2021-02-20
Europa e Biden compatti. Avanza il fronte che resiste ai ricatti di Facebook
Mark Zukerberg (Getty images)
Mark Zukerberg ha oscurato i media dell'Australia per la richiesta di pagare i contenuti. Ora si aggiunge il Canada. La Ue parla con gli Usa: «Imporre limiti alle big tech» Si allarga il fronte anti Facebook. Anche il Canada ha promesso di far pagare al colosso fondato da Mark Zuckerberg i contenuti delle notizie, cercando alleati nella battaglia mediatica con i giganti della tecnologia e promettendo di non fare marcia indietro se la piattaforma di social media interromperà le notizie del paese come ha fatto in Australia. Il ministro del Patrimonio canadese, Steven Guilbeault, ha definito le azioni del gruppo altamente irresponsabili, e ha affermato che il suo governo porterà avanti una legislazione affinché vi sia un sistema equo nel rapporto tra i media e le società tecnologiche. La tensione tra il social network e Canberra, intanto, resta alta: Zuckerberg ha avuto un nuovo colloquio con il governo australiano del disegno di legge che cerca di costringere i bigh tech a pagare i media per la ripresa dei loro contenuti. Il primo ministro Scott Morrison ha insistito sul fatto che il suo paese non intende piegarsi alle «minacce». A partire da giovedì scorso infatti, gli australiani non possono più pubblicare link ad articoli di notizie o visitare le pagine Facebook dei media australiani, che non possono più condividere i loro contenuti sul social. Il ministro delle Finanze australiano Josh Frydenberg ha detto di aver parlato con Zuckerberg e che i negoziati continueranno questo fine settimana: «Abbiamo discusso le questioni in sospeso e abbiamo concordato che i nostri rispettivi team le affronteranno immediatamente». La proposta australiana, che è in fase di approvazione, potrebbe dunque spingere altri paesi a seguirne l'esempio innescando una trasformazione globale che rivoluzionerebbe le relazioni tra i giganti della Silicon Valley e i media tradizionali. Non a caso il ministro canadese ha detto di aver incontrato la scorsa settimana le sue controparti australiane, finlandesi, tedesche e francesi per lavorare insieme sulla questione. Anche nel Regno Unito, Julian Knight, il legislatore che presiede il comitato digitale, cultura, media e sport, ha twittato che la mossa di Zuckerberg è stata profondamente irresponsabile. Nel tweet si legge inoltre che il blocco delle notizie mette in discussione l'impegno di Facebook ad essere un buon cittadino globale.La mossa di Zuckerberg avviene inoltre mentre Google ha scelto di seguire una strada diversa con una posizione assai più morbida nei rapporti con gli editori: il colosso di Mountain View ha stretto un accordo globale con il più potente editore australiano, Rupert Murdoch e la sua News Corp. Google ha accettato di pagare «somme significative» in cambio dei contenuti giornalistici, non solo in Australia: l'accordo triennale include il Wall Street Journal e il New York Post negli Stati Uniti e i The Times e The Sun in Gran Bretagna. E un'intesa simile potrebbe essere trovata presto anche in Italia. Non solo. Negli Stati Uniti il nuovo governo di Joe Biden sta pensando a una riforma dell'Antitrust americano che consentirebbe di smantellare Facebook, costringendola a vendere Instagram e WhatsApp. La Casa Bianca vorrebbe inoltre abrogare la sezione 230, una vecchia legge statunitense che mette al riparo i social network dai contenuti pubblicati dai loro utenti. Biden ha già una sponda dall'altra parte dell'Atlantico. La presidente dell'Unione europea Ursula von der Leyen proprio ieri ha, infatti, dichiarato che «Europa e Stati Uniti dovrebbero unirsi nel concordare un nuovo quadro per il mercato digitale, limitando il potere delle grandi aziende tecnologiche». Alla fine dello scorso anno la Commissione ha lanciato il Digital Services Act perché, ha aggiunto la Von der Leyen, «imporre limiti democratici al potere incontrollato delle Big Tech non fermerà la violenza politica, ma è un passo importante. Vogliamo essere certi che ciò che è illegale offline, sia illegale anche online. Non possiamo lasciare il potere di decidere alle compagnie della Silicon Valley e l'ultima decisione di Facebook in Australia è un'altra prova di questo. Insieme ai nostri amici americani a possiamo creare un'economia digitale valida per tutto il mondo con una serie di regole basate sui nostri valori».Nel frattempo, dalla galassia Zuckerberg arrivano novità per la controllata Whatsapp. «Abbiamo intenzione di implementare nuove funzioni, del tutto facoltative, per chattare e fare acquisti con le aziende sulla piattaforma. I messaggi personali saranno sempre protetti dalla crittografia end-to-end, pertanto Whatsapp non potrà mai né leggerli né ascoltarli», hanno scritto in un blog i vertici della società che conferma l'intenzione di introdurre nuove opzioni per gli utenti dell'app, prima annunciate per l'8 febbraio e poi rinviate di tre mesi a seguito di numerose polemiche in rete. Nel post, la società spiega come riesce a offrire Whatsapp gratuitamente: «Addebitiamo alle aziende i costi per fornire assistenza clienti su Whatsapp, mentre per le persone il servizio è totalmente gratuito». Alcune funzioni relative agli acquisti sono integrate con Facebook, per consentire alle aziende di gestire il proprio catalogo tra le diverse applicazioni.