
Anni di martellamento sulle colpe del cambiamento climatico, e ora libri, psichiatri e l’Istat rilevano che nei giovani c’è una patologia creata dalle paure sull’ambiente. Lo scopo? Imporre scelte radicali. Il 6 giugno via al Trilogo sulle case green.«Penitenziagite!», gridava l’orrido monaco poliglotta del Nome della rosa. «Vide quando draco venturus est a rodegarla l’anima tua! La mortz est super nos!». Nel film, il povero Salvatore faceva insospettire il personaggio interpretato da Sean Connery, che fiutava ascendenze dolciniane. In effetti, è in queste atmosfere che si muove il grosso della comunicazione mediatico-politica sul cambiamento climatico, con una particolare pressione messa sui «giovani», contemporaneamente soggetti e oggetti di pulsioni che vanno ricondotte a quello che sono: millenarismi.«Dobbiamo riconoscere che l’impatto che il cambiamento climatico ha sulla salute mentale è molto più forte di quanto siamo orientati a pensare», ha spiegato Claudio Mencacci, co-presidente della Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. «Il climate change, e soprattutto l’incremento delle temperature, è di per sé una condizione che aumenta di circa il 15% i disturbi d’ansia e di panico, in particolare tra i giovani». Questa patologizzazione costante, che mutua linguaggi e stilemi dallo scrigno della gestione politica del Covid (l’emergenza perenne, i rimedi magici per evitare un’apocalisse immanentizzata e senza metafisica, dosi mostruose di moralismo), ha prodotto l’«eco-ansia». Il vocabolo è in voga da tempo, è diventato anche il titolo di un libro di Matteo Innocenti edito l’anno scorso da Erickson («I cambiamenti climatici tra attivismo e paura»). Che l’autore, medico e psicoterapeuta, sia ambasciatore del Patto europeo sul clima per la Commissione europea, può indurre solo i più capziosi a sospettare finalità politiche dell’operazione editoriale. Lo schema è questo: l’eco-ansia è un vero stato di malessere, che però contiene in sé il seme della cura, che passa attraverso un cambiamento del proprio stile di vita. Questo scatto morale nei comportamenti, nelle scelte, nei consumi, nell’orientamento politico-ideologico, produce due effetti: inizia a liberare dal «male» e migliora anche il problema (cioè lo stato comatoso del pianeta) alla radice.Ieri l’Istat ha rincarato la dose: «Sale la preoccupazione per i cambiamenti climatici»; «oltre la metà dei cittadini esprime preoccupazione» e arriva al «69,8%, la quota di quanti fanno abitualmente attenzione a non sprecare energia», ha spiegato l’Istituto di statistica presentando i risultati di una nuova ricerca. Si assiste qui a un altro prodigio degno di nota: mentre su alcuni problemi (immigrazione, sicurezza, eccetera) occorre relegare al giusto posto la percezione del fenomeno, e confinarla tra le solide barriere dei dati di realtà, qui avviene l’esatto contrario: la crescita della preoccupazione è la dimostrazione della gravità dei cambiamenti in atto, e la documentazione chiara delle responsabilità umane. Ma non è il caso di perdersi in sottigliezze: «Penitenziagite! La mortz est super nos».La sola ipotesi che l’Istat - che è stata presieduta da Enrico Giovannini, ex Ocse, attuale portavoce dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibile - sia pregiudizialmente orientata a sottolineare certi messaggi è ovviamente impensabile, così come è evidente che la mossa che spinge Gianfranco Fini a sdoganare gli «attivisti» di Ultima generazione è dettata da un puro afflato ideale, senza alcun calcolo.Però, siccome Fra’ Dolcino e i suoi compari erano anche capaci di comportarsi da figli di buona donna, sarà almeno lecito chiedersi se ci sia una ratio in questo loop forsennato, in cui prima si bombarda per mesi e mesi (scuola, preti, media, politica, istituzioni sovranazionali, pubblicità: tutto) sull’imminente fine del mondo e poi ci si stupisce col volto contrito che i giovani siano in effetti preoccupati per le sorti del pianeta, oggetto di un culto che qualcuno - a ragione - chiamerebbe panteista.Ecco, un’ipotesi di questa leggerissima insistenza sul «Penitenziagite!» è di medio periodo: plasmare generazioni sotto il ricatto di un globo morente per le colpe dei padri ha l’innegabile vantaggio che problemi banali come il lavoro, le condizioni di vita, la riuscita, la stabilità, la ricerca del proprio posto nel mondo, perdano completamente di valore. Un ventenne convinto che per salvarsi la vita debba mettere il cappotto alla casa, guidare elettrico e noleggiare anche il cane è forse lievemente più plasmabile. La seconda ipotesi è più di breve periodo: il 6 giugno si riunisce il Trilogo, assise in cui le tre principali istituzioni comunitarie cercheranno di venirne a una sulla devastante direttiva delle «case green»: uno scherzo da migliaia di miliardi di spesa potenzialmente imposta per legge a milioni di proprietari di immobili nel Vecchio continente.La discussione politica su questi temi cambia o no se l’eco-ansia è riconosciuta come un’emergenza psico-sociale? In attesa della risposta, vale la pena sapere che ieri a Modena i gruppi consiliari di Verdi-Europa verde, Sinistra per Modena e Modena civica, con una mozione a prima firma della consigliera Paola Aime, hanno esortato il Comune a mettere online il cosiddetto «orologio climatico», che scandisce il tempo rimanente per evitare l’aumento della temperatura media globale di 1,5 gradi (attualmente, poco più di sette anni) e punta a sensibilizzare la popolazione inducendo a «comportamenti più sostenibili». Con apprezzabile sobrietà, l’iniziativa è denominata «countdown per la fine del mondo».Vide quando draco venturus est a rodegarla l’anima tua! Penitenziagite!
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.