2025-04-03
Sei critico con l’Ue? È un’aggravante
Il tribunale sottolinea la «gravità particolare» del caso, dovuta alle idee euroscettiche del Rn. Inoltre paventa non meglio precisati «disordini», come se leggesse nel futuro.Il terremoto politico scatenato dalla condanna all’ineleggibilità immediata della leader del Rassemblement national, Marine Le Pen, continua a far tremare le istituzioni francesi. La diretta interessata, ha confermato il ricorso in appello ma anche l’intenzione di adire il Consiglio costituzionale francese e la Corte europea dei diritti umani. Inoltre la sentenza di primo grado lascia senza risposta molti interrogativi. II punto è che l’ineleggibilità, alla quale sono stati condannati la fondatrice e di vari esponenti del Rassemblement national (Rn), rischia di aprire la strada a potenziali sconfinamenti del diritto europeo a scapito di alcuni diritti fondamentali dei cittadini dei 27 Paesi Ue, in primis: quello alla difesa, al giusto processo ma anche la libertà degli elettori di votare il candidato preferito.Andando per ordine, nel testo della sentenza letto lunedì dal presidente del tribunale Bénédicte Giraud de Perthuis de Laillevault, i passaggi più problematici sono quelli che riguardano una presunta minaccia per l’Ue, degli ipotetici rischi per l’ordine pubblico transalpino e quello di recidiva. Nel documento si può leggere che gli imputati, in quanto «rappresentanti dell’istituzione più democratica dell’Unione europea, sono portatori dei valori proclamati nell’articolo 2 del Trattato sull’Unione europea, in particolare del rispetto della democrazia, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto». La formulazione è complessa, innanzitutto perché sembra riconoscere implicitamente che gli altri organi Ue non siano sufficientemente democratici. Inoltre, poche righe dopo, i giudici evocano un «attacco agli interessi dell’Unione europea» che «assume una gravità particolare nella misura in cui viene portato avanti, non senza un certo cinismo ma con determinazione, da un partito politico che rivendica la sua opposizione alle istituzioni europee». Secondo l’avvocato Ghislain Benhessa, che già quattro anni fa aveva analizzato il cosiddetto «stato di diritto europeo», nel libro «Le Totem de l’Etat de droit» (edizioni l’Artilleur) questo passaggio della sentenza è dubbio. Il legale ha spiegato alla Verità che «il giudice francese considera come una circostanza aggravante il fatto che l’Rn sia un partito sovranista, ostile all’Unione europea e a ciò che il giudice stesso esprime, ovvero l’idea che sia ostile ai valori contenuti nei trattati europei e, soprattutto, a uno dei valori cardine: lo Stato di diritto». Per Benhessa c’è però un problema molto semplice «lo Stato di diritto è considerato in mille modi nella Ue», in particolare che «per l’Unione europea lo Stato di diritto indica il primato e l’applicazione integrale del diritto europeo». Parrebbe dunque che la presidente del tribunale, che ha ribadito di aver applicato il diritto e nient’altro che il diritto, in realtà abbia espresso un giudizio di valore sull’orientamento di un partito politico che, come scritto, «rivendica la sua opposizione alle istituzioni europee». E pazienza se, fino a prova contraria e salvo che l’Ue sia diventata un regime alla stregua di quello nordcoreano, sia assolutamente legale non apprezzare gli organismi Ue. Nel testo della sentenza stupisce anche che il collegio presieduto da Giraud de Perthuis de Laillevault ritenga che esistano «il rischio di recidiva, il grave turbamento dell’ordine pubblico democratico che sarebbe causato [...] dal fatto che una persona già condannata in primo grado» per gli atti che sono stati contestati «sia candidata [...] alle elezioni presidenziali, o addirittura eletta». Secondo l’avvocato Benhessa, il tribunale ha ritenuto che Marine Le Pen potrebbe commettere ancora i reati per la quale è stata condannata. «In sostanza» spiega il legale «significa che non avrebbe imparato la lezione, e che potrebbe ricominciare domani. Tuttavia, il problema, enorme e di fatto incontestabile, è che lei non è più una deputata europea. Questo significa che non può incorrere in una recidiva perché non può più impiegare dei fondi europei».Altro rischio evocato dai giudici per giustificare la condanna all’ineleggibilità di Le Pen è quello di disordini. Come interpretare questo timore? Forse i magistrati hanno iniziato a praticare una specie di giustizia predittiva, un po’ come accadeva nel film «Minority report»? Oppure i giudici sanno che, qualcuno in Francia, stia preparando delle sommosse in caso una candidata (e magari una vincitrice) targata Rn partecipi alle prossime presidenziali? Sarebbe estremamente grave. Per l’avvocato Benhessa «possono accadere tantissime cose senza che sia possibile prevedere con certezza l’impatto sul processo elettorale dovuto alla presenza o meno di Marine Le Pen. Sarebbe come consultare la sfera di cristallo».Intanto la Corte d’appello parigina ha reso noto ieri di prevedere un processo di secondo grado che si dovrebbe concludere con «una decisione nell’estate 2026». Nel caso fosse favorevole a Le Pen, questa avrebbe la possibilità di candidarsi alle presidenziali 2027. Per domenica è prevista una manifestazione a sostegno dalle condannata. Per il presidente Rn, Jordan Bardella, non si tratterà di un «atto di forza».
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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