2018-10-06
Euroburocrati compatti all’attacco «Salvini raccoglierà le macerie»
Jean-Claude Juncker frontale contro il vicepremier, prevedendo sciagure per l'Italia, così come l'ex numero due della Bce che parla apertamente di default. Per Pierre Moscovici l'Ue è a un bivio. In realtà, ha solo paura di perdere potere.Si fa sempre più violento, anche dal punto di vista dell'intensità verbale, l'attacco delle istituzioni europee al nostro Paese. Nella giornata di ieri è andato in scena l'ennesimo capitalo dello scontro tra il nostro vicepremier, Matteo Salvini, e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Dal villaggio Coldiretti ieri Salvini ha dichiarato che «l'Europa ha detto sì a manovre economiche che hanno impoverito e precarizzato l'Italia negli ultimi anni. Non mi alzo la mattina», ha proseguito il leader della Lega, «pensando al giudizio che di me, del governo e dell'Italia hanno persone come Juncker e Moscovici che hanno rovinato l'Europa e il nostro Paese. Quindi dicano quello che credono, noi andiamo avanti dritti e sereni». Non c'è voluto molto per una replica ruvida: «Spero che Matteo Salvini non finisca mai nella situazione di dover raccogliere un mucchio di macerie», ha replicato sibillino l'ex premier lussemburghese. Affermazioni durissime, che hanno scatenato un altrettanto severa reazione da parte del leader leghista: «Incredibili e inaccettabili gli insulti e le minacce che ogni giorno arrivano da Bruxelles e dai burocrati europei», ha scritto Salvini sui social network. «Le uniche macerie che dovrò raccogliere sono quelle del bel sogno europeo, distrutto da gente come Juncker; sarò felice di ricostruire una nuova Europa con il voto popolare di maggio, io lavoro solo e soltanto per il bene ed il futuro del popolo italiano».Ormai è sempre più chiaro che dietro all'attacco sui conti pubblici e sulla decisione di portare il rapporto deficit/Pil al 2,4% ci sono precise motivazioni politiche. Lo si capisce bene dalle dichiarazioni rilasciate dal commissario europeo agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici, in un'intervista al quotidiano francese Le Monde: «Il partito socialista non ha misurato la sfida esistenziale a cui deve fare fronte l'Europa», ha affermato il commissario. «Per la prima volta nella sua storia, la sua esistenza è minacciata: può implodere o essere sovvertita da responsabili di estrema destra, Matteo Salvini, Marine Le Pen o Viktor Orbán». Dichiarazioni che fanno trapelare la paura crescente che aleggia nel quartier generale della formazione politica che - insieme al Ppe - tiene sotto controllo di fatto tutte le istituzioni europee. Il timore è quello che la «cosa populista» di Salvini sostituisca i socialisti in un'alleanza con i popolari europei, scalzandoli in questo modo dalle stanze dei bottoni. «L'Europa è a un bivio», ha scritto Moscovici sul suo blog, «se non facciamo niente, gli Orbán, i Salvini, i Kaczyinski, i Le Pen disegneranno un'Europa dove la giustizia e la stampa saranno sotto controllo, gli stranieri stigmatizzati, le minoranze minacciate». Ma anche se il vero obiettivo non sembra che la mera conservazione del potere a livello di istituzioni europee, affinché l'operazione di discredito sia credibile occorre che venga supportata da voci autorevoli. Sono passate poche decine di ore dalla pubblicazione della nota di aggiornamento al Def ma l'Economist parla già di Italia «vicina al precipizio». In un editoriale pubblicato ieri, il settimanale britannico mette in luce tutti quelli che reputa limiti della «preoccupante» legge di bilancio italiana. Con questa manovra (definita «schiaffo in faccia alla Commissione europea») «la politica potrebbe spingere il Paese ancora più vicino alla soglia del default. Gli investitori», si legge più avanti, «potrebbero ancora non essere pronti ad abbandonare i titoli italiani, anche perché la Banca centrale europea farà il possibile per salvare l'euro». «Tuttavia», conclude l'Economist, «con la sua volontà di fare deficit eccessivo e il rifiuto di affrontare la realtà, il governo sta mettendo a dura prova la loro pazienza».Analogamente a quanto accaduto in passato, un ruolo importante nelle prossime settimane potrebbe giocarlo proprio la Bce. La visita in gran segreto di Mario Draghi al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è una prova tangibile della volontà di Francoforte di influire sui destini della manovra italiana. Ma c'è dell'altro. Durante una conferenza tenutasi alla London school of economics, l'ex vicepresidente della Bce Mario Constâncio ha tenuto una dura requisitoria nei confronti di Roma: «Paesi come l'Italia e la Grecia sbagliano ad attribuire ai problemi strutturali dell'euro la responsabilità dei loro problemi di debito: dovrebbero invece promuovere riforme economiche strutturali», ha affermato il banchiere. «La vulnerabilità degli Stati membri maggiormente colpiti dalla crisi, compresa l'Italia, consiste in problemi economici quali deficit strutturale e un elevato debito pubblico. Inoltre», ha aggiunto, «nel caso dell'Italia occorre ripagare quanto prima il debito pubblico, che ammonta attualmente a circa il 132% del Pil, altrimenti subentra un concreto rischio di default». Un voltafaccia drastico, quello di Constâncio, che solo nel 2013 durante un discorso pronunciato ad Atene negava la correlazione tra rispetto del patto di stabilità e andamento dello spread, affermando che «per avere una spiegazione più accurata delle cause della crisi, dobbiamo guardare non solo alle politiche fiscali: gli squilibri si sono originati per lo più nella crescente spesa del settore privato, finanziata dal settore bancario dei paesi debitori e creditori». Chissà cosa mai gli avrà fatto cambiare idea nel frattempo.