulle auto a batteria.Lo speciale contiene due articoli.Nel profluvio di titoli sull’anno, l’estate, il mese, il giorno più caldi di sempre, avreste mai pensato di trovarvi nell’era geologica più fresca da 485 milioni di anni a questa parte?Lo si evince dal grafico appena pubblicato su Science e rielaborato, in una versione di più immediata fruibilità, dal Washington Post. Un team di scienziati ha ricostruito l’andamento delle temperature medie della Terra, comparando i modelli climatici in voga con oltre 150.000 reperti fossili. Chiariamoci subito: questo studio ribadisce il legame tra riscaldamento e aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera; conferma che il pianeta si sta scaldando in modo repentino; e sottolinea che Homo sapiens, comparso circa 300.000 anni fa, quando le temperature medie del globo terracqueo si aggiravano attorno agli 11 gradi Celsius, finora non aveva mai dovuto fare i conti con un ambiente in cui la temperatura media può arrivare fino ai 17. Quel che dovrebbe accadere entro la fine del secolo e che riporterebbe il clima alle condizioni di 5 milioni di anni fa. In sintesi, mentre le varie forme di vita che hanno abitato il mondo, ominidi compresi, sono riuscite a prosperare anche in climi molto più caldi di quello odierno, l’uomo moderno si è evoluto nel periodo in assoluto più freddo. E rimane da capire quale impatto avrà sulla specie il mutamento in corso. Ad esempio, si sa che attorno a 250 milioni di anni fa si verificò la più ampia estinzione di massa. Una recente indagine, di cui abbiamo parlato proprio sulla Verità, ha dimostrato che a causare il brusco innalzamento delle temperature medie terrestri fu, in effetti, la CO2 emessa da una gigantesca eruzione vulcanica. Le concentrazioni di anidride carbonica dell’epoca erano paragonabili ai livelli contemporanei. Il processo, comunque, fu facilitato da un fenomeno climatico noto come El Niño, che all’epoca ebbe una durata eccezionale e che ora, invece, sembrerebbe essere in ritirata: entro fine anno, dovrebbe lasciare spazio al suo inverso, La Niña, che è associata al ripristino della canonica circolazione oceanica e atmosferica. Tradotto: meno eventi meteorologici estremi, stagioni dalle caratteristiche più classiche. In ogni caso, consultando la tabella di Science/Wp, ci si rende conto che, durante la tremenda moria del Permiano, la temperatura media globale schizzò fino a 28 gradi e mezzo. I primi mammiferi fecero poi il loro esordio a circa 24 gradi. Un ambiente nemmeno lontanamente paragonabile a quello di oggi, che per i catastrofisti sta diventando ormai inospitale. Sul Washington Post, Emily Judd, principale autrice del nuovo studio e ricercatrice all’università dell’Arizona, esprime una tesi che merita di essere presa sul serio: «Anche nel peggior scenario», si legge sul quotidiano americano, «il riscaldamento causato dall’uomo non spingerà la Terra al di là dei limiti di abitabilità. Ma creerà condizioni diverse da qualunque cosa che si sia vista nei 300.000 anni in cui la nostra specie è esistita - condizioni che potrebbero provocare devastazioni negli ecosistemi e nelle comunità». È un ragionamento interessante, mentre si contano i danni dell’alluvione in Emilia-Romagna, dove i luoghi sommersi sono gli stessi del 2023. Che sia colpa del governo o della Regione, che sia colpa di chi non ha stanziato i fondi o di chi non ha messo in cantiere le opere, un fatto è palese: la manutenzione del territorio è stata carente, al dissesto idrogeologico non si è nemmeno tentato di porre rimedio. Bisogna domandarsi: dato per assodato che non avverrà un’estinzione di massa, ma ci troveremo a vivere in un contesto ecologico inedito, quale strategia è meglio seguire? Buttare miliardi pubblici e ridurre sul lastrico le classi medie, per adottare politiche green di dubbia efficacia? Oppure investire anche meno denaro di quello che serve a realizzare il maoismo verde dell’Ue, lavorando semmai alla messa in sicurezza delle aree più a rischio? Siamo sicuri che, se il Senio esonda a Bagnacavallo, la risposta sia costringere nonno Nando a passare dalla Panda euro 1 alla Tesla? E obbligare zia Rita a fare il cappotto termico al casolare? Se tutti i nonno Nando e le zia Rita d’Occidente girassero con l’auto elettrica e vivessero in una casa in classe energetica A, forse, nell’arco di decenni, l’incremento delle temperature rallenterebbe. Badate: il riscaldamento non cesserebbe né vi sarebbe un’inversione di tendenza, a meno che non intervenissero fattori indipendenti dall’azione umana. In realtà, il risultato non sarebbe mai scontato: mentre l’Europa e il Nord America diventerebbero ecosostenibili, gli altri Paesi, a partire dalla Cina, continuerebbero a sparare CO2 nell’atmosfera. Dopodiché, se pure raggiungessimo gli ambiziosi obiettivi dell’Accordo di Parigi - mantenere l’aumento delle temperature sotto i 2 gradi - conviveremmo lo stesso con piogge intense alternate a siccità. E allora? Anziché svenarci per niente, faremmo bene a ricordarci qual è uno degli scopi del patto sul clima: imparare ad adattarsi ai cambiamenti. Certo, ciò significherebbe che i politici dovrebbero mettersi ad amministrare. È più facile prendersela con nonno Nando e zia Rita. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/fa-piu-freddo-che-mai-2669250331.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="domani-urso-presenta-la-proposta-per-rinviare-il-passaggio-allelettrico" data-post-id="2669250331" data-published-at="1726996590" data-use-pagination="False"> Domani Urso presenta la proposta per rinviare il passaggio all’elettrico Non passa giorno che non venga demolito, un pochino alla volta, il sogno della sinistra mondiale di sostituire le auto a benzina o diesel con quelle elettriche. Venerdì la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti d’America ha annullato un atto emesso a marzo dall’Envornmental protection agency (Epa) che sostanzialmente introduceva l’obbligo di auto elettriche a partire dal 2032. Il dato rilevante è che della maggioranza dei 215 deputati che hanno approvato il provvedimento fanno parte otto rappresentanti del Partito democratico che si sono uniti alla maggioranza repubblicana. A parole il vicepresidente Kamala Harris, in corsa per la Casa Bianca in opposizione a Donald Trump, si dice non favorevole all’obbligo. Ma di fatto questo regolamento emesso introduce l’obbligo di auto elettrica negli Stati Uniti. Il provvedimento votato dalla Camera, per diventare effettivo, deve essere approvato anche dal Senato e soprattutto non deve essere oggetto del veto che il presidente Joe Biden può esercitare. Ma la decisione ha comunque un effetto politico rilevantissimo e inevitabilmente finirà per impattare sulla corsa per le presidenziali. Gli aspetti che fanno ovviamente imbestialire l’ala più conservatrice e libertaria del Partito repubblicano sono due: il primo è di metodo e il secondo di merito. Quanto al metodo, i repubblicani reputano giustamente inaccettabile che un’agenzia governativa di fatto emani un regolamento che a ogni effetto è una nuova legge. Quest’ultima è una prerogativa del Congresso (composto appunto da Camera e Senato quali organi elettivi). Una pericolosa deriva dirigistica che gli americani hanno sperimentato sulla loro pelle anche durante la pandemia, visto che gli obblighi vaccinali venivano introdotti da regolamenti di apposite agenzie governative e non da leggi del Congresso. Lo schema in questo caso si ripete nuovamente con l’imposizione dell’obbligo di auto elettrica. E qui si arriva al merito.L’Epa, in pieno delirio dirigistico, ha emanato il suo programma che di fronte a un qualsiasi piano quinquennale sovietico farebbe comunque la sua porca figura. Secondo i burocrati, entro il 2032, non meno del 56% dei nuovi veicoli leggeri venduti dovrà essere a batteria e non meno del 13% dovrà essere composto da vetture ibride plug-in. Il leviatano insomma decide cosa dovrà essere venduto e acquistato. Non decideranno i consumatori ma il governo. Anzi ha già deciso un’agenzia del governo. Meno del 30% dei veicoli venduti potrà essere dotato di motore a scoppio. Il piano, oltre a essere folle, è anche irrealizzabile, come evidenziato in un editoriale non firmato del Wall Street Journal e quindi riconducibile al suo editorial board. Le case che vendono Suv dovrebbero vendere entro il 2027 da uno a due veicoli elettrici per ogni vettura dotata di motore a scoppio. Il rapporto sale addirittura a quattro nel 2032. «In otto anni», secondo il quotidiano statunitense, «le vendite di auto elettriche dovrebbero aumentare di 15 volte». Appare ormai chiaro che praticamente tutte le case automobilistiche in tutto il mondo sono entrate in «modalità panico». Non è un problema di prospettiva strategica di qui al 2035, quando l’obbligo sarà vigente e ancora più stringente in Europa, dal momento che la quota delle auto con motore a scoppio prodotte a quella data dovrà essere pari a zero. E non al 30% come negli Stati Uniti. Ma di sopravvivenza a partire dal 2025, quando le emissioni medie delle auto nuove vendute dovranno scendere sotto i 93,6 g/km, con una riduzione del 19% rispetto ai 116g/km in vigore nel 2024 e che le case non riescono già a rispettare. Vendere le auto elettriche serve ad abbassare la media per non pagare multe che si stima avrebbero un impatto esorbitante sulle case automobilistiche. Secondo Luca De Meo di Renault, solo in Ue sarebbero 15 miliardi. Ecco perché stanno tutti suonando l’allarme. E infatti domani il ministro Adolfo Urso presenterà alle parti sociali, recependo le richieste di Confindustria, la sua proposta di riforma della regolamentazione che intende illustrare in sede Ue. L’incubo auto elettrica sta facendo perdere il sonno a tutti. Al di qua e al di là dell’Atlantico.
Maurizio Landini e Elly Schlein (Ansa)
Bombardieri, come la Cisl, dice che non incrocerà le braccia e isola ancor più la Cgil Che ieri non ha firmato un rinnovo di contratto nella Pa: ennesimo dispetto al governo.
L’esecutivo nazionale della Uil, al termine di un vertice convocato ieri, ha approvato all’unanimità la convocazione di una manifestazione nazionale a Roma per sabato 29 novembre. Obiettivo? ottenere modifiche alla manovra economica varata dal governo. Insomma, sì a una manifestazione, no a uno sciopero. Questo significa anche che la Uil non aderirà allo sciopero generale del 12 dicembre convocato dalla Cgil, confermando l’allontanamento tra le due realtà sindacali.
Nelle stesse ore il segretario della Cgil Maurizio Landini si incontrava al Nazareno con Elly Schlein e altri dirigenti del Pd, che in questi giorni stanno incontrando le le parti sociali. Ma che l’azione di Landini sia ispirata politicamente lo dimostra la scelta di convocare uno sciopero in un giorno diverso da quello convocato dall’Usb. Questi ultimi, infatti, che negli ultimi mesi hanno dimostrato di riuscire a portare nelle piazze numeri importanti di manifestanti, ha scelto il 27 e il 28 novembre per l’agitazione indetta non solo da Usb, ma anche Cobas e altre sigle e riguarderà il personale di sanità, scuola, servizi e pubblica amministrazione, ma a rischio ci sono anche i treni e il trasporto aereo.
(Ansa)
Si è svolta a Roma la quarta Giornata del Veterano, durante la quale la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti ha ricordato il ruolo dei militari che hanno riportato traumi nel servizio: «La Difesa non lascia indietro nessuno», ha commentato a margine dell’evento.
Il generale Florigio Lista, direttore dell’Istituto di Scienze Biomediche della Difesa, ha spiegato: «Abbiamo fondato un laboratorio di analisi del movimento e stiamo formando dei chirurghi militari che possano riportare in Italia innovazioni chirurgiche come l’osteointegrazione e la Targeted Muscle Reinnervation».
Il rettore della Scuola Superiore Sant’Anna, Nicola Vitiello, ha evidenziato l’obiettivo dell’iniziativa: «Dare ai veterani gli strumenti per un reinserimento completo all’interno della società e del mondo del lavoro».
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Giorgia Meloni (Ansa)
A beneficiarne è stato soprattutto chi guadagna fino a 15.000 euro (-7%) e fino a 35.000 euro (-4%). Corsa agli emendamenti alla manovra. Leo: «Dall’aumento dell’Irap potremmo escludere automotive e logistica».
Ormai è diventato un mantra, una litania che la sinistra, con il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che fa da apripista, ripete da giorni. È una legge di bilancio che diminuisce le tasse ai «ricchi», che dimentica le classi meno abbienti, una manovra squilibrata a vantaggio di pochi. La risposta del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è che è stata effettuata invece un’operazione di riequilibrio a vantaggio del ceto medio, che nelle precedenti leggi di bilancio era stato sacrificato per concentrare risorse sulle famiglie in maggiore difficoltà. C’è quindi un filo conduttore che segna gli anni del governo Meloni, ovvero la riduzione complessiva del carico fiscale, come annunciato nel programma elettorale, che si realizza per tappe dovendo sempre rispondere ai vincoli di bilancio e agli obiettivi di rientro del deficit concordati con la Ue. Obiettivi che dovrebbero essere raggiunti con il calo del deficit sotto il 3% del Pil, in anticipo sulla tabella di marcia.
Ursula von der Leyen (Ansa)
- La Commissione vuole gli euro-Bond: è pronta a creare un’agenzia d’intelligence al servizio (segreto) della von der Leyen, per rafforzare i poteri limitati di cui l’organizzazione dispone oggi. I funzionari borbottano. La giustificazione? La solita: Putin.
- Coldiretti catechizza gli eurodeputati e annuncia proteste contro il bilancio per la Pac.






